Il burro scarseggia, i prezzi in Europa in un anno sono passati da 2.400 euro a tonnellata a 5.250 di maggio e le aziende dolciarie minacciano di aumentare i prezzi. Nel mese di maggio la quotazione del burro alla Borsa di Lodi (piazza di riferimento per il Nord Italia) ha raggiunto i 4,63 euro al chilo con un aumento di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo del 2016.
“Non riusciamo a trovare la materia prima”
“Non riusciamo a trovare il burro necessario per le nostre lavorazioni” ha lamentato, come riportato da ilsole24ore.com, Alberto Balocco, amministratore delegato dell’omonima azienda. “Non si tratta – ha aggiunto – solo del prezzo, peraltro molto elevato, ma della disponibilità fisica della materia prima. Non saprei dove individuare le responsabilità di questa carenza, ma certo gli incentivi Ue a non produrre per gli allevatori hanno avuto il loro peso”.
Il problema non è solo italiano ma europeo. In Francia, dove la cucina nazionale fa un uso smodato di burro, la Federazione delle imprese dolciarie ha lanciato l’allarme sul boom dei prezzi e sulla carenza di materia grassa: “Il burro è l’elemento principale per le produzioni. Se il costo continua a salire, dobbiamo aumentare i prezzi dei prodotti venduti al consumo”.
Le cause? Più convenienti le forniture ai formaggi. E l’olio di palma…
Ma perché sono aumentate così tanto le quotazioni? Quali sono le cause? “Non ci sono stock sul mercato – ha spiegato Alberto Bauli, presidente del gruppo veronese al Sole – e la sensazione è che i prezzi continueranno a correre. I motivi? Probabilmente i produttori trovano più remunerativo destinare le forniture ai formaggi“. Dal fronte dei trasformatori, Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, ha spiegato che “il balzo dei prezzi è un fenomeno mondiale. I motivi? Diversi: la crescita di formaggi, l’abbandono dell’olio di palma, la maggiore domanda dell’industria alimentare”. E se la corsa dei prezzi non diminuirà “sarà ancora più difficile trasferire gli aumenti al consumo”.