Il cyberstalking è una aggravante del reato di atti persecutori. Oggi, sta emergendo grazie a una maggiore consapevolezza su come utilizzare gli smartphone, come navigare in modo sicuro e come denunciare e difendersi dalla violenza in rete. Ecco alcuni consigli utili.
Quando nel 2009 anche in Italia è stato introdotto il reato di stalking, reato di “atti persecutori”, il traffico sui social network e su internet era meno della metà di oggi. Il concetto di “dark web”, quella fitta rete sommersa dove è più semplice commettere reati, non era ancora entrato nell’uso comune.
Con un decreto legge, il numero 93 del 14 agosto 2013, poi convertito in legge numero 119 del 15 ottobre 2013, si sono accesi i riflettori su questo mondo oscuro che si infittisce tra le pieghe informatiche. Con questo decreto il legislatore ha preso in considerazione la possibilità di atti persecutori tramite tecnologie e mezzi di connessione internet. Si è così provveduto all’introduzione del comma 2 con la previsione della possibilità che le condotte di cui all’art. 612 bis potessero essere commesse anche “attraverso strumenti informatici o telematici”.
Oltre un decennio dopo quel 2009, i dati Istat hanno stimato che nel 2021 il 21,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni (pari a 2 milioni e 151 mila persone) abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nell’arco della propria vita. Se si considerano le donne che hanno subito più volte gli atti persecutori queste sono il 15,3%, mentre quelle che hanno subito lo stalking nelle sue forme più gravi sono il 9,9%.
L’istituto statistico rileva che nell’arco della propria vita, lo stalking subito da parte di altre persone diverse dall’ex partner è invece del 10,3%, per un totale di circa 2 milioni e 229 mila donne. Complessivamente, dunque, sono circa 3 milioni e 466 mila le donne che hanno subìto stalking da parte di un qualsiasi autore, pari al 16,1% delle donne. Nel 70% dei casi gli atti persecutori si sono verificati più volte a settimana. Il comportamento persecutorio subito al momento o dopo la separazione è continuato per mesi per il 58,8% delle vittime e nel 20,4% dei casi è durato più di un anno.
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Ma l’immaginario dello stalking ha superato la realtà, infiltrandosi nella rete internet, dove di fatto è anche più semplice nascondersi dietro uno schermo, come un vero “leone da tastiera”.
Il cyberstalking in Italia
Con la diffusione di smartphone sempre più veloci e potenti, il cyberbullismo e il cyberstalking sono la nuova frontiera dei reati digitali che le vittime faticano a denunciare. Questo dettaglio è stato rilevato dai dati dell’ultimo Rapporto Italia 2022 Eurispes, secondo il quale le truffe sono il primo reato informatico più diffuso, il secondo invece è l’inganno da falsa identità (15,3%), al terzo posto il furto di identità (13,2%). Questo triste “podio” è incalzato da un 11,5% che invece ha dovuto fronteggiare il cyber stalking.
C’è anche il revenge porn. Nel 5,8% dei casi il reato subìto riguardava la diffusione, senza consenso, di foto o video intimi, attraverso social o piattaforme digitali, con l’obiettivo di denigrare e mettere in profondo imbarazzo la persona ritratta. In particolare, per quanto riguarda la fascia dei giovanissimi, quelli tra 18 e 24enni sono coloro che sono più spesso vittime di cyberstalking (17,6%) e di revenge porn (10,9%) a differenza delle altre categorie. Lo stesso vale per il furto d’identità e l’inganno d’identità (circa il 20% in entrambi i casi).
Questi, e tanti altri reati informatici (come il catfishing) possono essere prevenuti con azioni e comportamenti che vi illustriamo in questo articolo.
Cos’è il cyberstalking
Il reato di stalking (articolo 612 bis del codice penale) consiste in atti persecutori. Può essere penalmente perseguito e condannato “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato d’ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.
Lo stalker può essere condannato con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi. L’entità della sanzione dipende dalle variabili: eventuale recidività, gravità degli atti persecutori, durata della condotta molesta.
Il cyberstalking è una aggravante
Secondo il codice la pena può essere aumentata “se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici”.
La sanzione è aumentata fino alla metà se la vittima del reato è un minore, una donna in stato di gravidanza o un soggetto disabile. Infine, costituiscono un’aggravante l’impiego di armi o gli atti compiuti da persona travisata.
