Dal prossimo anno scolastico i ragazzi francesi non faranno più i compiti a casa: il ministro dell’Istruzione Jean Michel Blanquer ha annunciato una legge che prevede 15 ore di scuola aggiuntive al mese che saranno utilizzate per svolgere i compiti. Il provvedimento ha l’obiettivo di ridurre al massimo le disparità tra i bambini che possono contare sull’aiuto dei genitori e quelli che non hanno questa possibilità. Una svolta per i genitori alle prese – tra qualche giorno – con un altro “tormentone”, quello dei compiti delle vacanze. Ma quanto è efficace il ripasso sotto l’ombrellone? Maurizio Parodi, dirigente scolastico e pedagogo, autore del libro Basta compiti! non ha dubbi: “Si tratta di una tortura inutile”. “I compiti per le vacanze – aggiunge – sono un ossimoro, un assurdo logico e pedagogico, giacché le vacanze dovrebbero essere tali proprio perché liberano dagli affanni feriali. Oltretutto non regge la motivazione per la quale i compiti vengono assegnati, ovvero perché gli scolari si esercitino e non dimentichino tutto quello che hanno imparato. Evidentemente gli insegnanti ritengono che gli apprendimenti avvenuti durante l’anno scolastico siano davvero ben poco significativi. Ed è proprio così: pare infatti accertato che la ‘permanenza’ delle informazioni apprese attraverso l’insegnamento e lo studio domestico non superi i tre mesi, e che il 70% delle conoscenze sia oggi acquisito al di fuori della scuola. In altre parole: si impara sempre meno a scuola e si dimentica sempre più in fretta ciò che a scuola si impara”.
Sull’assegno giornaliero, la posizione di Parodi non è lontana dalla proposta francese: “I compiti dovrebbero essere svolti a scuola con il vigile, solerte contributo del docente – prosegue Parodi – perché questo è il ruolo principale della scuola, che non può essere delegato ad altri soggetti, genitori in primis. In realtà, non di rado capita che proprio i genitori si sostituiscano, forzatamente, non solo ai docenti ma anche ai figli nell’adempimento degli obblighi domestici. Così, i ragazzi che abbiano genitori premurosi e culturalmente attrezzati riescono ad affrontare l’impegno domestico con relativa serenità o minore insofferenza. Al contrario, gli studenti che hanno problemi (personali o familiari), finiscono per non farli, li sbagliano, li fanno male, indisponendo i docenti che perciò li biasimano e redarguiscono, allontanando chi nella scuola potrebbe trovare l’unica opportunità di affermazione, affrancamento, promozione”.