Uno studio che per la prima volta suggerisce come il glifosato possa influenzare il sistema riproduttivo attraverso l’azione diretta sulla funzione ovarica. È quello appena pubblicato da PublMed da un pool di scienziati dell’Università dell’Oklaoma e che vede al suo interno due scienziati italiani, il dottor Caloni del dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Milano e il dottor Albonico del dipartimento Scienze veterinarie per la salute della stessa università meneghina.
Il pool ha effettuato le sue ricerche sui bovini e ha concluso che saranno necessari ulteriori studi per comprendere meglio il meccanismo di azione e per determinare gli effetti riproduttivi in vivo del glifosato.
Nuove evidenze che testimoniano come siano incomplete le evidenze sulle quali si è basata la nuova autorizzazione concessa e fortemente voluta dalla Commissione europea al pesticida più utilizzato al mondo ma accusato di essere potenzialmente cancerogeno dalla Iarc e probabile interferente endocrino dall’Istituto Ramazzini. Un ok arrivato dopo due anni di stallo, soprattutto per il voltafaccia della Germania nell’ultimo voto comunitario.
Ma i voltafaccia del paese della Merkel non sembrano finiti. Nell’accordo della nuova grande coalizione con l’Spd, infatti, uno dei punti è proprio il glifosato per cui si stabilisce come priorità dell’esecutivo, secondo quanto riporta la Reuters, “Limitare sistematicamente e in modo significativo l’uso del glifosato infestante con l’obiettivo di esaurire completamente l’uso di agenti fitosanitari che lo contengono il più rapidamente possibile”.
Ben prima dei 5 anni, insomma, che la Germania ha fatto digerire a tutti gli europei.
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