Inoltre, in caso di violenza sulle donne il tempo utile per la denuncia è prolungato fino a 6 mesi e la denuncia è irrevocabile. In altri casi può essere procedibile d’ufficio.
Come difendersi dal cyberstalking
Lo Sportello per sicurezza degli utenti del web attivato dalla polizia di Stato ha fissato le “regole d’oro anti-cyberstalking”. Ripercorriamole punto per punto, perché sono utili in caso si è vittime, soprattutto minori, di questo reato.
- Quando apri un profilo sui social network limita al minimo le informazioni visibili a tutti che ti riguardano: non pubblicare il tuo indirizzo, il tuo luogo di lavoro, i luoghi di svago solitamente frequentati.
- Imposta le regole di tutela della tua privacy sui social network consentendo solo a persone da te autorizzate l’accesso ai contenuti della tua bacheca, alle immagini e ai video caricati sulla tua pagina.
- Se concedi la possibilità a sconosciuti di accedere alla tua casella di posta, al tuo blog, al tuo profilo di un social network segnala immediatamente agli amministratori dei vari servizi web eventuali comportamenti indesiderati.
- Dietro allo schermo di un computer si nascondono insidie anche molto diverse: le parole scritte, gli emoticons, le immagini che ricevi da uno sconosciuto possono far nascere in te sentimenti reali verso persone che non esistono.
- Se la tua relazione d’amore o amicizia virtuale ti fa sentire a disagio parlane con qualcuno di cui ti fidi: ricorda che un amore o un’amicizia autentica non generano, di solito, sensazioni così negative.
- Considera un gioco le relazioni sentimentali che nascono su internet: un incontro reale con qualcuno conosciuto nel mondo del virtuale ti espone sempre al rischio di trovare una persona molto diversa da quella che pensavi, magari anche pericolosa.
- Non rispondere mai a messaggi provocatori, offensivi e minacciosi pubblicati sugli spazi web personali: le tue risposte possono alimentare l’ossessione del potenziale stalker. Annota i tempi e i luoghi virtuali degli atti persecutori, i contenuti dei messaggi minatori e recati in un ufficio di Polizia Postale e delle Comunicazioni per effettuare una denuncia.
- Se le attenzioni virtuali di una persona conosciuta sul web si fanno ripetitive, minacciose, ingiuriose, o comportano la rivelazione pubblica di immagini e contenuti personali forse sei vittima di cyberstalking: segnala i comportamenti, la tempistica dei contatti, i contenuti diffusi senza il tuo consenso al sito www.commissariatodips.it in modo che esperti della materia possano aiutarti a capire cosa fare.
- Se sei oggetto di minacce, ingiurie e molestie sui tuoi spazi web sei vittima di un reato denunciabile in qualsiasi ufficio della polizia delle Comunicazioni. Vedi indirizzi e numeri di telefono su commissariatodips.it .
- Se hai deciso di incontrare una persona conosciuta su internet dagli un appuntamento in un luogo frequentato, in orario diurno e, se possibile, in compagnia di altre persone.
- Se lo stalker è una persona che conosci, con cui hai condiviso una parte del tuo passato o con cui condividi ancora una parte importante del tuo presente, ricorda che nessuno può mettere in discussione la tua dignità e il tuo diritto a condurre in libertà la tua vita. Recati in un ufficio di Polizia e, in modo sincero, riferisci cosa ti accade e valuta con l’operatore di polizia se è necessario sporgere una denuncia.
Un problema di alfabetizzazione informatica
Gli ultimi dati Eurispes rilevano che quasi il 40% degli italiani afferma di aver accresciuto le proprie competenze informatiche dall’inizio della pandemia. Infatti, il 45,5% ha cominciato ad usare strumenti che prima non usava.
Questo dato è indicativo, poiché i reati informatici possono diminuire grazie all’alfabetizzazione e alla conoscenza del funzionamento di queste tecnologie.
Infatti, prima della pandemia, nell’indagine del Rapporto Eurispes del 2017 per la prima volta emergeva che l’83,3% degli intervistati aveva subito molestie tramite Internet e cellulare. La quota degli stalkerizzati che hanno subito molestie tramite internet o telefonino risultava elevatissima tra i giovani: il 91,2% dai 25 ai 34 anni e l’87,5% dai 18 ai 24 anni.
I nuovi media di fatto hanno dato vita a nuove forme di questo fenomeno, che colpisce per lo più gli adolescenti. A loro bisogna dedicare maggiori energie nella diffusione della conoscenza all’utilizzo degli strumenti informatici.