La stipsi nei bambini è sempre più diffusa, anche a causa degli stili di vita e delle nuove tecnologie utilizzate come “baby sitter”. Riconoscere sintomi e possibili collegamenti può aiutare a ridurre stress e prevenire patologie più serie.
La stipsi nei bambini è una condizione sempre più frequente in età pediatrica. Stando alle ultime ricerche questa alterazione della frequenza delle evacuazioni, con defecazioni difficoltose, dolorose e talvolta incomplete, non dipende solo dall’alimentazione, ma anche dallo stress familiare e dagli strumenti della nuova tecnologia.
Smartphone e tablet usati come “baby sitter” possono essere all’origine di problemi inaspettati nei più piccoli come i disturbi urologici, dalla perdita di urina a una esagerata frequenza delle corse in bagno. Ma anche causa di stitichezza e, più raramente, difficoltà a contenersi.
Questa tendenza l’ha illustrata nei dettagli il dottor Fabio Ferro, chirurgo urologo. All’agenzia di stampa Adnkronos l’esperto la definisce “una nuova sindrome legata alle nuove abitudini”. “Fino a pochi anni fa – ricorda – nelle sale d’attesa dei pediatri c’era una bolgia di bambini scatenati, oggi c’è una gran calma e i piccoli sono quasi sempre ipnotizzati dallo schermo. In questo quadro se qualche anno fa vedevo uno o due bambini al mese con problemi di alterazione della funzione urinaria, oggi ne vedo anche 4 a settimana”.
“Il problema – osserva – è legato proprio alla grande attenzione con cui i piccoli seguono ciò che accade sullo schermo e che li porta a “dimenticare” l’importante funzione fisiologica che permette di eliminare le scorie”.
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I bambini rinviano l’atteso appuntamento con il water e con la defecazione. Ne consegue che “la struttura muscolare pelvica che circonda il retto, e che viene contratta per evitare la defecazione, abbraccia anche le vie urinarie inibendo la minzione”, chiarisce Ferro.
Dunque, stitichezza e disturbi urologici possono essere collegati. Il problema è che la costipazione può durare anche alcuni giorni senza gravi conseguenze, mentre la vescica è un serbatoio e “quando è piena – fa notare il medico – comincia a vibrare e quindi si ‘deve’ urinare, anche non svuotandola completamente, più volte al giorno”.
Quando i bambini “trattengono la cacca” fino a quando non terminano il giochino sul tablet o “tornano alla realtà”, anche la vescica viene bloccata in parte e, in questo modo, moltiplicano la frequenza della minzione.
La soluzione? Secondo Ferro “è un problema importante e va corretto a partire dalla rieducazione dell’intestino, che è il punto di partenza della disfunzione. L’obiettivo è riportare il piccolo a svuotare l’intestino al mattino. Ed è necessario almeno un mese di terapia, sperando che non si presentino possibili recidive, soprattutto quando “si riavvia lo stesso meccanismo della dipendenza dallo smartphone”.
In un quadro che si fa sempre più complesso, diviene perciò ancora più importante riconoscere il problema. Ecco come e cosa fare.
Come riconoscere la stitichezza nei bambini
È un problema molto frequente in età pediatrica, generalmente di facile gestione e senza sequele a lungo termine, che tuttavia può influenzare negativamente la qualità di vita del bambino e generare stress familiare. Molto raramente può essere un segno di malattie più gravi.
Per riconoscere l’entità del disagio e affrontarlo al meglio bisogna registrare frequenza e tipologia della condizione. I pediatri del Bambino Gesù descrivono più tipologie di stipsi nei bambini. Ecco quali:
· Condizione clinica caratterizzata dall’alterazione della frequenza delle evacuazioni (che si riduce a circa 2 per settimana);
· Ma anche defecazioni difficoltose, dolorose e spesso incomplete, con emissione di feci dure, asciutte, di grandi dimensioni;
· Il problema si può associare a incontinenza fecale (detta encopresi);
· Dolori acuti accompagnati dal pianto più prolungato;
· Ventre gonfio;
· Flatulenza.
I sintomi normali nei primi anni di vita
Il meccanismo fisiopatologico è multifattoriale e poco conosciuto. Nel 90-95% dei bambini non è riscontrabile alcuna malattia organica, di conseguenza viene definita “stipsi funzionale”. Un problema che non desta preoccupazione e che presenta alcuni sintomi, quali:
· Retto disteso ripieno di feci;
· Presenza di una ragade anale;
· Stitichezza dopo l’assunzione di un farmaco astringente.
Stitichezza da alimentazione
La variazione dell’alimentazione può essere una causa. Gli alimenti che sono noti per essere costipanti comprendono:
· I latticini (per esempio il latte, il formaggio, lo yogurt);
· Gli amidi;
· I prodotti alimentari trasformati che non contengono fibre.
