Frutta secca: il nostro test boccia i pistacchi Conad

FRUTTA SECCA TEST PISTACCHI

La frutta secca è una fonte di sostanze antiossidanti e cardioprotettive e, in base alle nostre analisi, è quasi sempre priva di micotossine. Con qualche eccezione. Nel nuovo numero in edicola e digitale Il nostro test su 37 confezioni di pistacchi, anacardi, arachidi e mix

Sfiziosa, salutare e… pulita. La frutta secca oltre a deliziare il palato durante una pausa o un aperitivo, rappresenta una fonte irrinunciabile di sostanze antiossidanti e cardioprotettive e, come mostrano i risultati delle nostre analisi su 37 prodotti pubblicati nel nuovo numero in edicola e in digitale  è in larga parte priva di contaminanti. Presso il FoodLab del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, struttura guidata dal nostro compianto professor Alberto Ritieni, abbiamo analizzato 37 confezioni tra pistacchi, arachidi, anacardi e mix di semi e frutta secca e valutato la presenza di 23 diverse micotossine.

Solo in un caso, i pistacchi Conad, è stata rilevata la presenza dell’aflatossina B2 (l’unica a essere regolamentata) a un livello tale (9,065 mcg/kg) da sfiorare il limite di legge (10 mcg/kg). In tutti gli altri prodotti, invece, i risultati analitici restituiscono un quadro decisamente positivo: in molti casi le micotossine investigate sono assenti e in altri presenti in tracce. In nessuna confezione abbiamo riscontrato neppure in concentrazioni minime la famigerata ocratossina (nefrotossica e cancerogena), né l’aflatossina B1 che rappresenta anch’essa più di un pericolo per la salute umana. Tra le tracce rilevate in laboratorio ricorrenti sono stati i diversi metaboliti dello zearalenone: parliamo di micotossine per le quali gli studi tossicologici a disposizione non giustificano la determinazione di un limite massimo alla loro concentrazione negli alimenti. Tuttavia questo non significa che non possano rappresentare un rischio per la salute umana. Ad esempio lo zearalenone e i suoi principali derivati (alfa- e beta-zearalenolo, ricorrenti nelle nostre analisi anche se in concentrazioni molto basse) sono micotossine con effetti estrogenici sui mammiferi. Così come la micotossina T-2, presente in un campione in quantità molto bassa, pur non essendo regolamentata a livello europeo è un fungo che può provocare nell’uomo leucopenia ovvero la diminuzione del numero dei leucociti circolanti.

Troppo sale, zucchero e oli vegetali

Se dal punto di vista tossicologico i risultati sono più che incoraggianti, occorre però fare attenzione agli ingredienti aggiunti alla frutta secca. Il sale in primis ma anche gli oli vegetali (usati per “friggere” le arachidi) e lo zucchero nei cosiddetti mix di frutta secca. In quest’ultimo caso abbiamo riscontrato quantitativi davvero elevati. Prendiamo il Fatina Snack fitness mix di mandorle, ananas, anacardi, papaya e cranberries: lo zucchero è presente in 45 grammi su cento grammi di prodotto. Se pensiamo che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il livello ottimale di zucchero assunto giornalmente non dovrebbe superare i 25 grammi, è facile capire come mangiando un etto di questi mix si superi abbondantemente la dose raccomandata.
Tra sale e zuccheri, insomma, si rischia di dare l’addio ai benefici sulla salute…

Di seguito anticipiamo i risultati dei soli pistacchi: le altre tabelle con nomi e giudizi sono nel nuovo numero del Salvagente (acquista qui).

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Come abbiamo dato i giudizi

La rilevazione di una concentrazione di una micotossina vicina al limite di legge, dove previsto, ha determinato la bocciatura del prodotto. L’assenza dell’indicazione di origine, anche quando non obbligatoria, ha condizionato il voto massimo raggiungibile (Ottimo). La presenza della provenienza dove non prevista per legge così come l’indicazione della raccolta sono state valute positivamente. Una menzione anche a chi non ha usato olio nelle arachidi tostate e a chi ha ridotto l’uso di sale e zucchero. L’impiego di ingredienti sgraditi quali l’olio, l’anidride solforosa e un tenore eccessivo di sale e zucchero hanno penalizzato il voto complessivo.

Come leggere le tabelle

Gli italiani sono grandi consumatori di frutta secca. Tanto che a fronte di una produzione nazionale di 220mila tonnellate per soddisfare il fabbisogno interno siamo costretti a importante grandi quantitativi di pistacchi, mandorle, noci, nocciole tanto da essere il quinto maggiore importatore mondiale di frutta secca. Molta di questa materia prima viene usata dall’industria dolciaria, ma vanno forte anche i consumi domestici in particolar modo di noci, mandorle e arachidi. Partendo da questi dati, abbiamo voluto capire il livello di contaminazione della frutta secca venduta in Italia e di trasparenza in etichetta.

Origine

L’origine in etichetta sarebbe obbligatoria sulla frutta secca, anche se sgusciata, come spieghiamo nelle pagine di questo servizio. L’indicazione della provenienza diventa invece facoltativa in caso di trasformazione (dunque sui pistacchi) o se si tratta di frutta secca morbida (uva passa e simili). I protagonisti del nostro test rispettano questa regola con qualche eccezione poco comprensibile. Tuttavia c’è chi indica sempre l’origine al di là della tipologia di frutta confezionata e chi, come Coop, indica sempre addirittura l’annata del raccolto.

Ingredienti

In genere, la lista degli ingredienti è composta esclusivamente dal frutto. È così nella maggior parte dei casi ad eccezione di pistacchi e anacardi che indicano tra gli ingredienti anche il sale. Discorso diverso per le arachidi: oltre al sale troviamo sempre (fatta eccezione per il prodotto Coop) l’olio di girasole, segno di una tostatura “in olio” (approfondiamo il tema nelle prossime pagine). Nei mix invece il discorso cambia: è lo zucchero l’ingrediente sgradito, in molti casi presente oltre le dosi consigliate dall’Oms. È il caso in particolare dei prodotti Fatina Snack e Alesto (Lidl) ma in generali di tutti quei “miscugli” che comprendono mirtilli, ananas, papaya e uva sultanina. Infine due campioni aggiungono rispettivamente il bisolfito di sodio e l’anidride solforosa: due antibatterici che vengono utilizzati per tenere a bada i lieviti ma non proprio salutari per il nostro organismo.

Micotossine

Abbiamo cercato 23 micotossine e la contaminazione, fatta eccezione dei pistacchi Conad, è risultata davvero molto bassa. Non mancano campioni completamente “puliti”. Tra tutte le molecole ricercate, le uniche per le quali è previsto un limite massimo di legge, sono le aflatossine (il prodotto Conad mostra il fianco proprio con la B2), per le altre la legislazione europea non prevede tetti alla concentrazione. Alcune micotossine sono sotto osservazione, come le enniatine e la T-2, mentre per altre la Ue ignora ancora il problema.
La contaminazione come dicevamo è risultata molto bassa ma, in mancanza di dati certi sul rischio, difficile essere del tutto tranquilli soprattutto se si considerano due aspetti. Il primo è che questi frutti, da qualche anno, non sono più considerati un cibo ludico: da quando sono considerati superfood il loro consumo è aumentato in maniera esponenziale e con esso anche l’esposizione a eventuali molecole dannose. Il secondo è che non ci sono ancora dati certi sull’effetto cocktail, ovvero su come interagiscono nel nostro organismo molecole di natura diversa.