Abiti usati, Antitrust multa Ama Roma

L’Antitrust ha sanzionato Ama Roma, l’Azienda municipale ambiente, per la modalità – a suo dire ingannevole – di raccolta degli indumenti usati. Secondo l’Autorità, l’azienda faceva credere che gli abiti raccolti (10.780 tonnellate nel 2014) nei cassonetti gialli (1800 nel 2014) erano destinati a gesti di solidarietà invece l’attività aveva fini commerciali. A finire nel mirino dell’Antitrust – con una multa complessiva di 210 mila euro – anche i consorzi Sol.co. e Bastiani, affidatari del servizio, che hanno apposto sui cassonetti stradali di loro proprietà diciture ingannevoli quali “i materiali in buono stato saranno recuperati come indumenti”, “grazie per il vostro aiuto”, aiutaci ad aiutare”, idonei ad alterare il comportamento economico del consumatore.

La raccolta degli abiti usati era finita nel mirino di due inchieste giornalistiche di “Di Martedì” e di “Repubblica.it” che avevano avanzato gli stessi sospetti confermati dall’Antitrust. Da ultima, anche l’inchiesta Mafia Capitale ha aiutato a portare alla luce le contraddizioni della gestione degli abiti usati: nel giugno scorso il presidente della Sol.co, Mario Monge, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Mafia capitale. Nel mirino dei pm di Roma sono infatti finiti, insieme alla gestione dei migranti e agli appalti per il verde pubblico, anche presunti illeciti proprio nella raccolta di abiti usati.

A seguito dell’avvio del procedimento dell’Antitrust, le parti sono intervenute per rimuovere i claims ingannevoli dai contenitori gialli. Ama, in particolare, ha implementato una sezione del sito in cui vengono evidenziati i dati relativi ai soggetti che effettuano la raccolta di indumenti usati e soprattutto la circostanza che tale attività si svolge per finalità commerciali e non benefiche.

In un comunicato ufficiale Ama fa sapere: “Abbiamo già chiarito alla autorità che sono state messe in atto tutte le azioni volte a sollecitare i fornitori del servizio a provvedere alla collocazione di adesivi informativi. Ciò è avvenuto ben prima dell’avvio del procedimento dell’Antitrust”.