Cruelty free? Si, grazie. Ecco le aziende amiche degli animali

Per chi ha a cuore gli animali e il loro benessere, il “cruelty free è molto più che una scelta ideologica. E’ una vera e propria filosofia di vita che si declina in tanti settori: dalle linee cosmetiche, per fare un esempio più popolare, fino al cibo in scatola per gli animali domestici, di cui ci occupiamo nel numero de il Test in edicola dal 23 giugno e acquistabile nel nostro negozio online.

In entrambi i casi il concetto non cambia: le scelte dei consumatori – e di proprietari di pets – si orientano verso aziende attente al benessere animale. Nel settore cosmetico, queste aziende sono quelle che non testano i loro prodotti sugli animali. Idem per il settore del pet food: le aziende “senza crudeltà” sono quelle che non utilizzano colonie di cani e gatti per le loro prove di appetibilità. Si avete capito bene: esistono grandi aziende che detengono animali in gabbia e li utilizzano solo per capire quanto la crocchetta che hanno formulato possa o meno avere successo sul mercato. Non si tratta di pratiche particolarmente cruente, ma per chi ama gli animali tanto da spendere fior di quattrini per alimentarli (il giro d’affari del pet food vale 900 milioni di euro) destinare cani e gatti ad una vita in gabbia non è eticamente accettabile.

Se nel settore cosmetico le aziende “buone” sono riconoscibili da un logo (foto in alto) nel pet food dobbiamo, per ora, affidarci alla nostra capacità di ricordare i marchi “cruelty free”. L’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animale, ha censito il mercato definendo due liste: quella negativa, da boicottare, e quella positiva fatta di aziende che utilizzano metodi alternativi per le loro prove di appetibilità, ad esempio facendosi aiutare da padroni consenzienti. A voi la scelta!

Le due liste dell’Oipa sono disponibili a questo link