I consumatori europei non valgono meno di quelli statunitensi. E devono essere trattati esattamente come quelli americani dalla Volkswagen, visto che hanno subito lo stesso danno. Il riferimento è al dieselgate e le parole sono della Commissaria Ue al Mercato interno Elzbieta Bienkowska che ha incontrato a Strasburgo l’ad di Volkswagen Matthias Mueller, come riportate dall’agenzia Help Consumatori. Il messaggio è chiaro: la casa automobilistica deve rifletterre sulle “modalità adeguate per compensare i consumatori” che hanno acquistato, a loro insaputa, auto truccate che inquinano più di quanto indicato dal venditore.
E oltre al rimborso per i consumatori, sia americani che europei, c’è da valutare l’impatto causato dallo scandalo sulla salute e sull’ambiente. Bisogna fare chiarezza in merito alle emissioni di CO2, degli ossidi di azoto (NOx) e rispetto ai livelli di consumo di carburante, diversi rispetto a quanto pubblicizzato.
E ieri il Parlamento Europeo in Plenaria ha nominato i 45 membri della commissione d’inchiesta sulla violazione delle norme comunitarie in materia di prove di emissione auto dei costruttori di automobili. Tra i 45 membri ci sono 3 italiani: gli eurodeputati Massimiliano Salini (Fi), Massimo Paolucci (Pd) e Eleonora Evi (M5S), scrive sempre HelP Consumatori.
La commissione indagherà anche sulle presunte carenze degli Stati membri e della Commissione nel far rispettare le norme UE. Entro 6 mesi dall’inizio del suoi lavori, presenterà una relazione intermedia e, entro dodici mesi, quella finale.
La commissione si riunirà per la prima volta a febbraio ed ha il compito di indagare:
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sul presunto inadempimento da parte della Commissione dei cicli di prova utilizzati per misurare le emissioni;
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sulla presunta mancata adozione, da parte della Commissione e delle autorità degli Stati membri, di misure appropriate ed efficaci per sorvegliare e rendere effettiva l’applicazione dell’esplicito divieto dell’uso di “impianti di manipolazione”;
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sulla presunta omissione, da parte della Commissione, della tempestiva introduzione di prove che riflettano le condizioni reali di guida;
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sulla mancata introduzione, da parte degli Stati membri, di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive applicabili ai costruttori per le violazioni delle disposizioni del regolamento;
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sulle informazioni per appurare se la Commissione e gli Stati membri disponevano di elementi di prova dell’uso di “meccanismi di manipolazione” prima dell’avviso di violazione emesso del 18 settembre 2015.