È un alimento proteico e un valido sostituto della carne ma l’altra faccia della medaglia non può essere sottovalutata
Chiunque abbia intenzione di seguire una dieta vegetariana o vegana consumerà di certo importanti quantità di soia, uno dei principali vegetali sostituti della carne alla luce del suo importantissimo contenuto in proteine. Questo alimento (che è biologicamente un legume) ha moltissime altre proprietà e fa parte della dieta quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo, particolarmente in Asia. Ecco dunque tutto quello che c’è da sapere a proposito.
Cos’è la soia
Questo legume viene chiamato scientificamente Glycine max e viene raccolto a partire da una particolare pianta erbacea della famiglia delle Leguminose (o Fabaceae), originaria dell’Asia orientale. In natura è disponibile anche in un’altra versione affine, la soia selvatica (o Glycine soja).
Si tratta di una pianta annuale con un’altezza variabile dai 20 centimetri ai 2 metri, caratterizzata da una fitta peluria brunastra che ne ricopre diverse parti (il fusto, le foglie e lo stesso legume). Le sue foglie sono trifogliate, mentre i suoi frutti sono per l’appunto i legumi dalle dimensioni di 3-8 cm. Le sue radici, inoltre, sono simili a quelle di altre piante leguminose e contengono un batterio simbionte, il Bradyrhizobium japonicum, che si occupa dell’azotofissazione dell’azoto atmosferico.
La storia di questo vegetale è antichissima: si pensa infatti che venisse coltivata in Oriente già 5000 anni fa. Il nome nasce proprio in Asia: l’etimologia deriva dal termine giapponese shōyu, ‘salsa di soia”, legato a sua volta a quello cinese jiàngyóu, che significa letteralmente ‘olio di salsa di fagioli di soia fermentati’.
Le varietà disponibili
Il legume è presente in natura in diverse varietà, ognuna con caratteristiche fisiche e organolettiche distinte. Ecco un breve riassunto:
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
- Varietà gialla: è quella più comune e facilmente reperibile in qualunque supermercato. Si può consumare allo stato naturale dopo essere stata messa in ammollo per circa 24 ore e dopo essere stata lessata. In alternativa può diventare l’ingrediente principale di hamburger vegetali o salse, ma anche di bevande come il latte vegetale.
- Varietà nera: molto più rara sul mercato occidentale, viene solitamente utilizzata in Cina per diverse preparazioni.
- Varietà rossa: si tratta di un particolare tipo dei fagioli azuki e non è quindi un vero e proprio tipo di soia tout court.
- Varietà verde: anche detta fagiolo mungo, si utilizza per svariate salse e gustose zuppe. Di norma, vista la sua particolare consistenza, può essere triturata e trasformata in una farina con le stesse proprietà della 00. Si potrebbe dunque utilizzare per creare la carne di soia.
Un alimento altamente proteico
Generalmente si fa riferimento a questo vegetale nei termini di un prodotto dall’altissimo contenuto di proteine, da cui il suo ruolo molto importante per chiunque segua una dieta che non prevede il consumo di carne (e nel caso dei vegani nemmeno di pesce e/o latticini).
Nonostante in generale tutti i legumi contengano una grande quantità di questa preziosa sostanza, la soia ne offre un quantitativo ancora maggiore: il legume secco contiene infatti 37 grammi di proteine ogni 100 g di prodotto, rispetto ai 23,6 e 22,7 grammi di fagioli e lenticchie, rispettivamente.
In parallelo, rispetto ad altri prodotti vegetali simili, questo alimento possiede un minor quantitativo di carboidrati ma allo stesso tempo anche un maggior tasso di zuccheri solubili (e di conseguenza un più alto indice glicemico).
Considerato quanto detto fino a questo punto, dunque, risulta evidente come questo vegetale possa essere molto adatto a chi è alla ricerca di un alimento altamente proteico per compensare la mancanza di prodotti di origine animale. Ad ogni modo, non si tratta di un cibo esattamente indicato per chi voglia seguire una dieta dimagrante.
I suoi valori nutrizionali
Si veda dunque qui di seguito la tabella nutrizionale dell’alimento (per 100 g di prodotto) confrontata con quella di fagioli e lenticchie presi come riferimento.
- 407 kcal
- Proteine 37 g
- Lipidi 19 g
- Carboidrati 23 g
- Zuccheri 11 g
- Fibra 12 g
Si nota in questo caso che il valore di carboidrati della soia è decisamente più alto rispetto a quello dei fagioli, che per 100 g di prodotto ne contengono 17 g, o delle lenticchie, che ne contengono 20 g. Molto diverso anche l’apporto di zuccheri, che nei fagioli è di 21,g e nelle lenticchie di 1,8 g.
I suoi principali benefici
I suoi effetti più importanti sull’organismo umano sono da riferirsi alle molecole degli isoflavoni, anche chiamate fitoestrogeni: si sta parlando in questo caso di sostanze come la genisteina, la daidzeina e la gliciteina, che a livello chimico ricordano molto da vicino gli estrogeni, ovvero gli ormoni femminili.
