“I paletti in arrivo per le chiamate telefoniche a scopo commerciale attualmente previsti sono del tutto insufficienti” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
L’associazione dei consumatori lancia l’allarme per le scarse tutele per i cittadini che il disegno di legge sulla concorrenza vuole introdurre in tema di telemarketing aggressivo. Il fenomeno, purtroppo, è ben noto: operatori telefonici che chiamano a qualsiasi orario per proporre offerte commerciali, spesso comunicate con poca trasparenza e chiarezza, tanto da indurre l’utente a stipulare un nuovo contratto per la fornitura di servizi (luce, gas, telefono…) del tutto inconsapevolmente.
ATTIVAZIONI SOLO PREVIO “ESPRESSO CONSENSO”
Per frenare questi abusi, un emendamento appena approvato al ddl concorrenza introduce alcuni obblighi per gli operatori di call center che effettuano le chiamate a scopo commerciale: innanzitutto è stato ribadito che questi devono comunicare all’inizio della conversazione la loro identità e quella del soggetto per conto del quale stanno chiamando; inoltre, ora, per continuare la conversazione devono chiedere e ottenere dal soggetto contattato il suo esplicito consenso.
In dettaglio, l’emendamento accolto stabilisce che “ In ogni caso, è fatto divieto agli operatori di telefonia e di comunicazioni elettroniche di prevedere la possibilità per il consumatore o per l’utente di ricevere servizi in abbonamento da parte dello stesso operatore, o di terzi, senza il previo consenso espresso e documentato all’attivazione di tale tipologia di servizi».
VERA TUTELA SOLO DA REGISTRO DELLE OPPOSIZIONI E SANZIONI
Ben poca cosa, sostiene Massimiliano Dona, che rilancia le vere soluzioni al problema: “E’ ora di far funzionare finalmente e veramente il Registro delle opposizioni e sanzionare chi continua a chiamare i consumatori che si sono regolarmente iscritti. Senza sanzioni serie ed immediate è tutto inutile”.
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È vero, infatti, che una delle previsioni contenute nel ddl concorrenza raddoppia il tetto massimo delle sanzioni che l’Antitrust può comminare alle società che violano le regole, portandolo da 580mila euro a 1milione e 160mila, ma questo non sembra ancora sufficiente. “Spesso le multe, anche se salate, in realtà sono ampiamente sostenibili dalle aziende – ci spiegano da Unc – per cui non funzionano da deterrente. Per questo sarebbe meglio o eliminare il tetto massimo delle sanzioni oppure far sì che le multe siano almeno superiori all’illecito guadagno che le aziende ottengono attraverso prassi illecite”.