Un sorso di Pfas: test su 14 soft drink

Coca-Cola, Pepsi, Fanta, Estathé, Sprite & Co.: abbiamo portato in laboratorio le bevande zuccherate per valutare la presenza di Pfas e pesticidi. Tutti i risultati nel nuovo numero in edicola e in digitale

L’estate è la stagione in cui si bevono più bevande zuccherate. Ma al di là della sensazione piacevole, l’effetto sull’organismo è più complesso di quanto sembri, tra zuccheri, edulcoranti, additivi sgraditi e quello che l’etichetta non dice: pesticidi e Pfas. Il grosso della contaminazione da pesticidi arriva dalle sostanze spruzzate sulla materia prima nei campi. Sui Pfas, acrononimo usato per le sostanze perfluoroalchiliche, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi scientifici che rivelano come molti di essi siano dannosi per la salute in quanto interferenti endocrini, cancerogeni, dannosi per vari organi tra cui cuore, fegato e reni.

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Il Salvagente ha portato in laboratorio 14 campioni di soft drink acquistati nei supermercati italiani, alla ricerca proprio di questi contaminanti: tutti i risultati sono pubblicati nel nuovo numero in edicola e in digitale (acquista qui).

 

 

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Ci siamo concentrati su 4 categorie: bevande all’arancia, al limone, freddi e cole. Le marche coinvolte sono:

Sprite, Coca-Cola, Pepsi, Schweppes, Oransoda, San Benedetto allegra, Sanpellegrino, Fanta, Lurisia, Fuze tea, Estathè, Sant’Anna Tè, san benedetto thè e San Bernardo tè

Due tipi di Pfas sono stati ritrovati in 7 campioni: si tratta del Pfms e del PfhxA, quest’ultimo peraltro vietato in prodotti tessili e cosmetici nella Ue a partire dal 2026. Non c’è da allarmarsi comunque perché, come ci spiega Carlo Foresta, professore ordinario di endocrinologia presso la Scuola di medicina di Padova, nonché uno dei massimi esperti di Pfas a livello internazionale, “le due sostanze sono presenti in quantità più basse di centinaia di volte rispetto ai limiti ritenuti sicuri per le acque potabili, a cui possiamo riferirci, dunque non siamo davanti a un dato preoccupante”.

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Per quanto riguarda i pesticidi, invece, la situazione è un po’ diversa: partiamo da quello che i laboratori hanno trovato: residui di 4 sostanze differenti (imazalil, pyrimethanil, spirotetramat, nella forma di due suoi metaboliti, e fludioxonil) in 5 campioni, tutti di bevande all’arancia. Tra queste, il pyrimethanil rientra tra le sostanze sospette tossiche e mutagene e lo spirotetramat, sospettato di nuocere alla fertilità e al feto, sarà vietato nella Ue dal 30 ottobre 2025.
Nel caso dei pesticidi, quanto sono alti i livelli dei residui ritrovati nei campioni? Per questa domanda non c’è una risposta netta, almeno dal punto di vista normativo. Nessuna direttiva Ue, né tantomeno alcuna disposizione italiana prevedono dei limiti massimi di presenze di pesticidi nei soft drink. Abbiamo per tanto deciso di prendere come riferimento la normativa che recepisce la direttiva Ue 2020/2184, secondo cui per i pesticidi e i loro metaboliti, i limiti accettabili sono di 0,1 μg/l (microgrammi per litro) per singola sostanza e 0,5 μg/l per la somma totale delle sostanze attive presenti, sia per le acque superficiali che per quelle destinate al consumo umano. Se queste soglie fossero estese ai campioni di bevande zuccherate da noi analizzati, tutti sarebbero fuorilegge. È chiaro che i limiti per le acque potabili sono pensati per una bevanda essenziale per l’organismo umano, destinata a un consumo quotidiano ben superiore a un’aranciata o a una cola, ma in assenza di riferimenti chiari per i soft drink, abbiamo voluto prendere come riferimento la soglia più cautelativa.

Come abbiamo dato i giudizi (e quali sono i limiti)

La concentrazione e il numero dei pesticidi hanno pesato per il 40% sul giudizio complessivo; i Pfas per il 30% , mentre ingredienti sgraditi e zuccheri il 15% per ciascuno. Questo test è stato realizzato seguendo la norma ISO 46:2017.

Limiti massimi residui pesticidi in acque potabili (mg/l):
0,0001 per ogni singolo pesticida;
0,0005 per la somma di tutti i pesticidi.

Limiti massimi residui Pfas in acque potabili (ng/l):
500 per la somma di tutti i Pfas;
100 per ogni singolo Pfas contenuto nella somma dei 24 Pfas (include il PfhxA ma non il Pfms).

Il peso di pesticidi, additivi e Pfas

Sono diversi gli aspetti da valutare quanto si sceglie un soft drink. Non basta, infatti, leggere l’etichetta per garantirsi i più salutari, serve anche una più attenta analisi di laboratorio. Entrambi controlli hanno contribuito a formare il nostro giudizio. Vediamo nel dettaglio quello che è emerso.

