La Francia ha approvato il contestato decreto che fissa le distanze minime tra le abitazioni e i campi dove vengono utilizzati i pesticidi. Cinque metri per le colture basse, come verdure e cereali. E dieci metri per quelle più alte, come frutteti e vigne. Distanze giudicate troppo esigue da parte delle associazioni ambientaliste. Générations Futures è la ong che più si è battuta affinché il governo approvasse una legge in grado di tutelare davvero i cittadini e, di fronte al contenuto del provvedimento, non può non denunciare “la totale mancanza di ambizione di questi testi che non cambierà nulla sul campo e non proteggerà in alcun modo gli abitanti delle aree di utilizzo dei pesticidi” ha dichiarato François Veillerette, direttore di Générations Futures, che ha annunciato la presentazione di un esposto contro la legge.
Il nuovo provvedimento entrerà in vigore tra pochi giorni e tra le sue pecche c’è anche la previsione che soltanto i pesticidi “più pericolosi” dovranno rispettare una distanza – comunque decisamente bassa – pari a 20 metri. Il problema è che – come scrive LifeGate – della categoria fa parte soltanto lo 0,3 per cento delle sostanze autorizzate sul territorio transalpino. E, soprattutto, tra le “più pericolose” non è stato incluso il glifosato, alla base del Roundup prodotto dalla Bayer. Nonostante l’International agency for research on cancer (Iarc), che fa capo all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), lo abbia classificato nel 2015 tra le sostanze “probabilmente cancerogene”. Quello francese nei confronti del glifosato è un atteggiamento non univoco basti pensare che solo qualche settimana fa l’Agenzia francese per la sicurezza dell’alimentazione e dell’ambiente ha revocato l’autorizzazione a 36 pesticidi a base di glifosato.