Dopo lo scandalo del limiti degli idrocarburi nei campi innalzato di 20 volte (da 50 a 1.000 mg/kg) in base all’articolo 41 del decreto Genova, il governo corre ai ripari. Lo ha fatto per primo il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che su facebook ha messo le mani avanti: “Se non avessimo scritto questo nuovo testo, sarebbe stato adottato l’altro, con un limite stratosferico e conseguenze ben peggiori. L’impegno del M5S è adesso di modificarlo ulteriormente in Parlamento” assicurando che il ministro dell’Ambiente “è già al lavoro per un decreto ministeriale migliorativo“.
Costa: “Nuovo decreto con valori più rigorosi”
E la posizione di Sergio Costa – sempre via facebook – non si è fatta attendere: “Abbiamo trovato a giugno una situazione critica (…). La mia intenzione era modificare il testo per renderlo più coerente con le esigenze di tutela della salute, ma i tempi erano stretti ed è stato necessario trovare un accordo all’interno della maggioranza per potere superare l’emergenza. L’alternativa sarebbe stata quella di lasciare un limite imposto dalle sentenze (10.000 mg/kg come previsto dalla delibera della Regione Lombardia, ndr) che – allo stato attuale – nessun gestore sarebbe stato in grado di rispettare con il risultato di accumulare pericolosamente i fanghi con la speranza di individuare soluzioni alternative come la discarica o gli inceneritori. Per non parlare del rischio del blocco dei depuratori. (…) Sono consapevole che non sia stata la mediazione migliore, ma quel testo inserito in quel decreto adesso arriva in Parlamento e può essere migliorato, e io ne sarei ben lieto”.
Una lunga catena di errori
Ma perché si dice che il governo ha innalzato di 20 volte il limite di alcuni idrocarburi (i C10-C40) nei campi? Partiamo col dire che per oltre 20 anni non c’è stato nessun limite alla concentrazione di questi inquinanti nei fanghi di depurazione che potevano essere usati come una sorta di “fertilizzanti” nei campi. Il decreto legge 152 del 2006 stabiliva un limite di 50 mg/kg ss, ovvero sulla sostanza secca. Una delibera della Regione Lombardia del 11/09/2017, firmata dal governatore Roberto Maroni alzava il limite di 200 volte portandolo a 10.000 mg (10 grammi)/kg ss. Nel frattempo l’ex ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti predispose uno schema di decreto che fissava il limite di 1000 mg/kg. Cade il governo il limite resta fisso a 50, nonostante le richieste della Lombardia. A giugno si insedia il governo giallo-verde e a luglio il Tar della Lombardia, al quale alcuni comuni lombardi si erano appellati contro la delibera Maroni, boccia lo sfondamento dei tetti per gli idrocarburi e riporta il limite a 50 mg/kg.
Arriviamo così al decreto Genova e all’articolo 41 e ai limiti posti a 1.000 mg ovvero venti volte quanto stabilito dal decreto 152/2006. Non si poteva agire in altro modo? Perché innalzare temporaneamente i limiti e pensare a un altro provvedimento per abbassarli? Speriamo che sia l’ultimo giro di giostra e che prevalgano gli interessi dell’ambiente e della sicurezza alimentare.