Considerare la valutazione di cancerogenicità del glifosato formulata dalla Iarc la base oggettiva su cui costruire una proposta di pubblica consultazione da portare all’attenzione della Commissione e del Parlamento europei e avviare in accordo con le Regioni, un capillare monitoraggio per la ricerca del glifosate nelle acque superficiali e profonde del nostro paese, al fine di una più adeguata valutazione dei livelli di contaminazione esistenti. E’ quanto chiede ISDE Italia a tutti i ministri e, in particolare, al Ministro delle Politiche agricole e forestali, Maurizio Martina. La richiesta dell’Associazione Medici per l’Ambiente segue la presa di posizione dell’Efsa che a novembre ha “scagionato” l’ebicida sostenendo che è inverosimile che possa rappresentare un rischio di cancerogenicità per l’uomo. Il verdetto dell’Agenzia europea – che ha anche aumentato l’ADI (Acceptable Daily Intake) del glifosato da 0,03 mg/kg a 0,05 mg/kg – ha ribaltato la classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che solo pochi mesi prima (a marzo) era giunta ad una conclusione del tutto differente inserendo il glifosato nel gruppo 2 A, come “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani.
Nella lettera in cui si rivolge ai ministri, ISDE ritiene che il report dell’Efsa sia viziato nella forma e nei contenuti. In particolare – si legge – colpiscono l’opacità, il dogmatismo e l’approssimazione con cui vengono proposte alcune affermazioni tendenti a svilire in modo gratuito (cioè, senza fornire motivazioni di merito), e perfino a negare il valore scientifico di indagini pubblicate nella letteratura specialistica più autorevole; indagini che, al contrario, sono state considerate da Iarc prove evidenti e sufficienti per inserire l’erbicida glifosate in classe 2 A.
In buona sostanza – sostiene il presidente Roberto Romizi – per giungere alla conclusione di non cancerogenicità del glifosate, Efsa rifiuta a priori di considerare gli studi caso-controllo sull’uomo, attentamente esaminati da IARC e considerati dalla stessa Agenzia di Lione conformi agli standard di qualità e solidità metodologica. Anche gli studi tossicologici su animali vengono interpretati da Efsa con il medesimo approccio pregiudiziale.
Nel migliore dei casi, dunque, le conclusioni del Report Efsa configurano l’incapacità di esaminare con la dovuta obiettività e serenità la letteratura scientifica disponibile che, fra l’altro, documenta ormai non solo l’effetto cancerogeno di questa sostanza, ma anche la sua azione di interferente endocrino e di perturbatore di molteplici e delicate funzioni cellulari.