Garanzia, quando a pagare è il consumatore: il caso del congelatore Akai venduto da Conad

GARANZIA

Una consumatrice acquista un congelatore Akai da Conad che si guasta dopo un mese. Venditore e produttore si rimpallano la responsabilità, con la catena di supermercati che addirittura invoca una direttiva ancora non entrata in vigore. Solo dopo l’intervento di Garanteasy – il nuovo servizio offerto agli abbonati del Salvagente – arriva il rimborso

Un congelatore acquistato il 31 luglio 2025, nuovo di zecca, che smette di funzionare dopo appena un mese. È quanto è accaduto a una consunmatrice che aveva scelto un refrigeratore a marchio Akai nel punto vendita Spazio Conad. Un guasto precoce che, secondo il Codice del Consumo, rientra a pieno titolo nella garanzia legale di conformità: se un difetto si manifesta entro 12 mesi dalla consegna, si presume che fosse già presente al momento dell’acquisto. E dunque l’onere dell’assistenza spetta al venditore.

Il rimbalzo delle responsabilità

La sfortunata acquirente, il 25 agosto, torna al negozio per segnalare il problema. La risposta? “Contatti direttamente il produttore”. Akai, però, le ribatte che la richiesta va inoltrata al venditore. Inizia così il classico scaricabarile che lascia il consumatore senza assistenza.

Non bastasse, Conad ha addirittura richiamato una direttiva europea – la 2024/2853 – non ancora recepita in Italia, interpretandola come obbligo di assistenza da parte del produttore. Un errore di lettura che ha contribuito ad alimentare la confusione, scaricando di fatto la responsabilità sul cliente.

L’intervento di Garanteasy

A quel punto la cliente decide di affidarsi a Garanteasy, il servizio di assistenza offerto ai nostri abbonati esperti, che il 27 agosto apre un reclamo formale al servizio clienti Conad. In soli cinque giorni e dopo ben cinque comunicazioni, il caso viene risolto. Non certo per chiarezza normativa da parte dell’azienda, che ha continuato a rispondere in maniera frammentata e senza mai assumersi pienamente le responsabilità, ma grazie al confronto diretto con il direttore del punto vendita.

Il direttore, preso atto della situazione, ha accettato il reso e autorizzato l’emissione di un buono spesa da 199 euro, spendibile entro due mesi.

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Un caso esemplare

Questa vicenda, conclusasi con un rimborso, evidenzia però un problema più grande: la scarsa conoscenza, da parte di venditori e anche di grandi catene, delle regole sulla garanzia legale.

Dal 2022 il Codice del Consumo è chiaro: il referente per qualsiasi difetto di conformità resta il venditore. Non il produttore, non il centro assistenza, ma chi ha incassato i soldi al momento dell’acquisto. Eppure, come dimostra questo caso, spesso i consumatori devono battersi contro muri di rimpalli e informazioni distorte, rischiando di restare senza tutela.