Immaginate se due alimentari su due lati opposti della stessa strada si facessero guerra di prezzi di giorno e la sera si mettessero d’accordo per comprare i prodotti insieme dagli stessi fornitori. Suona strano, vero? Eppure è quello che succede in molti casi con le catene di grande distribuzione in Europa. Tanto che l’antitrust francese ha imposto a una di queste centrali d’acquisto di cambiare le regole per non costituire un ostacolo alla libera concorrenza.
Il 92% delle centrali d’acquisto in mano a 4 gruppi d’acquisto
Come riporta il magazine francese Que Choisir, oltralpe da sole quattro centrali per gli acquisti rappresentano oggi il 92% del mercato della grande distribuzione. Le Gdo uniscono le forze nelle centrali di acquisto per procurarsi insieme alcuni dei loro articoli, principalmente prodotti alimentari a marchio del distributore e, in misura minore, quelli a marchio dei produttori nonché articoli non food come alcuni prodotti per l’igiene e le lampadine. Una di queste centrali, Horizon, creata nel 2018, riunisce in Francia Auchan, Casino, Metro e Schiever e rappresenta più del 20% del mercato della grande distribuzione. L’Antitrust francese gli ha chiesto modifiche al campo di applicazione dell’accordo per limitare rischi di limitazioni al libero mercato. In Francia, anche Carrefour e Tesco hanno creato la centrale dell’Alleanza, anch’essa sotto esame da parte dell’Autorità. Infine, Carrefour, Système U e Cora lavorano insieme all’interno della centrale di Envergure. Oltre a queste quattro centrali che formano un vero e proprio oligopolio (92% del mercato), gli hard discount Lidl e Aldi occupano il resto degli spazi rimasti vuoti.
Perché l’Antitrust ritiene legali gli accordi
Joël Tozzi, vicedirettore generale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato spiega a QueChoisir, che questi gruppi, anche se molto potenti, sono legali perché “è l’abuso di posizione dominante, l’abuso di dipendenza economica” dei fornitori verso il loro acquirente e “gli accordi, in particolare sui prezzi, che sono vietati”, non questi fusioni nell’acquisto. Sta di fatto che una pressione così forte da parte dei distributori rischia di squilibrare ulteriormente il potere contrattuale dei fornitori, che come sappiamo in Italia spesso finiscono per soccombere e scatenare una reazione a catena che si riversa sulle spalle dei braccianti.
“Prezzi più bassi per i consumatori”
E d’altra parte, secondo L’Autorité de la concurrence “è probabile che questi contratti di acquisto generino guadagni di efficienza, ad esempio abbassando il prezzo di vendita dei prodotti”, grazie alle economie di scala nella logistica, o anche da prezzi migliori ottenuti dai marchi dai loro fornitori attraverso acquisti all’ingrosso. Insomma, il primo ad averne un vantaggio sarebbe il consumatore che grazie a questi gruppi riuscirebbe a spuntare prezzi migliori, sempre dando per assunto che il margine non finisca in dividendi invece che in sconti a valle.
Il rischio di ridurre l’offerta e gli impegni presi
L’autorità francese rimarca anche altri rischi anticoncorrenziali che finiscono col danneggiare chi compra, come quello di limitare la varietà o la qualità dell’offerta proposta ai consumatori, e ”omogeneizzare da una grande superficie all’altra”. Per evitare questi effetti, l’Antitrust francese ha chiesto ai distributori riuniti nel centro Horizon di escludere diversi prodotti a marchio da questo tipo di acquisto: latte alla spina, uova, alcuni salumi (prosciutto cotto, pancetta, ecc.), sidro. Oltre a 27 dei 300 prodotti “trasformati”: pesce in scatola (creme spalmabili, insalate, ecc.), carni (paté, rillettes, salsicce, foie gras, prodotti biologici, ecc.), pesce impanato congelato, carni e pollame congelati (ciambelle, hamburger, ecc.), aperitivi, digestivi. Inoltre viene chiesta la limitazione dell’accordo alla quota di mercato del 15% per 12 prodotti base: caffè, cicoria, acqua, pepe, sale, cibo per cani.
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La fusione tra Carrefour e Tesco
Intanto l’Antitrust francese sta valutando la fusione tra Carrefour e Tesco il colosso francese e quello inglese hanno già proposto di escludere dall’accordo diversi tipi di frutta e verdura (agrumi, zucchine, kiwi, meloni, uva, pesche, nettarine…), nonché agnello e piante e fiori da interno francesi ed europei. Per altri prodotti (cotone, formaggio blu, pasta, formaggio cheddar, pomodori in scatola, ecc.) l’accordo sarebbe limitato al 15% del loro mercato.
Le centrali d’acquisto italiane
E in Italia, come funziona il sistema delle centrali d’acquisto? Le maggiori Gdo presenti nel nostro paese fanno parte sia di centrali nazionali che di centrali europee. In particolare, le centrali d’acquisto italiane più importanti sono:
- Centrale Italiana che raggruppa Coop e Sigma,
- Sma / Auchan che raggruppa Auchan/Sma, Crai, Sisa, Coralis, Citre.
- Carrefour Italia che raggruppa Carrefour Iper, Express, Market, Franchising.
- Conad-Unes che raggruppa Conad, Unes, Finiper.
- ESD Italia che raggruppa Selex Commerciale, Agorà, Sun, Aspiag.
- AICUBE che raggruppa Vegè, Gruppo Pam, Despar Italia, Decò.
Le Gdo italiane in Europa
Mentre a livello nazionale la Centrale Italiana agisce da player principale, a livello europeeo è superata in grandezza da oltre dieci altre centrali. Il leader è la EMD, di cui fa parte ESD Italia, che raggruppa Selex Commerciale, Agorà, Sun, Aspiag. Segue Coopernic, che include Conad, e il gruppo Leclerc tra gli altri. Con Carrefour Europe, il marchio francese ha la sua centrale europea.