Il dolore che a volte proviamo a livello dell’orecchio può essere causato da una vasta serie di condizioni e patologie. Vediamo insieme come curare quella che in termine tecnico viene chiamata “otalgia”.
Si definisce otalgia un tipo di dolore intenso che a volte possiamo percepire a livello dell’orecchio. Può essere una patologia che interessa un solo orecchio oppure entrambe le orecchie e che può durare per pochi minuti, poche ore, ma che può anche protrarsi per diversi giorni.
Si vedano di seguito tutte le possibili cause di questa fastidiosa condizione, come curarla e quando può essere il caso di affidarsi ad un medico.
Cos’è l’otalgia e da cosa è provocata
Questa la definizione precisa della malattia secondo la Treccani:
Sensazione dolorosa riferibile all’orecchio e alle regioni a esso circostanti; più propriamente, o. primaria, dolore, causato da processi morbosi a carico dell’orecchio; o. secondaria, dolore dell’orecchio riferibile a fenomeni nevralgici, spesso di origine riflessa (carie dei denti, lesioni del naso, della lingua ecc.).
Molto spesso questa malattia nei bambini più piccoli è causata da un’infezione specifica, mentre negli adulti è più raro che ciò avvenga: è possibile che nel caso nelle persone più in là con l’età il dolore sia provocato da condizioni provenienti da un altro distretto corporeo, come per esempio la mascella, la gola o ancora i denti. Un altro scenario da non escludere è quello in cui, nei più piccoli, il dolore alle orecchie sia legato ad un’irritazione o alla presenza di shampoo o di sapone residuo subito dopo il bagnetto o la doccia.
Altre cause piuttosto comuni del disturbo possono per esempio ritrovarsi nel cambio improvviso di pressione atmosferica (succede con una certa frequenza in montagna, o nelle fasi di atterraggio e decollo per i passeggeri di un aereo), nella presenza di accumuli di cerume o ancora di corpi estranei nell’orecchio. Può infine accadere che il dolore sia legato al perforamento del timpano.
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La differenza fra dolore all’orecchio interno e dolore riferito
Come già indicato in precedenza, esistono fondamentalmente due scenari possibili per quanto riguarda questa condizione: il dolore può essere interno all’orecchio e a esso direttamente collegato, oppure può esserci un legame con altre condizioni in zone diverse del corpo.
Nel primo caso, di norma, la problematica è causata (oltre che da un’infiammazione) da un gradiente di pressione diverso fra orecchio medio e aria esterna. In presenza di uno squilibrio di pressione si manifesta un’ostruzione della tuba di Eustachio, che oltre a inibire l’equilibrio tra la pressione nell’orecchio medio e quella atmosferica consente altresì l’accumulo di liquido nell’orecchio medio. Questa è la condizione più comune in cui si presenta l’otite, una dolorosa infiammazione del timpano che si manifesta in concomitanza con un aumento di pressione nell’orecchio medio (che a sua volta rigonfia il timpano).
L’altra faccia della medaglia è il cosiddetto dolore secondario: si tratta di una condizione connessa a malattie di aree corporee innervate da nervi cranici che causano una particolare sensibilità all’orecchio. Oltre ai già citati mandibola, gola e ai denti è possibile parlare di questa condizione in riferimento alle gengive, alle ghiandole parotidi, alla lingua, alle tonsille del palato, alla faringe, alla laringe, all’esofago e alla trachea. Non è raro che malattie situate in queste aree del corpo contribuiscano ad un’occlusione della tuba di Eustachio, con conseguenze già viste in precedenza.
L’eziologia
Il dolore alle orecchie può dunque essere fondamentalmente di due tipi, ovvero acuto e cronico. Nel primo caso si sta parlando di una condizione dalla durata relativamente breve, provocata da infezioni a livello dell’orecchio medio o di quello esterno. Il dolore cronico invece è di durata molto maggiore e può disturbare il paziente per un periodo variabile dalle 2 alle 3 settimane: qui le cause più frequenti sono una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare, una disfunzione cronica della tuba di Eustachio oppure un’otite estesa cronica.
Purtroppo nel caso in cui ci si trovi a dover affrontare un’otite cronica una delle possibilità da prendere in considerazione è anche la presenza di un tumore: questo principio vale in modo particolare quando si parla di persone anziane e quando al dolore all’orecchio sono associate particolari secrezioni.
Importante anche evidenziare la possibilità che il paziente che soffre di diabete, di malattia renale cronica o di altre condizioni di immunosoppressione possa sviluppare quella che è chiamata otite esterna necrotizzante o maligna, una grave forma di otite. In un simile scenario sarà necessario sottoporre il paziente ad una biopsia che potrà andare ad escludere l’eventuale presenza di cellule tumorali.
Infine, gli adulti che soffrono di otalgia con un orecchio “normale” sono solitamente colpiti dalla disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare sopra citata.
