Un paese in cui vincono tutte le lobby (tranne una)

Parola d’ordine: #NoCastaDay. L’economia italiana cresce troppo lentament, l’elevato tasso di disoccupazione giovanile, l’assenza di nuove opportunità e le barriere poste alla libera concorrenza hanno determinato il blocco dell’ascensore sociale. Anche per l’eccessivo peso di lobby e corporazioni.

Per questo un insieme di associazioni di professionisti e consumatori ha lanciato per il prossimo 8 settembre, in occasione (e non a caso) della ripresa del cammino in Parlamento del ddl concorrenza, una giornata nazionale di protesta “contro lo strapotere di lobby e corporazioni”.

La giornata di protesta sul web è stata promossa da associazioni di professionisti come il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane, centri studi e istituti indipendenti di economia come Reformig.it e Gli Immoderati, associazioni di consumatori come il Movimento Difesa del Cittadino.

Ma di fronte al grande potere delle lobby che peso ha quella dei consumatori, che non a torto potrebbe essere considerata la più pesante e che invece di peso ne ha davvero poco?

Pubblichiamo l’editoriale di questo numero di Test che fa il punto proprio su questa questione.

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LE DEBOLEZZE DEI CONSUMATORI

Hanno ragione Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, quando scrivono – lo hanno fatto in un editoriale sul Corriere della sera un mese fa – che l’Italia è un paese bloccato dalle lobby e questo governo (anche questo governo, aggiungiamo noi) non ha la forza né la voglia di mettere la faccia su decisioni che possano scontentarle.

Hanno ragione quando esaminano (dimenticando, chissà poi perché, il peso della lobby assicurativa che proprio sul Corriere si è fatta sentire e molto) i punti deboli del disegno di legge Concorrenza, quello che nelle intenzioni del governo avrebbe dovuto portare una ventata di aria nuova ad agosto ma è da prima stato annacquato, poi rimandato a settembre. E chissà come uscirà fuori dal lifting parlamentare…
Vincono, fino ad ora, i notai che al contrario delle intenzioni manifeste dell’articolato, rimangono indispensabili per i passaggi di proprietà anche di piccoli immobili a uso non abitativo. Vincono i sindacati e i gestori dei fondi pensione (in parte si tratta delle stesse entità), visto che è stata stralciata la portabilità dei fondi.

Vincono i grandi della telefonia che non vedono minacciata la pratica di imporre a chi voglia abbandonarli una penale, seppure mascherata come “spesa di disattivazione”. A loro è richiesto il “pannicello caldo” della trasparenza: debbono solo comunicarla prima, null’altro.

Vincono – e alla grande – i big del settore energetico. Quelli che, alla faccia della concorrenza, provano a venderci i loro contratti di energia e gas sul mercato libero e di fronte alle legittime perplessità di chi non li trova convenienti (e infatti non lo sono), ce li rifilano con l’inganno. Per loro il ddl Concorrenza invece di spingerli a diventare competitivi e meno costosi dell’alternativa, prende una posizione tranchant: elimina l’alternativa, cancellando dal 2018 il mercato tutelato.

Un po’ meno scontate, invece, due vittorie che pure ci interesserebbero. Quella della liberalizzazione dei farmaci della fascia C (che da anni le parafarmacie chiedono di poter vendere) è sotto il fuoco crescente di Federfarma. Il rischio che sulla strada dell’apertura alla vendita scontata dei farmaci con ricetta (ma a nostro carico) cali più di un ostacolo è più che mai reale.
L’altro punto del ddl Concorrenza su cui non scommetteremmo è la già citata norma sulla Rc-auto. Qui l’Ania, l’associazione delle compagnie, punta ad annacquare gli sconti per chi installa le scatole nere, a imporre le carrozzerie convenzionate a chi deve riparare un danno subito e, soprattutto, a limitare i risarcimenti a chi subisce lesioni gravi da un incidente. Indovinate con quale leitmotiv? “Così i costi per i cittadini aumenteranno”. Se lo dice chi ha realizzato oltre sei miliardi di profitti negli ultimi tre anni sul ramo Rc-auto, c’è da credergli.

Una certezza l’abbiamo. A perdere è la lobby più consistente e più silenziosa: quella dei consumatori. A loro rimarrà ben poco, a parte le promesse. Forse neppure quell’arma che un po’ a sorpresa poteva assicurare la soddisfazione in caso di torto subito: una class action più snella ed efficace che, probabilmente per un attimo di disattenzione delle imprese, è passata all’unanimità alla Camera. Una défaillance di Confindustria, prontamente corretta dalle parole al vetriolo del presidente Squinzi che ha posto ben seri paletti prima dell’esame al Senato. Semmai ci sarà…

Insomma vincono tutti, tranne i consumatori, che pure sarebbero tanti di più dei notai, dei farmacisti, degli assicuratori… E invece sono infinitamente più deboli, frammentati e isolati.