Oggi alle 14 30 si riunisce il comitato di appello dove gli Stati membri sono chiamati a decidere sul futuro del glifosato, il principio attivo del RoundUp della Monsanto, l’erbicida più usato al mondo, e ritenuto “probabile cancerogeno” dalla Iarc. Si tratta dell’ultima chiamata dopodiché la Commissione decidere in autonomia visto che la licenza per l’uso del glifosato scade il 15 dicembre e sull’inerzia della Ue potrebbe abbattersi le cause milionarie intentate dalle multinazionali dell’agrochimica.
Per ben due volte la proposta della Commissione europea non ha trovato la maggioranza qualificata: sul rinnovo della licenza per 5 anni gli Stati membri hanno detto no il 25 ottobre per ribadire la propria contrarietà il 9 novembre scorso quando Bruxelles ha proposto i 3 anni.
Tre, cinque anni oppure? Un colpo di mano
Ma quali sono gli scenari in campo? Gli Stati membri non sembrano in grado di raggiungere un’intesa o meglio una maggioranza qualificata come richiesta dalla Commissione per prendere una decisione sul glifosato.
Italia, Francia (che hanno finora sempre votato No alle proposte della Ue) e forse Germania potrebbero dire Sì a tre anni , “secchi”, di rinnovo senza ulteriori tempi per smaltimento delle scorte (il phase-out, i 24 mesi secondo le disposizioni europee). La Commissione invece restrebbe irremovibile sulla richiesta di 5 anni: senza alcun tipo di restrizioni per uso non professionale (ovvero senza vietare l’impiego dell’erbicida nei parchi, nei giardini e vicino le scuole) e senza phase-out.
Una posizione profondamente criticabile quella Commissione europea che non rispecchia neanche l’orientamento del Parlamento europeo che ha votato un documento in cui auspica il superamento entro il 2022 del glifosato – entro 5 anni – includendo però il phase-out, ovvero “l’esaurimento scorte” e il divieto per usi non professionali, in e vicino a parchi scuole e zone sensibili e in pre-raccolta (tutte restrizioni di fatto già in vigore in Italia).
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