“Quanto mi è arrivata la telefonata e ho sentito che chiedevano le generalità ho pensato fosse finalmente il momento di conoscere l’esito del nostro tampone, dopo 16 giorni di quarantena. E invece, era un addetto dell’Ama per avvertirmi che domani passeranno per ritirare l’immondizia, dato che noi siamo per legge impossibilitati a uscire”. Il tono di Giovanni, nostro lettore romano attualmente in auto-isolamento, perché convivente di un positivo Covid, è venato di rabbia. “In casa c’è anche un bambino piccolo che ha bisogno del cambio pannolino più volte al giorno. Almeno ogni due giorni dobbiamo trovare qualcuno che ci venga a prendere la spazzatura fuori dalla porta per non morire di puzza. Altro che Ama, se non ci fossero dei vicini adorabili che fanno le veci della municipalizzata, dopo una settimana con tutta la spazzatura in casa, ci vorrebbero i vigili del fuoco per aprire la casa con l’ascia”. Giovanni scherza, ma la sua è una battuta amara.
La rabbia di Giovanni non è isolata. Le storie di Roberta e Michela
“Ci siamo sentiti abbandonati, siamo in tre chiusi in casa 24 ore su 24, facciamo tutti i pasti qui. Anche se non ci fosse un bambino, come pensano l’azienda municipalizzata e il Comune, che avremmo potuto resistere oltre due settimane senza buttare l’immondizia?”. E il caso di Giovanni non è isolato. Roberta, anche lei in isolamento a Roma racconta: “Da me in tre settimane di quarantena sono passati a raccogliere la spazzatura una sola volta, dopo 10 giorni”. Anche Michela, che vive vicino Roberta, in isolamento da 18 giorni si lamenta: “Io dopo qualche giorno ho chiamato un numero verde di assistenza a chi è in quarantena, per chiedere un po’ di aiuto, soprattutto il ritiro dell’immondizia e mi è stato risposto che non sarebbero passati, e che toccava che uscivo di notte a buttarla da sola, nonostante fossi positiva, perché ‘me l’ero cercata, e ora cosa pretendevo?'”.