
Le associazioni e i famigliari dei piccoli che hanno contratto la Seu dopo aver mangiato formaggi a latte crudo, promuovono le Linee guida del ministero della Salute ma ribadiscono che serve l’obbligo inserire lo sconsiglio in etichetta per le categorie fragili
Bene le Linee guida in attesa dell’obbligo di avvertire in etichetta i consumatori del rischio legato al consumo di formaggi a latte crudo da parte di bambini, anziani, donne in gravidanza e persone immunodepresse.
Le associazioni e i famigliari dei bambini che hanno contratto la Seu, la Sindrome emolitico uremica, o si sono gravemente ammalati dopo aver mangiato formaggio a latte crudo contaminato da E.Coli Stec plaudono alle “Linee guida per il controllo di Escherichia coli produttori di Shiga-tossine (STEC) nel latte non pastorizzato e nei prodotti derivati”, frutto di un tavolo tecnico istituto al dicastero al quale hanno partecipato esperti del ministero della Salute e dell’Agricoltura, dell’Istituto superiore di sanità, degli Istituti zooprofilattici e delle associazioni di categoria, tra cui Assolatte, ma chiedono che il progetto di legge sull’obbligo di “sconsiglio per le categorie fragili” in etichetta arrivi a buon fine.
“Linee guida passo in avanti importante”
Spiega al Salvagente Paolo Chiandotto, presidente del Progetto Alice, associazione per la lotta alla Seu: “Abbiamo partecipato al tavolo tecnico e abbiamo dato il nostro contributo alle Linee guida del ministero che rappresentano un importante passo in avanti nel contrasto e la prevenzione dell’infezione da Stec attraverso i formaggi a latte crudo. Quando c’è il rischio che su un certo formaggio il produttore non riesce a garantire l’assenza della contaminazione di E.Coli Stec le linee guida consigliano di etichettare l’allert: è una cosa molta positiva”.
Soddisfatto anche Giovanni Maestri, papà di Mattia, il bimbo in stato vegetativo da 8 anni dopo mangiato formaggio a latte crudo contaminato: “Le Linee guida sono molto buone ma noi siamo anche per l’obbligo di etichettare lo sconsiglio al consumo per le categorie fragili sui formaggi a latte crudo”.
Nei formaggi a latte crudo, per le Linee guida del ministero è “fortemente consigliata l’introduzione di un’etichettatura informativa nei casi in cui non sia possibile garantire una totale mitigazione del rischio” ovvero della presenza del batterio dell’E.Coli Stec responsabile nei soggetti fragili della Seu, la Sindrome emolitico uremica, la prima causa di insufficienza renale nei bambini.
Fra le misure consigliate, c’è appunto l’etichettatura che avvisi i consumatori vulnerabili del rischi legati al consumo di formaggi a latte crudo:
“Il consumo di questo prodotto non è consigliato per le categorie fragili (bambini, anziani, donne in gravidanza, persone immunodepresse)”.
Quindi nessun obbligo automatico ma qualora, a seguito degli autocontrolli, i produttori non riescano a escludere il rischio di contaminazione dei formaggi da E.Coli Stec, sono raccomandati ad apporre sui prodotti confezionati o nei luoghi di vendita lo sconsiglio al consumo.
La posizione di Assolatte
Il Salvagente sul punto ha raccolto anche la posizione di Massimo Forino, direttore di Assolatte, l’associazione italiana latterio casearia, se consiglierà di apporre in etichetta ai propri associati che producono formaggi a latte crudo: “Assolatte ha partecipato alla redazione delle Linee guida e ci atterremo a quello che c’è scritto. È l’operatore che, attraverso l’analisi dei punti critici (Hccp, ndr) deve individuare le fonti del rischio: da qui deve far partire i controlli e attuare le procedure per neutralizzare il pericolo. Dunque qualora l’operatore che ha attuato tutto il piano dei controlli non è in grado di escludere il rischio della contaminazione da E.coli Stec, noi consigliamo di inserire in etichetta lo sconsiglio per le persone fragili. Viceversa, se le le condizioni tecnologiche di produzione escludono qualsiasi rischio, non c’è motivo di consigliare l’etichettatura. Faccio degli esempi il Parmigiano come il Grana sono formaggi a latte non pastorizzato a pasta cotta e con una lunga stagionatura e quindi non c’è nessun rischio. Così come il Provolone: viene filato a 80°, a una temperatura che esclude presenze indesiderate. Più cautela ci vuole con i formaggi a latte crudo e a pasta cruda che poi sono gli stessi dei casi di cronaca di giovani consumatori che hanno contratto la Seu”.
Le associazioni: “Ora serve obbligo di etichettatura”
I famigliari dei piccoli che si sono ammalati la pensano in modo diverso. “Auspichiamo – aggiunge Maestri – tempi rapidi per l’approvazione della proposta di legge bipartisan sull’obbligo di inserire in etichetta lo sconsiglio al consumo di formaggi a latte crudo per i bambini e le altre categorie fragili. Siamo poi d’accordo con voi del Salvagente: bisogna ragionare sulla stagionatura, perché i dati dicono che anche fino a 9-10 mesi di stagionatura il batterio E.Coli Stec può sopravvivere. Nessuno pensi di limitare l’obbligo a 60 giorni di stagionatura”.
In Parlamento ci sono diversi progetti di legge per istituire l’obbligo di allert in etichettatura per i formaggi a latte crudo. A gennaio il senatore Lorenzo Basso del Pd insieme al deputato di FdI Matteo Rosso hanno presentato una proposta di legge bipartisan per introdurre l’obbligo di riportare in etichetta dei “prodotti caseari a latte crudo freschi o di media stagionatura l’indicazione relativa al rischio per la salute per i bambini di età inferiore ai dieci anni”.
Abbiamo chiesto aggiornamenti all’onorevole Rosso di Fratelli d’Italia: “Le audizioni alla Camera si sono concluse. La pubblicazione delle Linee guida è un passo in avanti. Abbiamo chiesto al Tavolo tecnico istituito presso il ministero della Salute dal sottosegretario Gemmato di fornirci alcune proposte che valuteremo prima di portare la proposta di legge in aula”.
“Le Linee guida le difendiamo a spada tratta ma è ovvio che il fine è l’ottenimento dell’obbligo ad etichettare l’allert” spiega al Salvagente il dottor Chiandotto. “Bisogna tutelare i consumatori dal rischio, piccoli e meno piccoli, non solo dal rischio di contrarre la Seu ma anche da tutte le altri manifestazioni patologiche legate all’infezione da Stec a cominciare dalle gastroenteriti gravi legate al consumo di formaggi a latte crudo contaminati. Il problema non viene quantificato perché ci sono tante regioni che, al di là dei casi di Seu, non monitorano i casi di grastroenteriti che sono gravi per il paziente e un costo per il Servizio sanitario nazionale. Serve l’obbligo inserire in etichetta l’allert per evitare malattie evitabili e costi sanitari per lo Stato”.