Tali elementi hanno un’importantissima funzione, poiché proteggono i tessuti dall’insorgenza di vari tipi di tumori. Ecco il motivo per cui il consumo di questo elemento viene considerato come un vero e proprio rimedio anti-cancro naturale.
Ci sono, nello specifico, diversi studi effettuati dalla comunità scientifica che hanno dimostrato come il consumo di questo legume possa essere associato ad un ridotto rischio di sviluppare il cancro alla prostata e alla mammella. L’alimento potrebbe addirittura contrastare la successiva formazione e crescita delle metastasi, cioè la capacità delle cellule tumorali di diffondersi anche in altre aree del corpo.
Sembra inoltre che la presenza degli isoflavoni possa contribuire a rendere ancor più efficace la radioterapia nella cura del cancro ai polmoni e, in aggiunta, di proteggere l’organismo dagli effetti negativi della chemioterapia.
Le altre proprietà del legume
Il legume può anche rappresentare un toccasana per chi soffre di irregolarità intestinale, di glicemia alterata e di colesterolo, grazie al suo contenuto di fibre e di lecitine.
La presenza di estrogeni è per il resto molto utile per tutti i problemi tipicamente femminili legati alla menopausa, ma anche alla sindrome premestruale: gli isoflavoni genisteina e daidzeina, infatti, contribuiscono a stabilizzare i fastidiosi sbalzi d’umori pre-ciclo.
L’isoflavone chiamato daidzeina, infine, è un prezioso alleato per quanto riguarda la prevenzione della decalcificazione ossea. La protezione conferita alle ossa deriva anche dall’alto contenuto di calcio: 250 g giornalieri di soia apportano circa il 50% fabbisogno giornaliero di questa sostanza molto importante per la solidità dell’apparato scheletrico.
Esistono possibili controindicazioni?
Come per molti altri cibi, anche per il consumo di questo legume non bisognerebbe eccedere. Le stesse molecole benefiche di cui sopra potrebbero infatti rappresentare un rischio per la salute di un individuo che ne facesse un uso smodato.
I fitoestrogeni stessi andrebbero assunti con moderazione, soprattutto durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino: il rischio in questo caso è che un eccesso possa andare ad influire negativamente sul corretto sviluppo delle ghiandole endocrine e sulla loro regolazione.
Per quanto gli estrogeni possano avere degli effetti anti-tumorali, esiste un particolare tipo di cancro alla mammella estrogeno-dipendente da non sottovalutare: ecco il motivo per cui il consumo di soia andrebbe limitato nei soggetti che in passato sono stati colpiti da tale patologia.
Una particolare attenzione dovrebbe inoltre essere posta riguardo ai pazienti che soffrono di certe patologie tiroidee o ancora ginecologiche (come l’endometriosi o i fibromi).
Il consumo smodato di soia potrebbe anche interferire con altri farmaci (come il warfarin e il tamoxifene) e a causa dell’acido fitico potrebbe contribuire a un mancato assorbimento corretto di certi minerali (come ferro, calcio e magnesio).
Per il resto, si sa che circa il 90% della soia disponibile sul mercato è geneticamente modificata: gli eventuali impatti negativi degli Ogm sull’organismo, ad ogni modo, sono ancora oggi oggetto di studi approfonditi.
L’impatto ambientale: un problema da risolvere
Uno dei principali motivi che spinge le associazioni animaliste a battersi contro il consumo di carne, oltre alle atrocità sugli animali negli allevamenti intensivi, è legato all’enorme impatto ambientale di questo settore. Per produrre un chilo di carne bovina, infatti, è necessario utilizzare circa 15 mila litri di acqua. Ecco perché, secondo alcuni, le piantagioni di soia potrebbero costituire una delle possibili soluzioni al problema: ma è davvero così?
In realtà, la coltivazione della soia Ogm starebbe devastando ampie zone del ricco ecosistema dell’Argentina, nella zona della foresta del Gran Chaco. A denunciarlo è stata la campagna Stop Ttip Italia, che facendo riferimento alla soia geneticamente modificata ha sottolineato:
L’industria lattiero-casearia e della carne italiana acquistano, senza chiedersi da dove provenga, un alimento che arriva da aree completamente devastate per produrre un seme oleoso che, per il suo alto valore proteico, viene utilizzato per l’alimentazione delle vacche da latte, così come per ingrassare polli e pollame, maiali, mucche, fino all’ultima ora della macellazione.
Pesanti accuse riguardanti la coltivazione di questo vegetale sono arrivate anche tramite un report pubblicato da Periodistas por el planeta, Madre Brava, Somos Monte e Fairwatch con il titolo “Soia – La via dell’ecocidio”. La relazione parla dell’irresponsabilità degli industriali dell’agribusiness e dei grandi produttori di carni e mangimi che importano grandi quantità del legume senza alcuno scrupolo rispetto al loro reale impatto sull’ambiente. Ecco dunque che, in questo scenario, i suoi consumatori europei sarebbero in qualche modo complici di un sistema che ogni anno contribuisce alla deforestazione e al cambiamento climatico.