
La Corte Ue annulla la norma sul tempo massimo di raffreddamento del salmone prima dell’affumicatura. Il limite non aveva basi scientifiche secondo il tribunale, mentre per Commissione e consumatori serviva a tutelare qualità e sicurezza. Il ricorso della polacca Mowi
Il Tribunale dell’Unione europea ha annullato il Regolamento delegato (UE) 2023/372, che imponeva un limite di 96 ore alla fase di raffreddamento rigido (stiffening) nel processo di lavorazione dei prodotti ittici, in particolare del salmone affumicato. Una norma, fortemente voluta dalle associazioni dei consumatori, che serviva a tutelare la qualità del prodotto oltre che la sua salubrità, almeno a detta della Commissione.
La causa, T-354/24 Mowi Poland SA contro Commissione europea, è stata però vinta dal colosso polacco Mowi, il principale trasformatore europeo di salmone.
Secondo la Corte, Bruxelles ha agito senza il necessario supporto scientifico e senza aver consultato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), come richiesto dalle norme europee quando una misura può avere effetti diretti sulla salute pubblica.
Cosa prevedeva la norma
Il regolamento contestato, adottato nel dicembre 2023, fissava un limite massimo di 96 ore per la fase di raffreddamento dei filetti prima dell’affumicatura, durante la quale il salmone viene portato a temperature comprese tra –7 °C e –14 °C per facilitarne l’affettatura.
Secondo la Commissione, quel limite era necessario per evitare abusi e proteggere i consumatori da prodotti che, pur mantenuti a basse temperature, potessero essere venduti come “mai congelati”.
Bruxelles sosteneva che periodi più lunghi di raffreddamento avrebbero peggiorato la qualità del pesce e aumentato il rischio di contaminazione da Listeria monocytogenes.
Ma per i giudici europei, la Commissione non ha dimostrato con dati scientifici la necessità del limite temporale, né ha fornito alcuna valutazione tossicologica o microbiologica basata su pareri dell’EFSA.
La norma è stata quindi annullata integralmente e torna in vigore il precedente regime, senza un tempo massimo per la fase di raffreddamento.
Vince l’industria del Nord Europa
La decisione segna una vittoria netta per i grandi produttori del Nord Europa, in particolare in Polonia e Norvegia, dove il salmone viene lavorato su scala industriale.
Il limite di 96 ore era considerato un ostacolo logistico e finanziario che riduceva la flessibilità nelle linee di produzione.
“Il giudizio restituisce alle imprese la possibilità di gestire il raffreddamento in base alle esigenze tecniche, non a un vincolo arbitrario”, commentano fonti del settore polacco.
Bruxelles e i consumatori: gli sconfitti
Dall’altro lato, la Commissione europea e le associazioni dei consumatori escono sconfitte.
La norma era stata pensata per rafforzare la sicurezza alimentare e garantire trasparenza ai consumatori, ma la mancanza di un parere Efsa ne ha decretato la fine.
Associazioni come ANFACO-CECOPESCA, che rappresenta il comparto della pesca e trasformazione spagnolo, temono che l’annullamento possa ridurre i controlli e creare concorrenza sleale tra paesi che seguono standard meno rigorosi.
“L’eliminazione del limite rischia di compromettere la qualità e la sicurezza del pesce affumicato europeo”, avverte l’organizzazione in una nota.
Le preoccupazioni della Spagna
Il settore spagnolo del pesce affumicato, tradizionalmente orientato verso processi più brevi e di alta qualità, ha espresso forte preoccupazione per la decisione della Corte.
I produttori iberici promettono di mantenere standard severi e di rafforzare la sorveglianza sui prodotti importati, soprattutto quelli provenienti dalla Polonia.








