La Spagna accusa l’Italia di essere la causa del crollo delle quotazioni dell’olio extravergine di oliva e chiede all’Unione europea di intervenire aprendo un’indagine sui prezzi. Peccato però, come riporta stamane il portale Euractive, che Bruxelles abbia risposto di non saperne nulla: “La Commissione europea non ha ricevuto alcuna richiesta formale di avvio di un’indagine sui diversi livelli di prezzo sul mercato dell’olio d’oliva nella Ue”, ha riportato una fonte all’autorevole sito.
Ma di cosa stiamo parlando e dove stanno le ragioni di questa protesta?
Gli spagnoli, leader mondiali della produzione, accusano l’Italia di avvantaggiarsi del crollo delle quotazioni dell’olio spagnolo che nella passata stagione olearia, 2019-2020, ha potuto contare su una over produzione che ha spinto l’offerto di mercato e quindi tenuto bassi i prezzi. L’Udu, l‘associazione agricola spagnola Unión de Uniones, denuncia, come riporta Euractiv, che il prezzo all’ingrosso dell’olio extravergine di oliva è notevolmente più elevato in Italia (€ 469,8 per 100 kg) rispetto alla Spagna (€ 221,1 per 100 kg) o in Grecia (€ 260,1 per 100 kg). Allo stesso tempo, i prezzi dell’olio d’oliva hanno mostrato un aumento del 13% in Italia rispetto all’anno precedente, mentre un calo è stato registrato in Grecia e in Spagna, rispettivamente al 2% e al 19%.
La Spagna avrebbe ancora un milione di tonnellate di extravergine da vendere e questo sarebbe all’origine del crollo delle quotazioni. “Oggi all’ingrosso l’olio spagnolo viene venduto a 2-2,3 euro al chilo“, ci spiega Alberto Grimelli, agronomo e direttore di TeatroNaturale, sito di riferimento in Italia per il mondo dell’olio. I produttori iberici inoltre accusano gli imbottigliatori italiani di pagare ancora meno. “Il prezzo lo fa il mercato e la Spagna non ha fatto mai mistero di puntare sui grandi quantitativi di olio piuttosto che sui prezzi”, ci spiega ancora Grimelli. Risultato? Del crollo della quatazione dei prezzi iberici il responsabile numero uno sembrano proprio i produttori iberici.
E allora quale potrebbe essere la posta in gioco e cosa vorrebbero gli spagnoli dalla Ue? “A mio giudizio – ci spiega ancora Grimelli – la Spagna spinge per avere gli aiuti allo stoccaggio privato, un contributo che, in presenza di un crollo dei prezzi che sono ampiamente sottocosto, consente di ricevere un indennizzo economico per ‘parcheggiare’ per un po’ l’olio, far abbassare l’offerta e risalire i prezzi. Ma evidentemente Bruxelles non considera ancora i 2-2,3 euro/chilo una quotazione così catastrofica da far scattare una misura di emergenza come è avvenuto in passato”.
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Insomma gli spagnoli hanno scatenato una guerra di prezzi, puntando il dito contro l’Italia, pur avendo in casa propria il problema. Ma forse tutto questo ha un obiettivo più nascosto: battere cassa a Bruxelles.