Nel 2021 l’Ue ha vietato alcuni tipi di plastica monouso per tentare di contrastare l’inquinamento globale. Tra i prodotti anche piatti monouso, posate, cannucce per le bevande. Ora una ricerca universitaria belga ha scoperto che molti dei sostituti, in particolare le cannucce di carta, contengono Pfas, i “forever chemicals”.
Non proprio “verdi”. Le nuove cannucce in carta, utilizzate per soft drink, cocktail e bibite di ogni tipo, saranno anche plastic free ma non sono certo senza rischi. Anzi, 9 su 10 contengono Pfas, i “forever chemicals” (contaminanti per sempre, vista la loro capacità di rimanere per molti anni nell’organismo e accumularsi) che oramai sono diventati uno dei nemici della salute più insidiosi e diffusi.
Una scoperta che getta una pesante ombra sui sostituti della plastica, dopo che una ricerca del Salvagente aveva trovato Pfas anche nei piatti compostabili, in particolare in quelli utilizzati nelle mense scolastiche italiane, e segnala come i produttori utilizzino sostanze per nulla sicure in quelli che invece dovbrebbero essere oggetti di consumo quotidiano amici dell’ambiente e della salute.
Lo studio belga sulle cannucce
È quanto hanno scoperto nel primo studio di questo genere i ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Antwerp, Wilrijk, Belgio, testando 39 diverse marche di cannucce disponibili in commercio – realizzate in bambù, vetro, acciaio inossidabile, plastica e carta – per 29 singoli composti Pfas.
In particolare a finire sotto analisi sono state 20 cannucce di carta, 5 cannucce di vetro, 5 di bambù, 5 di acciaio inossidabile e 4 di plastica.
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“È stato riscontrato che i Pfas sono presenti in quasi tutti i tipi di cannucce, ad eccezione di quelle in acciaio inossidabile e sono stati rilevati più frequentemente in materiali di origine vegetale, come carta e bambù” spiegano i ricercatori nelle conclusioni dello studio. E Aggiungono: “Non abbiamo osservato molte differenze né tra le tipologie dei materiali, né tra i continenti di provenienza. La presenza di Pfas nelle cannucce di origine vegetale dimostra che non sono necessariamente biodegradabili e che l’uso di tali cannucce contribuisce potenzialmente all’esposizione umana e ambientale a queste sostanze”.
Da dove arrivano i “forever chemicals”
Il sospetto dei ricercatori, confermato dalle analisi, è che questi prodotti di carta fossero più contaminati per il processo utilizzato per renderli idrorepellenti, anche se non è escluso che i Pfas fossero presenti all’inizio della catena di fornitura a causa dell’utilizzo di materie prime contaminate.
Resta il fatto che mentre sul totale il 69% dei marchi testati sono risultati contenere i “forever chemicals” (in totale diciotto diversi Pfas) si è saliti al 90% delle cannucce di carta testate. Un primato che stacca di poco i numeri dei prodotti in bambù (80% contaminati) e quelli in plastica (75%). Perfino le cannucce in vetro hanno fatto rivelare Pfas, almeno nel 40% dei casi. Solo i prodotti in acciaio non hanno fatto rilevare i composti.
I Pfas trovati nelle cannucce di carta
I Pfas più comunemente presenti (i Pfoa) sono vietati a livello globale dal 2020. Nelle analisi, poi, sono stati identificati anche composti a catena ultracorta, come l’acido trifluoroacetico (Tfa) e l’acido trifluorometano-solfonico (Tmas), considerati altamente solubili, nel senso che potrebbero migrare dalle cannucce alle bevande. Le concentrazioni trovate, spiegano i ricercatori, sono basse e visto l’uso occasionale il rischio per la salute umana è limitato. Ma, aggiungono, non tranquillizza il fatto che queste molecole possano rimanere nel corpo per molti anni, con concentrazioni che si ritiene possano accumularsi nel tempo. “Piccole quantità di Pfas, pur non essendo dannose di per sé, possono aumentare il carico chimico già presente nel corpo”, ha affermato il dottor Thimo Groffen, uno degli autori dello studio.
I danni per la salute
Che i Pfas siano una famiglia di molecole che mette a rischio la salute è cosa nota da diversi anni. Le molecole per- e polifluoroalchiliche, sono un’ampia classe di sostanze chimiche che persistono indefinitamente, sono state collegate a preoccupanti effetti sulla salute. Uno studio pubblicato sulla rivista Environmental and Science Technology Letters riassume alcuni di questi possibili effetti avversi sulla salute. È un elenco lungo: cancro ai reni e ai testicoli, basso peso alla nascita, malattie della tiroide, diminuzione della qualità dello sperma, ipertensione indotta dalla gravidanza e immunotossicità nei bambini. Studi sugli animali hanno trovato ulteriori collegamenti, tra cui lo sviluppo alterato della ghiandola mammaria, la tossicità riproduttiva e dello sviluppo, l’obesità e la soppressione immunitaria.