Pfas nei fanghi di depurazione: protesta degli agricoltori Usa (ma in Italia nessun provvedimento)

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Un gruppo che rappresenta gli agricoltori biologici del Maine ha annunciato che farà causa All’Agenzia Usa di protezione ambientale per non aver protetto la loro terra, i raccolti e il bestiame dai Pfas contenuti nei fanghi di depurazione. In Italia la legge che permette di usarli come concime viene contestata da anni

 

Un gruppo che rappresenta gli agricoltori biologici del Maine ha annunciato che farà causa All’Agenzia Usa di protezione ambientale, ai sensi del Clean Water Act, per non aver protetto la loro terra, i raccolti e il bestiame dai Pfas contenuti nei fanghi di depurazione. In Italia la legge che permette di usarli come concime viene contestata da anni.

La protesta nel Maine

Nel Maine, i fanghi delle acque reflue (spesso chiamati “biosolidi”), sono quelli che secondo la Maine Organic Farmers and Gardeners Association, l’agenzia avrebbe incoraggiato gli agricoltori a utilizzare come fertilizzante, per molti anni. Come scrive ConsumerReports che riporta la notizia, “insieme ai nutrienti benefici, questo sottoprodotto riciclato dei rifiuti umani e industriali spesso contiene tossine dannose come i Pfas che non vengono rilevate e non regolamentate”.

L’assenza di regolamentazione

Il gruppo sostiene che “la mancanza di praticamente qualsiasi regolamentazione federale su questi rifiuti fino ad oggi ha causato danni indicibili alla salute pubblica e all’ambiente”, secondo la sua lettera all’Epa in cui notifica all’agenzia la sua intenzione di fare causa. Il gruppo di agricoltori bio esorta l’Epa a stabilire rapidamente nuove normative sui fanghi che proteggeranno meglio il pubblico. Nel frattempo, sostiene la lettera, l’Epa dovrebbe vietare l’uso dei fanghi nelle aziende agricole e aiutare le località a smaltirli in modo più sicuro. “Ogni settimana impariamo di più sulla prevalenza della contaminazione da Pfas nei sistemi alimentari e agricoli degli Stati Uniti”, si legge nella lettera. “Scopriamo sempre più spesso che la fonte primaria di questa contaminazione proviene dai fanghi di depurazione”.

L’indagine di ConsumerReports

In un’indagine del maggio 2024 che esplorava i Pfas nell’approvvigionamento alimentare, ConsumerReports ha eseguito un piccolo test su 50 campioni di cinque marche di latte acquistate nei negozi di alimentari di tutto il paese, trovando Pfos e Pfoa, i due composti Pfas più spesso collegati a effetti dannosi per la salute – in sei dei 50 campioni, incluso alcuni latti biologici. Fu un allevatore di latte di terza generazione nel Maine, Fred Stone, che fu uno dei primi a scoprire che la sua terra, l’acqua, le mucche e il latte (per non parlare della sua famiglia) erano stati contaminati dai Pfas dei fanghi che aveva sparso anni prima. Decine di agricoltori del Maine hanno successivamente trovato Pfas nella loro terra e nei loro prodotti.

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Lo stato del Maine ne ha vietato l’utilizzo

Lo stato del Maine non ha perso tempo: ha vietato l’applicazione di fanghi sul terreno e ha fissato limiti per i Pfas nel latte. Ma queste sono decisioni che nessun altro stato né tantomeno il governo federale ha voluto prendere.

La risposta vaga dell’Epa

L’Epa ha rifiutato di rispondere alla richiesta di Cr di commentare la lettera. Quando Cr aveva precedentemente contattato l’agenzia con domande sui suoi piani per la regolamentazione dei fanghi, l’agenzia ha affermato che stava cercando di determinare se la regolamentazione dei Pfas nei fanghi di depurazione “è giustificata dal Clean Water Act”. L’agenzia ha anche affermato che nel frattempo raccomanda agli stati di monitorare da soli i fanghi per la presenza di Pfas, ma pochi attualmente lo fanno.

L’altra causa in Texas

gli agricoltori bio del Maine e altri gruppi – scrive Cr – “intendono anche unirsi a una causa separata che l’organizzazione no-profit Public Employees for Environmental Responsibility (Peer) ha intentato contro l’Epa per lo stesso problema”. La Peer ha annunciato il suo piano di citare in giudizio l’agenzia a febbraio dopo aver riscontrato alti livelli di Pfas in diverse aziende agricole del Texas e aver quindi testato i fanghi che erano stati sparsi sul terreno vicino.

Fanghi tossici: la questione aperta anche da noi

Un problema, quello dei fanghi da depurazione tossici che esiste anche in Italia. Nel 2018, il decreto-Genova, approvato il primo governo Conte  ha consentito l’utilizzo di fanghi di depurazione industriali come fertilizzanti. Su questo, il Salvagente sin da allora ha condotto una battaglia ferma, tanto da aver lanciato una petizione al presidente del Consiglio e ai ministri competenti. Una petizione che ha già raccolto oltre 132mila firme e che può ancora essere firmata e sostenuta.

Lo scandalo del 2021 in Nord Italia

Quasi a conferma della pericolosità delle conseguenze di quel decreto, nel maggio del 2021, si scopre che 150mila tonnellate di fanghi tossici spacciati per fertilizzanti erano stati sversati su 3mila ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. A scoprirlo erano stati i carabinieri forestali del gruppo di Brescia coordinati dal Sostituto Procuratore Mauro Leo Tenaglia. I fanghi erano contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altri veleni sarebbero al centro di un traffico avvenuto tra il gennaio del 2018 e l’agosto del 2019.