Alle numerose conseguenze per la salute umana del contatto con i pesticidi, provate dagli studi scientifici, se ne aggiunge una che riguarda una malattia che colpisce soprattutto in terza età: il morbo di parkinson. Una ricerca pubblicata recentemente sul Faseb Journal, ha rilevato che anche bassi livelli di pesticidi possono portare allo sviluppo del morbo di Parkinson nelle persone già predisposte. Nello specifico, i pesticidi come il paraquat, il maneb e il rotenone avevano già mostrato una correlazione con il morbo di Parkinson, ma gli ultimi studi rivelano il tipo di effetto provocato sull’organismo. Inoltre, le prove sono state effettuate in condizioni che imitano più da vicino la fisiologia umana. Scott Ryan, professore nel Dipartimento di Biologia Molecolare e Cellulare dell’Università di Guelph, spiega che questo studio è applicabile ai casi umani. “Siamo tra i primi a indagare su ciò che sta accadendo all’interno delle cellule umane”, mentre la maggior parte degli studi sul legame tra pesticidi e Parkinson in passato si basava su studi sugli animali.
“Abbassare le soglie consentite”
Secondo la ricerca, le persone con una predisposizione per il morbo di Parkinson sono più colpite da queste esposizioni di basso livello agli agrochimici e quindi più propense a sviluppare la malattia. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,commentando la notizia dice: “Occorre comunque un abbassamento normativo delle soglie massime di pesticidi in agricoltura e la sostituzione degli stessi con tecniche meno invasive dal punto di vista chimico. Solo in questo modo è possibile eliminarne ogni effetto negativo anche potenziale”.