La valutazione medica
L’individuo colpito da questa condizione che voglia liberarsi al più presto del dolore dovrà chiaramente sottoporsi ad una serie di esami e controlli clinici che possano andare a individuare la causa originaria della sua sofferenza.
Il medico a cui ci si affiderà partirà come sempre dall’anamnesi generale del paziente: in questa fase l’esperto potrà valutare la sede, la durata e l’intensità del dolore, verificando insieme al paziente se si tratta di un fastidio costante o intermittente. Nel secondo caso si potrà cercare di capire se esso è casuale o se è al contrario legato a dei momenti e movimenti della mandibola specifici, come per esempio la deglutizione.
L’otorinolaringoiatra chiederà inoltre al paziente se al dolore sono associati anche secrezioni, la perdita dell’udito e/o il mal di gola. A volte può essere che la condizione emerga come conseguenza di operazioni di pulizia svolte in modo scorretto o di altre situazioni (un recente viaggio in aereo, un’immersione subacquea o in generale contatti con l’acqua di varia natura).
Un altro momento importante dell’anamnesi in questa situazione è la verifica di condizioni concomitanti: a volte infatti il paziente soffre di diabete o di altre patologie croniche, oppure può già essere stato colpito da altri problemi all’orecchio (soprattutto le infezioni) o, ancora, può essere un consumatore di alcol o un fumatore incallito.
L’esame obiettivo
Terminata l’anamnesi si potrà passare all’esame obiettivo del paziente. Dopo aver escluso la presenza di febbre, il medico andrà ad analizzare orecchio, naso e gola.
Per quanto riguarda le orecchie si andranno a controllare prima di tutto il padiglione e la parte sopra al processo mastoideo (quest’ultima è la parte inferiore dell’osso temporale): in presenza di rossore o infiammazione sarà così possibile iniziare a sviluppare le prime ipotesi rispetto all’origine del dolore.
In questa fase il dottore andrà a tirare delicatamente il padiglione: se il paziente manifesterà dolori o un particolare fastidio questo suggerirà la presenza di un’otite esterna.
Fatto ciò il medico passerà allo studio del canale auricolare, per controllare se fosse ostruito da corpi estranei o, per esempio, occluso da un tappo di cerume: qui sarà analizzata la membrana timpanica, alla ricerca di eventuali rossori, perforazioni o segni di raccolta liquida nell’orecchio medio. A questo punto si potrà procedere anche con un breve esame dell’udito del paziente.
L’otorino potrà dunque passare a controllare la gola, cercando eventuali tumefazioni peritonsillari, eritemi o nei casi più gravi lesioni che possano rappresentare un campanello d’allarme per un possibile cancro. Un ulteriore step è l’esame legato al corretto funzionamento dell’articolazione temporo-mandibolare: al paziente sarà quindi richiesto di aprire e chiudere la bocca più e più volte per poter valutare la presenza di trisma (una contrattura prolungata dei muscoli masticatori) o segni di bruxismo (la condizione in cui si digrignano i denti).
Infine si potrà passare alla verifica della presenza sul collo di linfoadenopatia, cioè l’ingrossamento dei linfonodi. Si consiglia in aggiunta di sottoporsi ad un esame ambulatoriale di laringe e faringe con fibre ottiche molto utile soprattutto se il paziente segnala difficoltà di deglutizione o ostruzione nasale e, in parallelo, non si è in grado di identificare alcuna origine precisa per il dolore.
Un importantissimo elemento su cui porre attenzione può essere anche la scomparsa improvvisa del dolore dopo una fase particolarmente acuta: anche se il disturbo sembra essere apparentemente sparito questa situazione potrebbe essere il segnale della perforazione del timpano.
Come si cura questa condizione
Un medico esperto sarà in grado di consigliare il proprio paziente rispetto alla cura più adeguata da seguire dopo la visita.
Per quanto riguarda il dolore, soprattutto se non particolarmente intenso, si potrebbe consigliare a chi soffre del disturbo di assumere analgesici orali, come per esempio Fans (i Farmaci antinfiammatori non steroidei) o le actaminofene (come il paracetamolo).
Se al contrario ci si trova a dover affrontare una grave otite esterna la soluzione migliore può essere sottoporsi ad un ciclo di oppiacei, da assumere in forma orale. In questo secondo scenario sarà solitamente fondamentale agire alla radice del problema, asportando i detriti presenti nel condotto uditivo oppure inserendo un tampone per inserire gocce di antibiotico sulle parti infette (è un po’ più raro che quest’ultima soluzione venga applicata).
È molto importante, inoltre, che i pazienti non agiscano in autonomia con manovre pericolose che potrebbero soltanto andare a peggiorare la loro situazione: sono quindi sconsigliati in questo caso operazioni di pulizia troppo invasive o risciacqui d’acqua. In condizioni normali, ad ogni modo, i fastidi per i soggetti interessati si dovrebbero risolvere il tempi brevi.