Nel primo anno di vita la comparsa può essere scatenata da normali variazioni dietetiche, come il passaggio dal latte materno al latte vaccino o l’introduzione dell’alimentazione complementare (lo svezzamento).
L’alimentazione andrebbe modificata con aggiunta di:
· Succo di prugna alle formulazioni per lattanti;
· Aumento di frutta, verdure ed altre fonti di fibra per lattanti più grandi e bambini;
· Aumento dell’assunzione di acqua;
· Riduzione della quantità di cibi astringenti (per esempio latte e formaggio).
Solitamente, i lattanti non richiedono misure estreme, ma se è necessario un intervento, abitualmente è adeguata una supposta di glicerina. Per il mantenimento dell’intestino in buona salute, alcuni bambini possono richiedere supplementi dietetici di fibra da banco. Per essere efficaci, questi integratori richiedono un consumo di 960-1920 mL di acqua al giorno.
Da non confondere con la dischezia
Quando il neonato non riesce a fare la cacca può essere anche il segnale della presenza di una dischezia. Si manifesta allo stesso modo tramite una prolungata stasi fecale, di natura funzionale. Oppure può essere organica, dovuta a malformazioni, processi flogistici o neoplastici. A differenza della stipsi, si presenta inizialmente con avvisaglie lievi, come una infiammazione. I sintomi più diffusi e facilmente riconoscibili, sono:
· Mal di pancia;
· Difficoltà a fare la cacca (Generalmente il bambino piange proprio quando non riesce a fare pupù e si sforza particolarmente, fino a colorare le guance di rosso).
È importante cogliere subito questi segnali affinché l’infiammazione non peggiori, diventando patologia che può durare nel tempo.
Più questo quadro infiammatorio prosegue, più la situazione tenderà a peggiorare.
I sintomi preoccupanti dalla nascita
Per meconio si intendono le prime feci del neonato. Nel Manuale medico Msd sono riportati alcuni sintomi che invece dovrebbero destare preoccupazione, quali:
· La ritardata eliminazione di meconio superate le 24 ore dopo la nascita;
· L’ipotonia accompagnata da scarsa suzione (L’ipotonia si manifesta quando il tono muscolare di un bambino è basso, di conseguenza i suoi arti non hanno molta forza, può occasionalmente perdere il controllo del capo e avere altre difficoltà nei movimenti;
· L’andatura anomala e dei riflessi tendinei profondi.
Questi sintomi possono suggerire una causa organica della stipsi nei neonati. Mentre quelli che hanno avuto una normale evacuazione hanno scarsa probabilità di presentare una significativa patologia strutturale.
Come riconoscerla in età prescolare e scolare
In questa fase l’esordio del problema spesso coincide con l’acquisizione del controllo degli sfinteri e la rimozione del pannolino. In età scolare, invece, la stipsi è spesso dovuta alla necessità di trattenere il bisogno di defecare che il bambino sperimenta quando si trova in situazioni in cui non si sente a suo agio, come a scuola, nei bagni pubblici o in viaggio, oppure più semplicemente al desiderio del bambino di non voler interrompere attività piacevoli come il gioco.
In questo momento delicato del bambino che entra in una comunità sociale più allargata può essere facilmente spiegata poiché correlabile a fattori psicologici, quali:
· L’inserimento a scuola;
Esperienze stressanti in famiglia (ad esempio, la nascita di un fratellino oppure altre cause potenziali di comportamenti che portano a ritenzione delle feci);
· Conflitti con i coetanei.
Questi fattori andrebbero indagati nel caso il piccolo manifestasse problemi nella defecazione.
I segnali da cogliere in generale
In generale la condizione può essere considerata cronica quando i disturbi sono presenti per 12 settimane (anche non consecutive) nel corso di un anno.
Spesso non è possibile identificare un fattore scatenante. Però può accadere che la defecazione venga vissuta come un’esperienza sgradevole per la presenza di feci dure, perciò si genera un “circolo vizioso della ritenzione fecale”. Infatti, le feci che sostano più tempo nell’intestino diventano dure e così, il bambino, sperimentando dolore durante l’evacuazione, reprime lo stimolo e assume un atteggiamento ritentivo. A questo punto succede che gli escrementi si accumulano sempre più e in maggior quantità nel retto e nel colon possono. Questo fenomeno si può riconoscere con alcuni sintomi, quali:
· Inappetenza;
· Dolore addominale (a volte molto intenso);
· Perdita involontaria di feci
Si nota tramite piccole quantità che macchiano le mutandine o quantità maggiori (a volte con quadri di “pseudodiarrea”), dovute alla ritenzione fecale e si risolve con il trattamento;
· Incontinenza fecale
Dovuta al passaggio involontario di feci, più spesso liquide, che avviene tra le feci accumulate e le pareti dell’intestino (gli anglosassoni la definiscono overflow incontinence che si potrebbe sommariamente tradurre come incontinenza da “troppo pieno”), fonte di grandissima preoccupazione e stress da parte del paziente e della famiglia;
· Piccolo sanguinamento
Talvolta l’emissione di feci dure e di grandi dimensioni può determinare fissurazioni della mucosa anorettale con conseguente piccolo sanguinamento (ragade anale) o, più raramente, può causare una fuoriuscita della mucosa del retto (prolasso).
