La Corte d’Appello di Torino ha confermato che esiste un nesso tra l’uso scorretto del cellulare e l’insorgenza di alcune tipologie di tumore. Il giudice di secondo grado ha dato ragione al Tribunale di Ivrea che nel 2017 aveva condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale a Roberto Romeo, 57 anni, dipendente di una grande azienda, cui era stato diagnosticato il tumore dopo che per 15 anni aveva usato il cellulare per più di tre ore al giorno.
In primo grado il giudice Luca Fadda aveva riconosciuto che il tumore, benigno ma invalidante, contratto dall’uomo è stato causato dall’uso scorretto del cellulare. “Speriamo che la sentenza spinga a una campagna di sensibilizzazione, che in Italia non c’è ancora”, afferma l’avvocato Stefano Bertone. “Come studio – aggiunge – abbiamo aperto il sito neurinomi.info, dove gli utenti possono trovare anche consigli sull’utilizzo corretto del telefonino”. “Non voglio demonizzare l’uso del telefonino, ma credo sia necessario farne un uso consapevole”, afferma Romeo.
Appena lo scorso agosto una meta-analisi degli studi condotti dal 1997 al 2017 era arrivata alla rassicurante conclusione che non ci sono prove scientifiche sul legame tra utilizzo prolungato degli smartphone e l’incremento del rischio di sviluppare tumori maligni o benigni nelle aree più esposte alle redazioni durante le chiamate vocali. L’Istituto superiore di sanità aveva pubblicato il nuovo rapporto Isistan ‘Esposizione a radiofrequenze e tumori’ che giunge a conclusioni opposte rispetto a quelle cui è giunto solo un anno fa l’istituto Ramazzini.
I ricercatori partivano da una premessa: “Rispetto alle evidenze disponibili al momento della valutazione della Iarc (nel 2011 ha classificato le radio frequenze come possibili cancerogeni), le stime di rischio per l’uso prolungato del cellulare considerate in questa meta-analisi sono più numerose e più precise, perché basate su un maggior numero di casi esposti. Inoltre, le analisi più recenti dei trend d’incidenza dei tumori cerebrali coprono un periodo di quasi 30 anni dall’introduzione dei telefoni mobili”.