Il rischio per la salute può arrivare anche in luoghi e momenti insospettabili: i neonati nelle unità di terapia intensiva sono in contatto con una varietà di prodotti medici che contengono sostanze chimiche dannose per l’interruzione del sistema endocrino (EDC) come il bisfenolo A (BPA) e i parabeni. A dirlo sono alcune ricerche recenti, citate da Euractiv che riporta la preoccupazione degli scienziati. “Una delle maggiori preoccupazioni di queste sostanze è che possono interferire con il normale funzionamento del sistema ormonale, che compromette i processi fisiologici e di sviluppo” scrive Euractiv. Non vanno messe in dubbio l’utilità e l’importanza delle strumentazioni mediche utilizzate per salvare la vita ai neonati, ma queste possono contenere sostanze pericolose nella loro composizione, che possono penetrare nei pazienti durante l’uso, compromettendone la sicurezza.
Numeri inquietanti
Secondo lo studio citato da Euractiv, pubblicato online sulla rivista Environmental Health Perspectives, il BPA è stato rilevato in quasi il 60% dei dispositivi medici testati utilizzati in unità di terapia intensiva neonatale e i parabeni in oltre l’85%. Un quarto degli estratti ha mostrato attività estrogenica e un decimo ha mostrato attività anti-androgena.
“L’Ue deve puntare sul principio di precauzione”
Parlando con Euractiv, Petra De Sutter, presidente del Comitato per il mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) del Parlamento europeo, ha affermato che la donna incinta, i feti e il neonato i bambini sono particolarmente sensibili a tutti i tipi di azione endocrina. Tuttavia, ha affermato che può essere molto difficile dimostrare una relazione causale diretta tra gli interferenti endocrini e gli effetti sulla salute. Ha detto che la regolamentazione deve, quindi, pendere dal lato della cautela e adottare il principio di precauzione. “Se c’è confusione e se c’è anche la possibilità che sia cancerogena, dovresti vietarla. Questa è la precauzione che dovresti prendere “, ha detto De Sutter. Ha anche affermato che le proposte della Commissione volte a incoraggiare le aziende a utilizzare alternative a queste sostanze non vanno abbastanza lontano e ha spiegato che la regolamentazione sui dispositivi medici è chiaramente “scritta dal punto di vista dell’industria e non della salute pubblica”.
Il problema delle alternative da trovare
Stefan Kolb, vicepresidente della società di assistenza sanitaria Fresenius Kabi, ha affermato che, mentre le aziende si sono impegnate a sostituire sostanze nocive ove possibile, può richiedere del tempo trovare alternative appropriate. Secondo Kolb non esiste ancora un’alternativa adeguata che stabilizzi adeguatamente il sangue e che, in questo caso, l’uso di interferenti endocrini sia giustificabile alla luce dei benefici salvavita che offrono.