Come curare l’acufene, il fischio all’orecchio dei bambini

ACUFENE

L’acufene non è una vera e propria malattia, ma può essere sintomo di altri disturbi. Spesso scompare in età adulta, ma è fondamentale una diagnosi veloce. In altri paesi è attiva la terapia digitale con videogiochi e apparecchi per la cura, in Italia siamo invece decisamente indietro

Conoscere l’acufene nei bambini e nei ragazzi è il primo passo per la cura di un disturbo che non si configura come una vera e propria malattia. Soprattutto nel caso dei più piccoli, spesso immersi in un mondo sempre più trafficato di suoni, immagini, stimoli sensoriali e fonti di stress.

Il problema deve passare necessariamente da un percorso di conoscenza. Ne sono convinti anche gli esperti di Acufene.it che citano uno studio condotto tra persone normoudenti e persone con problemi di udito. Dai risultati di questa ricerca è emerso che circa 1 ragazzo su 30 soffre di acufene e questo suggerisce che è necessario offrire degli strumenti utili nella diagnosi per poter curare in maniera efficace e personalizzata questo disturbo.

A tal proposito, la British Society of Audiology (BSA) ha pubblicato una “Guida pratica sulla valutazione e il trattamento dell’acufene nei bambini”. I ricercatori raccomandano, durante la visita audiologica dagli otorinolaringoiatri, di chiedere sempre ai bambini se sentono rumori nelle orecchie o nella testa, proprio come viene fatto con gli adulti.

Questo disturbo viene diagnosticato anche come “tinnito”, ossia una percezione di rumore, quella sensazione uditiva riferita al medico come ronzio, fischio, sibilo, fruscio.

Quanto il paziente avverte queste distorsioni sonore in assenza di uno stimolo acustico esterno siamo di fronte a un problema di “acufene soggettivo”, che trova la sua origine all’interno dell’apparato uditivo stesso, in particolar modo nell’orecchio interno.

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In alcuni casi – osservano gli esperti Sara Giannantonio e Pasquale Marsella dell’Unità Operativa di Audiologia e Otochirurgia Ospedale Bambino Gesù – il suono avvertito dal soggetto è effettivamente generato da una sorgente fisica nelle strutture che compongono l’orecchio (orecchio medio, orecchio esterno o aree contigue).

Questi ronzii possono anche essere percepiti da un attento esaminatore e sono definiti somato-sounds o “acufeni oggettivi”. Si tratta in genere di rumori che originano dai vasi sanguigni, dalla tuba di Eustachio (il condotto che mette in comunicazione l’orecchio con il naso e il faringe) oppure dai muscoli.

Questi rumori vengono trasmessi per via ossea e sono in grado di stimolare la coclea, la struttura dell’orecchio interno che traduce l’informazione acustica in impulsi nervosi, in modo da renderla comprensibile al cervello umano.

L’acufene nei bambini va prevenuta e curata poiché può essere il sintomo di potenziali malattie sottostanti.

Per la giusta terapia è importante innanzitutto definire le cause, concause o fattori scatenanti, anche a seconda della zona dell’orecchio.

Cause otogene (che originano dall’orecchio)

Quando l’acufene infantile colpisce l’orecchio esterno, le cause otogene possono essere le seguenti:

  • Tappo di cerume;
  • Otite esterna (infiammazione della cute del condotto uditivo esterno);
  • Esostosi del condotto uditivo esterno (ispessimento delle pareti ossee del condotto che colpiscono soprattutto coloro che praticano o hanno praticato sport acquatici).

Nell’orecchio medio invece accade per via di:

  • Otiti medie acute e croniche;
  • Accumulo di catarro nella cassa del timpano;
  • Paralisi del nervo faciale;
  • Tumori dell’orecchio medio (ad esempio: paraganglioma timpanico);
  • Alterazione dei meccanismi di apertura e chiusura della tuba di Eustachio (come ad esempio dopo importante e brusco calo di peso non volontario).

Se colpisce l’orecchio interno o il nervo acustico, può dipendere da:

  • Traumi cranici con fratture dell’osso temporale;
  • Traumi acustici: acuti o cronici;
  • Malattie del nervo acustico e delle aree acustiche del cervello;
  • Tumori: neurinoma dell’acustico;
  • Infezioni: nevriti tossiche e infettive del nervo acustico (ad esempio: Herpes zoster oticus, o fuoco di Sant’Antonio dell’orecchio).

Cause extra-otogene

Questi fattori scatenanti detti extraotogeni originano al di fuori dell’orecchio, e dipendono da cause:

  • Meccaniche: disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare (bruxismo);
  • Tossiche: uso di farmaci tossici per l’orecchio a base di chinino, salicilato di sodio, streptomicina, cisplatino;
  • Sistemiche: diabete, insufficienza epatica e renale, disfunzioni tiroidee, anemia, malformazioni cardiache e utilizzo di valvole artificiali, carenze vitaminiche.

Come si cura 

I medici del Bambino Gesù rassicurano quanto sia estremamente raro che un acufene iniziato in età infantile continui in età adulta. Molto frequentemente è presente durante gli episodi di otite media, piuttosto comune nei bambini di età compresa tra i 3 e i 7-9 anni. Pertanto, il trattamento della condizione patologica di base porta anche ad una risoluzione spontanea del sintomo nella stragrande maggioranza dei casi.