Pesticidi
All’interno dei 14 campioni analizzati, sono stati trovati residui di pesticidi solo nelle bevande a base di arancia. Probabilmente perché è tra gli agrumi più trattati con sostanze chimiche e nel caso specifico perché le percentuali da concentrato di succo rispetto alle altre bevande analizzate, sono molto più alte proprio per l’arancia (in diversi casi presente per il 20% degli ingredienti complessivi), aspetto che contribuisce a una maggiore probabilità di rilevamento delle tracce. Entrando nel dettaglio sono 4 le molecole trovate nei 5 campioni di aranciate, con una in particolare che li presenta tutti nella stessa bottiglietta. L’imazalil, in particolare, è un fungicida molto usato negli agrumi come testimonia anche l’ultimo test del Salvagente sulle arance. Secondo l’Environmental protection agency (Epa), l’Agenzia statunitense di protezione ambientale, l’imazalil è classificato come cancerogeno probabile. Sull’imazalil, la Ue, con il Regolamento 2019/1582 ha scelto di usare due pesi e due misure: azzerato nelle banane, ridotto di poco nei limoni resta com’era nelle arance. Trovati anche due metaboliti dello spirotetramat: cis enol e glucoside. Lo spirotetramat, sospettato di nuocere alla fertilità e al feto, era stato vietato inizialmente per l’agosto del 2024, data poi rinviata al 30 ottobre 2025. Dunque, anche se non c’è nulla di illegale, ci si domanda perché i produttori abbiano continuato a usarlo nonostante la consapevolezza della sua pericolosità. Il pyrimethanil rientra tra le sostanze sospette tossiche e mutagene, mentre per il fludioxonil il Pesticide action network chiede il divieto, citando le conclusioni dell’Efsa sulla revisione paritaria della sostanza, secondo cui presenta i criteri di interferenza endocrina per gli esseri umani. In ogni caso, i residui di pesticidi trovati, per cui non esistono limiti di legge in Ue relativamente ai soft drink, se fossero comparati con i limiti previsti per l’acqua potabile, supererebbero nettamente la soglia ritenuta di sicurezza per il consumo umano.

Pfas
Le sostanze perfluoroalchiliche, dette inquinanti per sempre, sono considerate da diversi studi connesse a malattie di diverso tipo: tumori, interferenze endocrine, patologie cardiovascolari, all’apparato riproduttivo, danni a fegato e reni. I Pfas creati dall’industria come impermeabilizzanti e ritardanti di fiamma sono migliaia, e su molti di essi non vi sono ancora studi relativi alla pericolosità. Così come per i pesticidi, non esistono limiti europei per queste sostanze nei soft drink, per tanto ci rifacciamo ai valori esistenti per le acque potabili: l’Ue ha stabilito, a partire dal 2026 una soglia massima di tolleranza di 500 ng/l (nanogrammi per litro) per il parametro “Pfas totali” e 100 ng/l per il parametro “somma di Pfas”, che include 20 specifici Pfas. Di quest’ultimo gruppo fa parte uno dei due Pfas trovati in sette campioni da noi analizzati, il PfhxA, che è già stato vietato da Bruxelles in tessuti impermeabili, imballaggi, scatole di pizza e cosmetici, perché considerato connesso a rischi per salute e natura “inaccettabili”. L’altro, il Pfms, non è associato a particolari pericoli, ma va considerato che i Pfas su cui sono stati condotti studi approfonditi sono ancora pochi. In ogni caso, le sostanze trovate nel nostro test erano presenti in quantità lontane dalle soglie massime e ritenute non allarmanti dagli esperti da noi consultati.

Zucchero
La quantità complessiva di zucchero riportata nella tabella nutrizionale comprende sia quelli naturalmente contenuti nella frutta sia quelli aggiunti. La media è di circa 10 grammi per ogni 100 di prodotto. Tra i campioni testati, c’è chi abbonda, come Coca-Cola, Schweppes, Aranciata Sanpellegrino, Fanta, tè San Bernardo e Lurisia che superano i 10 grammi (l’ultima addirittura tocca quota 13,6/100g), e chi per tenere bassa la quantità di zuccheri, usa dolcificanti comunque sgraditi, come Pepsi. Peggio ancora fa Coca-Cola che, a fronte di diversi edulcoranti, ha anche quantità di zuccheri non basse. Considerando entrambi gli aspetti, i due migliori prodotti risultano il Fuze Tea e l’Estathe.

Ingredienti sgraditi
Anche l’utilizzo di dolcificanti, come lo sciroppo di glucosio-fruttosio ha influito negativamente sul giudizio finale. In quest’ultimo caso, infatti, parliamo di una sostanza ritenuta capace di interferire con le funzioni epatiche. Tra le presenze sgradite, oltre agli zuccheri aggiunti, ci sono anche l’acesulfame K (nella Pepsi) e il sucralosio (Pepsi, aranciata e tè San Benedetto), dolcificanti usati al posto dello zucchero. Li consideriamo sgraditi, perché secondo alcuni studi, potrebbero essere connessi all’insorgenza rispettivamente di tumori e leucemia. Nella categoria abbiamo inserito anche il colorante E150d, cancerogeno secondo uno studio Iarc, per cui sono state anche segnalate sporadiche reazioni allergiche.

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