Se il settore vitivinicolo resta in Italia quello in cui maggiore nel 2019 è stato il numero di frodi scoperte e segnalate, lo scorso anno il Prosecco ha confermato il tutto sommato non invidiabile titolo di prodotto made in Italy più falsificato al mondo. A raccontarlo sono i numeri del report 2019 dell’attività svolta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della Repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole e forestali, la principale autorità italiana antifrode nell’agroalimentare e ai vertici mondiali per numero di controlli in settori come i vino, l’olio, il bio e i formaggi. Numeri e scenari che raccontiamo, insieme all’inchiesta sul falso Prosecco, nel numero di aprile del Salvagente ancora in edicola.
I dati della contraffazione
Se l’Italia è leader assoluto nel campo delle eccellenze agroalimentari, con 861 prodotti agroalimentari riconosciuti dalla Ue, i prodotti made in Italy sono costantemente sotto attacco per l’utilizzo illecito delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette nei settori del food e wine. Tanto nel nostro paese quanto all’estero
E i dati 2019 dell’Icqrf dimostrano ancora una volta come il settore vitivinicolo sia quello a maggior rischio frodi e di conseguenza quello su cui maggiormente si è concentrata l’attenzione dell’ispettorato. Degli oltre 55.000 controlli messi in campo, infatti, oltre il 30% hanno riguardato il mondo del vino (18.179 controlli complessivi), praticamente il triplo di quelli che hanno interessato il settore oleario (6.875 controlli) e il lattiero-caseario (5.434). E delle 395 notizie di reato totali raccolte dall’ispettorato nel 2019, ben 201 sono state proprio quelle provenienti dal settore enologico, mentre delle 4.466 contestazioni amministrative elevate, 2.138 hanno riguardato il mondo del vino, e dei 585 sequestri messi a segno, ben 298 sono a danno di cantine e operatori della filiera. Impressionante anche il dato relativo ai sequestri nel settore vitivinicolo, con 60.142 tonnellate di prodotti enologici bloccati dalla magistratura su un totale di 71.955 totali, per un valore di 278 milioni di euro a fronte di un totale di 301 milioni.
Falsi Dop e zucchero aggiunto
Fra le principali irregolarità segnalate nel settore la commercializzazione fraudolenta di vini Dop e Igp non conformi ai requisiti stabiliti dai disciplinari, la sofisticazione di prodotti vitivinicoli per annacquamento o zuccheraggio, la detenzione di prodotti vitivinicoli “in nero” non giustificati dalla documentazione ufficiale di cantina, la produzione di vini e mosti con titolo alcolometrico non conforme al dichiarato o ai limiti di legge e infine la realizzazione di prodotti vitivinicoli dichiarati da agricoltura biologica ma rilevati all’analisi contenere residui di prodotti fitosanitari.
Molto intensa anche l’attività condotta dall’Icqrf all’estero e sul web in collaborazione con i tre principali mercati virtuali on line (Alibaba, Amazon ed eBay): 3.276 gli interventi operati fra il 2015 e il 2019, 513 dei quali solo nell’ultimo anno, che hanno riguardato nel’88% dei casi i prodotti alimentari. E il Prosecco si è confermato assoluto primatista per frodi commesse all’estero e sulla rete: ben 989 controlli effettuati negli ultimi cinque anni, infatti, hanno avuto per oggetto il più famoso degli spumanti italiani, 437 il Parmigiano Reggiano, 283 i famosi wine kit, 183 il Prosciutto di Parma e 176 l’Amarone della Valpolicella. Tra i vini più colpiti dalle frodi on line anche l’Asti, il Montepulciano d’Abruzzo, il Nero d’Avola, il Barolo ed il Chianti.
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