Il ministero della Salute ritira le fettuccine Ristopronto, prodotte a Roma, per contaminazione dall’insetticida Fipronil, solo che lo rende pubblico con una settimana di ritardo, quando il prodotto è già scaduto e con ogni probabilità chi lo aveva già comprato lo avrà già consumato. Un’ennesima prova delle falle presenti nel sistema italiano di controllo e prevenzione degli scandali alimentari, dopo la figuraccia del ministro Lorenzin, smentita dagli stessi sequestri in tutta Italia, a poche ore dalla rassicurazione sull’assenza di uova contaminate nel nostro Paese.
Il lotto richiamato
Tornando alle fettuccine Ristopronto, la notizia del ritiro dal commercio del lotto 33/2017 viene pubblicata sul sito del ministero della Salute la mattina del 25 agosto, ma a ben guardare la data del documento allegato con cui si ordina il richiamo è del 18 agosto. La prima domanda che sorge spontanea è: perché in casi che riguardano la sicurezza alimentare e quindi potenzialmente la salute dei cittadini, si lascia passare una settimana prima di avvertire i consumatori del problema?
Ritirate già scadute
Facendo così li si espone al rischio di consumare quel prodotto sospetto prima di essere messi a conoscenza del problema. Nel caso delle fettuccine Ristopronto, più che di un rischio possiamo parlare di una certezza: l’allegato nel sito del ministero, infatti, riporta anche una riproduzione dell’etichetta del prodotto richiamato. Tra le informazioni leggibili, la data di scadenza indica il 22 agosto 2017. Aver reso noto il problema con le fettuccine Ristopronto contaminate dall’insetticida tre giorni dopo la loro scadenza significa aver “condannato” gli acquirenti a mangiarle all’oscuro di tutto.
Messe in commercio a una settimana dallo scandalo
Un’altra spia del fatto che qualcosa gira a vuoto la si può rintracciare nella data di produzione delle fettuccine ritirate, il 10 agosto scorso. Lo scandalo delle uova al Fipronil comincia a finire sui giornali una settimana prima (Il Salvagente ne parla per la prima volta il 4 agosto). Ci chiediamo se un intervento più tempestivo delle autorità italiane, invece che il solito riflesso a minimizzare, avrebbe potuto evitare che a distanza di diversi giorni questo prodotto – e chissà quanti altri non ancora rintracciati -venisse lavorato e messo in commercio.
Dalla Calabria alla Toscana, nuovi sequestri
Nel frattempo, continuano i ritiri in giro per l’Italia, dopo l’Emilia-Romagna, Ancona, Viterbo, gli ultimi sequestri riguardano delle uova sgusciate liquide vendute in Calabria, e provenienti da allevamenti dell’Emilia-Romagna, e 200 uova sequestrate ad Orbetello, in provincia di Grosseto. Pochi giorni fa, invece, era stata ritirata dai supermercati l’omelette surgelata “Atsuyaki Tamago” distribuita dall’azienda tedesca Kagger di cui, per l’Italia, il distributore è l’International Trade Group. 127 confezioni tolte dagli scaffali a Milano.
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