I comportamenti che la favoriscono
Stress, alimentazione, distrazioni: sono tutti fattori che possono favorire un problema anche funzionale, dunque risolvibile. Per questo le modifiche del comportamento per bambini più grandi comportano alcune azioni, quali:
· Incoraggiare evacuazioni regolari dopo i pasti se essi sono educati all’uso del bagno e l’offrire un grafico di rinforzo e il loro incoraggiamento;
· Per i bambini che sono nel processo di educazione all’uso del bagno, è talvolta utile concedere una pausa nell’addestramento finché non è cessato il timore di fare la cacca.
A volte occorre il trattamento liberando l’intestino e mantenendo una dieta e una routine di evacuazione regolari. Il disimpatto può avvenire mediante agenti orali o rettali. Quelli orali richiedono un consumo di grandi quantità di volumi di liquido. Quelli rettali possono sembrare invasivi e difficili da somministrare. Entrambi i metodi possono essere applicati dai genitori sotto controllo medico, tuttavia, in alcuni casi la liberazione può richiedere un ricovero se la gestione ambulatoriale è risultata inefficace.
Come aiutare il bambino a fare la cacca
Una volta registrati e valutati i sintomi, alcuni comportamenti dei genitori potrebbero essere utili a capire se è un problema funzionale oppure più serio. Gli esperti dell’Ospedale Niguarda raccomandano le seguenti pratiche:
Il momento del vasino
· Evitare di anticipare troppo la seduta sul vasino, quindi eliminare il pannolino gradualmente (è il bambino stesso che fa capire quando avverte lo stimolo e quindi risulta utile attendere i 18-24 mesi di età, in alcuni casi si può anche anticipare il termine per iniziare a familiarizzare col vasino;
Utilizzare la creatività
· Meglio un vasino di plastica colorata con motivi divertenti che rendano più giocoso il momento, magari accompagnato da storie divertenti e fiabe;
Evitare imposizioni e forzature
· Il bambino andrebbe educato senza subire eccessive pressioni da parte dei genitori. Quando si è fuori casa è opportuno essere più tolleranti perché può trovare maggiori difficoltà, sentirsi meno protetto, e non essere motivato ad avvisare in caso di stimolo. In generale bisognerebbe portare pazienza;
La posizione giusta
· Il piccolo deve sedere correttamente con i piedi ben appoggiati a terra, ginocchia più alte del sederino e gambe divaricate. Se utilizza il water, è necessaria una pedana di appoggio affinché possa comunque assumere la posizione più corretta senza gambe ciondolanti;
Cibo sano e attività fisica
· Mangiare bene è fondamentale, per questo l’alimentazione deve essere ricca di fibre: non devono mancare cereali integrali, verdura, frutta e acqua (meglio evitare i succhi). Infine stimolare i bambini a muoversi perché il movimento fa bene anche all’intestino ed è tra i rimedi più utili. Il nuoto fa bene anche all’intestino.
I sintomi seri nei bambini più grandi
Una stitichezza organica nei bambini più grandi può essere accompagna sintomi costituzionali, quali:
· Perdita di peso;
· Febbre;
· Vomito;
· Scarsa crescita (la diminuzione del percentile sulle tabelle di crescita;
· Aspetto malato;
· Eventuali anomalie fecali rilevate durante l’esame.
Un bambino di aspetto sano che non ha altri sintomi oltre la stipsi, che non sta assumendo alcun farmaco che può causarla e che presenta un esame obiettivo normale ha probabilmente un disturbo funzionale.
Quando bisogna approfondire
Una volta fugati tutti i dubbi (stress, distrazioni, novità, conflitti, alimentazione), può accadere che i bambini stitici abbiano un colon un po’ più lungo e tortuoso. In questo caso diviene più complesso riconoscere la problematica. Tuttavia questa variante anatomica, pur non rappresentando una vera e propria malattia, causa un rallentamento del transito delle feci (la strada è più lunga) che può favorire l’insorgenza della stitichezza.
Può essere il segno di una fibrosi o celiachia
Se i sintomi di stipsi iniziano dopo l’ingestione di grano e farinacei si deve prendere in considerazione una celiachia.
Inoltre, in una piccola percentuale di bambini è possibile identificare una malattia organica, come una malformazione anatomica, una alterazione dell’innervazione dell’intestino (malattia di Hirschsprung) o altre rare condizioni come la fibrosi cistica e patologie endocrine.
In questo caso il problema deve essere gestito dal pediatra, ma in quelli più gravi o complicati potrà essere richiesta una consulenza dello specialista gastroenterologo.