“Nessun allarme sugli integratori. Né in Italia, né in Europa”. Dopo che il Test-Salvagente aveva riportato i risultati di uno studio del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea interviene l’Area integratori alimentari dell’Aiipa, l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari, con la lettera che pubblichiamo integralmente.
Vale però la pena, prima di leggere le considerazioni dell’Associazione e le nostre risposte, fare un passo indietro, tornando ai dati dello studio europeo che ha preso in considerazione 94 integratori alimentari alla ricerca di 4 marcatori appartenenti alla famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici: benzo [a] antracene, crisene, benzo [b] fluorantene e benzo [a] pirene. Tutte sostanze quantomeno indesiderabili per i potenziali effetti sulla salute del consumatore.
Ebbene, dei 94 campioni analizzati, 68 sono risultati positivi per i quattro marcatori IPA dell’UE, mentre i livelli del benzo [a] pirene sono stati segnalati in 49 campioni. Insomma, più di 7 integratori su 10 sono stati trovati con quantità di idrocarburi aromatici sopra i livelli di guardia. Va detto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato alcuni Ipa, come il benzo [a] pirene come cancerogeni per l’uomo.
L’Aiipa: “Un mercato sicuro”
Nella lettera che l’Aiipa ci ha voluto inviare, l’associazione desidera precisare che “non vi è alcun allarme e che gli integratori alimentari in Europa e in Italia sono prodotti alimentari sicuri e conformi alla legislazione europea, compresa quella relativa ai contaminanti”.
E aggiunge: “L’indagine riportata dalla notizia, relativa alle analisi di integratori alimentari per la ricerca degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), è stata voluta proprio dalla Commissione europea al fine di individuare, in tutto il comparto alimentare di cui gli integratori fanno parte, i limiti massimi di tali contaminanti applicabili (Regolamento UE 2015/1933). Tale regolamento si applicherà a partire dal 1° aprile 2016. Ciò a conferma del fatto che non si è affatto trattato di un “allarme” che avrebbe, viceversa, indotto le Autorità europee e nazionali, insieme all’industria, ad attivare le procedure di ritiro dal mercato”.
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Sugli Ipa, l’Associazione dei produttori sottolinea che “Sono sostanze che possono provocare danni a seguito di esposizione prolungata sopra determinati livelli. I limiti fissati dalla normativa sono sempre cautelativi, ovvero calcolati tenendo conto di ampi margini di sicurezza”.
L’Aiipa, infine, sottolinea: “Che la potenziale presenza di queste sostanze nella categoria degli integratori, che può derivare da alcuni processi di essicazione, è quella che desta minor preoccupazioni sul piano della sicurezza: gli integratori alimentari infatti vengono assunti in piccoli quantitativi unitari; quindi, contribuiscono in modo limitato e inferiore rispetto ad altre tipologie di alimenti all’esposizione totale a questi contaminanti”.
Più trasparenza e più controlli
Nessuna preoccupazione, dunque? Non sembra esattamente questa la posizione del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea – autore della ricerca di cui abbiamo riportato i risultati principali – che conclude il suo report insistendo sulla necessità di un monitoraggio continuo e costante della somma degli Ipa per assicurare la sicurezza dei consumatori.
Semmai è vero, come ha testimoniato nell’intervista al nostro giornale il professore Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, che in Italia il mercato degli integratori appare più pulito, visto che un monitoraggio effettuato dal dipartimento di farmacia dell’università napoletana su 16 integratori alimentari tra i più venduti in Italia che non ha riscontrato la presenza di sostanze sospette.
Se, rispetto alle analoghe industrie europee, le nostre escono dai controlli semnza ombre, perché non sottolinearlo, chiediamo all’Aiipa? E perché non chiedere alla Commissione di rendere un po’ più trasparenti gli studi che vengono condotti, magari facendo anche i nomi degli integratori analizzati e di quelli in cui sono stati rintracciati gli Ipa?