Doppio o triplo concentrato di… pesticidi e micotossine

CONCENTRATI POMODORO

Un’inchiesta condotta dalla rivista svizzera Saldo ha acceso i riflettori sulla qualità del concentrato di pomodoro in vendita nei supermercati. Risultati poco rassicuranti: 8 prodotti su 12 con micotossine e diverse tracce di pesticidi vietati.

In un tubetto da 200 grammi di concentrato si trovano fino a 3 chili di pomodori freschi. Se questi vengono raccolti troppo tardi o conservati troppo umidi prima della lavorazione, si sviluppa muffa.

Esattamente quanto hanno trovato le analisi commissionate dalla rivista svizzera Saldo in cinque prodotti, bocciati per quantità elevate di micotossine della muffa Alternariolo e Alternariolmonometiletere. Alcune persone reagiscono a queste sostanze con forti allergie. Inoltre, si sospetta che un’assunzione regolare e ad alte dosi possa favorire lo sviluppo di tumori.

Per questo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha fissato i cosiddetti valori limite TTC: un’assunzione giornaliera fino a 2,5 nanogrammi di alternariolo o alternariolmonometiletere per chilo di peso corporeo non rappresenta alcun pericolo per l’organismo. Se se ne consuma di più, non si possono escludere rischi per la salute. Ciò significa: una persona di 60 chili non dovrebbe assumere più di 150 nanogrammi di alternariolo e alternariolmonometiletere al giorno.

Tra i prodotti analizzati ce ne sono molti che, nonostante i continui riferimenti al made in Italy, non trovano spazio sugli scaffali italiani. Fanno eccezione quelli a marchio privato Aldi e Lidl, molto diffusi anche in Italia. Vediamo che cosa è emerso dai laboratori su questi marchi di discount.

  • Aldi – Cucina Nobile: un solo cucchiaio di questo concentrato (20 grammi) conteneva 612 nanogrammi di alternariolo, una quantità quattro volte superiore alla dose giornaliera massima raccomandata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per una persona di 60 chili di peso. È stato il prodotto con il più alto livello di contaminazione in tutto il test.

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  • Lidl – Baresa Tomatenmark e Baresa Bio-Tomatenmark: entrambi i prodotti sono risultati contaminati non solo da micotossine, ma anche da residui di pesticidi. In particolare, il laboratorio ha rilevato la presenza di propamocarb, fungicida sospettato di interferire con il sistema ormonale, e del diserbante haloxyfop. Quest’ultimo è accompagnato da piccole quantità di dimetomorf, un fungicida che l’Unione europea ha vietato nell’aprile 2024 perché ritenuto dannoso per la riproduzione.

E in Italia?

Il test mostra che il problema non riguarda solo un singolo marchio. Sul fronte pesticidi, per esempio, non è molto dissimile da quanto rilevato dal Salvagente in un test del 2021, quando tutti i 6 concentrati analizzati risultarono positivi a tracce di pesticidi. Tra questi il boscalid, un fungicida Sdhi che in alcuni studi ha mostrato che non solo blocca la respirazione delle cellule fungine – inibendo l’attività dell’enzima Sdh, succinato deidrogenasi – ma agisce con lo stesso meccanismo anche sulle cellule umane. Per la stessa molecola sono noti anche i suoi effetti di interferente endocrino. Nel test rilevammo anche imidacloprid, un pesticida neonicotinoide che l’Europa ha già vietato nelle coltivazioni all’aperto. Fece scalpore, all’epoca, la presenza di chloridazon-desphenyl, una molecola che le analisi hanno evidenziato nel campione di triplo concentrato Mutti: una sostanza il cui utilizzo non è più consentito dalla fine del 2019 ma che si rileva frequentemente a causa di una contaminazione conclamata principalmente di terreno e falde acquifere).