Consigli per i genitori e terapia del suono

In caso di persistenza, gli esperti dell’Accademia americana di otorinolaringoiatria – Chirurgia testa-collo (American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery) propongono i seguenti sei consigli:

  • Rassicurare il bambino

Spiegare che non è il solo e che è una condizione molto comune;

  • Fargli comprendere che la sua condizione può migliorare col tempo

Molti bambini traggono vantaggio da queste rassicurazioni. Grazie infatti alla loro caratteristica plasticità neurale (capacità del sistema nervoso di modificarsi in funzione dell’esperienza, al fine di apprendere informazioni sull’ambiente), i bambini sono più capaci degli adulti di cambiare la loro risposta a tutti i tipi di stimolazione;

  • Utilizzare dispositivi per generare suoni di sottofondo

La terapia del suono lo rende meno evidente, è usata per trattare l’acufene negli adulti e può anche essere usata con i bambini. Se è continuo, la terapia del suono può aiutare il sistema nervoso del bambino ad adattarsi alla condizione. Il suono può essere ambientale, ad esempio un ventilatore o una gradevole musica di sottofondo;

  • Convincere il bambino con problemi di udito a indossare degli apparecchi acustici

Un bambino con acufene e perdita dell’udito può trarre molti benefici dagli apparecchi acustici. Sforzandosi di meno a sentire, il cervello del bambino si focalizza meno anche sui rumori dell’acufene;

  • Aiutare il bambino a dormire dato che l’acufene grave può causare difficoltà del sonno nel giovane paziente;
  • Aiutare il bambino a rilassarsi. Alcuni bambini credono che peggiori quando sono sotto stress, pertanto può essere utile adottare alcune tecniche per alleviare lo stress.

È importante il dialogo con i bambini

Le conseguenze sono diverse nelle due fasce di età. Alcuni bambini non li riferiscono per nulla, in quanto ritengono questi disturbi un normale suono del proprio corpo. Per contro, altri bambini mostrano comportamenti altrimenti inspiegabili di nervosismo e soprattutto scarsa concentrazione.

È molto raro che un bambino si lamenti spontaneamente di avere un acufene e gli studi si riferiscono a bambini cui è stato espressamente chiesto se sentissero un suono dentro la testa o dentro le orecchie. Per questo è importante consultare e aprire un dialogo con il piccolo.

Trattandosi perlopiù di un sintomo soggettivo e pertanto non documentabile in maniera obiettiva, la diagnostica clinica potrà essere proposta solo nel bambino collaborante, in genere di età maggiore dei 5-6 anni.

Può essere sospettato da un esperto audiometrista che, nel corso di un esame audiometrico, potrebbe scoprire che il bambino, pur essendo collaborante, riferisce di percepire un suono anche quando, in realtà, l’esaminatore non ha inviato nessun suono. Sarà poi la raccolta della storia clinica a confermare l’ipotesi.

Le nuove terapie digitali 

La Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato al commercio la prima terapia digitale basata su un videogioco che aumenta l’attenzione nei bambini che soffrono di questi disturbi.

Anche la Germania ha autorizzato per la prima volta i medici a prescrivere una terapia digitale per aiutare i pazienti che ne soffrono e un’altra per i pazienti che soffrono di ansia.

L’Istituto Irccs Mario Negri ricorda che l’ente regolatorio tedesco ha approvato anche due app riguardanti la gestione dell’acufene e la cura dei disturbi d’ansia. La prima si chiama “Kalmeda” e tratta l’acufene nei bambini attraverso una terapia cognitivo-comportamentale personalizzata, costruita sulla base dei disturbi segnalati dal paziente. La seconda, “Velibra”, è indicata per pazienti maggiorenni con sintomi di disturbo d’ansia generalizzato, disturbo di panico o disturbo d’ansia sociale.

Nel frattempo l’autorità del farmaco americana FDA da diversi anni considera già le terapie digitali come veri e propri interventi curativi.

E in Italia?

In Italia è possibile scaricare delle app dalla rete ma, “nel nostro paese – osserva Angedadigitale.eu – siamo ancora indietro e nessuna terapia digitale è ancora approvata (né studiata). Un po’ per una scarsa cultura (anche da parte dei medici) verso le nuove tecnologie. Un po’ per la carenza di una regolamentazione del fenomeno delle terapie digitali. In Italia non è ancora chiaro se a farsi carico delle terapie digitali sarà il ministero della Salute (in quanto dispositivi medici) o l’Aifa (in quanto terapia)”.

Alcuni interrogativi restano aperti nel nostro paese, e sono ancora oggetto di valutazione. Ad esempio:

  • A quali condizioni potrebbe essere autorizzata una terapia digitale?
  • A quali aggiornamenti (e di che tipo) andrebbe sottoposta l’autorizzazione alla messa in commercio, qualora il software alla base della terapia venisse modificato?
  • Quali aspetti relativi alla sicurezza e alla privacy devono essere considerati?;
  • Come confrontare (e se è lecito farlo) l’efficacia della terapia digitale e quella di un farmaco?
  • Esistono aspetti etici nello sviluppo, nello studio e nella somministrazione delle terapie digitali?
  • Le terapie digitali possono essere prescritte? E a quali condizioni?
  • Possono essere rimborsate? Da chi? Dal Sistema sanitario nazionale o dalle assicurazioni come accade in Usa, in Svizzera e in Germania?