
L’Agcm ha sanzionato per 3,5 milioni di euro la Giorgio Armani Spa e la G.A. Operations per pratica commerciale scorretta: “Il rispetto dei diritti e della salute dei lavoratori non è risultato corrispondente al tenore delle dichiarazioni etiche diffuse”. L’azienda: “Ricorreremo al Tar”
L’Agcm, Autorità garante della concorrenza e del mercato, sanzionato la Giorgio Armani Spa e la G.A. Operations Spa per un totale di 3,5 milioni di euro per pratica commerciale ingannevole: in buona sostanza, a conclusione dell’istruttoria aperta esattamente un anno fa, l’Antitrust ha accertato che “il rispetto dei diritti e della salute dei lavoratori non è risultato corrispondente al tenore delle dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale diffuse da Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A.”.
In altre parole, prosegue in una nota il Garante, “le società hanno reso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere e presentate in modo non chiaro, specifico, accurato e inequivocabile”. Tali dichiarazioni, specifica l’Antitrust, sono presenti nel Codice Etico delle società, in documenti pubblicati sul sito Armani Values (www.armanivalues.com) e sul sito Armani (www.Armani.com) in cui è presente un link che rimanda al sito Armani Values“.
La vicenda nasce il 5 aprile del 2024 quando il Tribunale di Milano accoglie la richiesta della procura di porre sotto amministrazione giudiziaria la G.A. Operations perché scopre un “meccanismo di sfruttamento lavorativo”, con condizioni igieniche e lavorative irregolari nelle forniture di borse e cinture presso i laboratori che, attraverso il subappaltato, lavoravano per la filiera Armani.
Il 17 luglio 2024 l’Antitrust ad aprire un’istrutturia nei confronti di Armani per presunta pratica commerciale scorretta. Il sospetto dell’Agcm era che nella catena di approvvigionamento del gruppo Armani i salari bassi e le condizioni igieniche precarie fossero “in contrasto con i livelli di eccellenza della produzione vantati dalle società” e che quindi la società avesse presentato dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere.
Un anno dopo arriva la sanzione (qui il testo del provvedimento): “Dall’attività istruttoria dell’Autorità è emerso, da un lato, che le società hanno enfatizzato la loro attenzione alla sostenibilità – in particolare alla responsabilità sociale, anche nei confronti dei lavoratori e della loro sicurezza – che è diventata uno strumento di marketing utilizzato per rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori. Del resto, il nome stesso del sito aziendale (Armani Values) lo dimostra, come anche alcuni documenti acquisiti nel corso delle ispezioni, da cui emerge con evidenza l’obiettivo di “aumentare la percezione positiva del brand dal punto di vista della sostenibilità … e dal punto di vista commerciale … portare il cliente a fare acquisti consapevoli anche dei ‘valori’ veicolati attraverso i nostri prodotti”.
Dall’altro lato, prosegue l’Antitrust, “le società hanno scelto di esternalizzare larga parte della propria produzione di borse e accessori in pelle a fornitori che, a loro volta, si sono avvalsi di subfornitori. Presso questi ultimi, in diversi casi, è emerso che erano stati rimossi i dispositivi di sicurezza dai macchinari per aumentarne la capacità produttiva, in tal modo ponendo a grave rischio la sicurezza e la salute dei lavoratori. Inoltre, le condizioni igienico-sanitarie non erano adeguate, mentre i lavoratori erano spesso impiegati totalmente o parzialmente in “nero”.
L’azienda intanto ha fatto sapere che ricorrera al Tar contro la maxi sanzione “nella certezza di aver sempre operato con la massima correttezza e trasparenza nei riguardi dei consumatori, del mercato e degli stakeholder, così come dimostrato dalla storia del Gruppo”.









