Producevano vino adulterato in grande quantità e a basso costo con tecniche di alterazione ma spacciato e rivenduto come vino Doc e Igt con enormi profitti. È la truffa Ghost Wine, vino fantasma, scoperta dagli uomini del Nas di Lecce che nelle scorse ore ha portato all’arresto di ben undici persone e al sequestro di sei aziende vitivinicole oltre a decine di perquisizioni in varie zone d’Italia tra Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo. Si tratta di un fascicolo correlato all’inchiesta Dulcis in fundo, a cui abbiamo dedicato una guida. Sei le ordinanze di custodia tutelare in carceriere e cinque agli arresti domiciliari, tutte firmate dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Le accuse a vario titolo vanno dalla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico ed in registri informatizzati alla frode nell’esercizio del commercio, dalla vendita di sostanze alimentari non genuine alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, dal riciclaggio e auto riciclaggio all’attività di gestione rifiuti non autorizzata.
La truffa consisteva nella produzione di vino scadente alterandolo attraverso la fermentazione alcolica di miscele di sostanze zuccherine ottenute dalla canna da zucchero e dalla barbabietola e poi lo vendevano come Dop (denominazione origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), DOC (denominazione origine controllata) o addirittura come biologico a prezzi concorrenziali. Grazie a questo sistema mettevano fuori gioco le altre aziende corrette e rifornivano importanti imprese italiane operanti sia sull’intero territorio nazionale che all’estero.
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