Evasione fiscale, i diversi tipi di reato e le sanzioni previste

evasione fiscale

L’evasione fiscale è uno dei problemi più annosi di questo paese. Ma secondo la legge, cos’è e quali sono le sanzioni previste?

L’evasione fiscale e la lotta per contrastarla sono al centro del dibattito in Italia ogni volta che si parla di legge di bilancio, tassazione, introduzione di nuove tasse, oppure riduzione delle aliquote previste. In termini assoluti, si parla del 11,6% del Pil nazionale nel 2019, pari a 203 miliardi di euro.

Differenza tra evasione fiscale ed elusione

Evasione fiscale ed elusione hanno lo scopo di pagare meno tasse o di non pagarle affatto. Nell’evasione, si cerca di farlo occultando quanto si percepisce o cercando di contrastare il pagamento delle tasse in qualche modo. Nell’elusione, invece, è un aggiramento della normativa vigente. In questi comportamenti, si tiene in considerazione un’interpretazione della normativa a proprio vantaggio, oppure si creano combinazioni di leggi diverse. Per questo, non sempre l’elusione coincide con una violazione della normativa, mentre l’evasione sì.

Tipi di reato evasione fiscale

Quali sono le tipologie dell’evasione fiscale?

  • Mancata dichiarazione fiscale o pagamento delle tasse;
  • Attività sommersa;
  • Frode fiscale.

Sanzioni previste

Le sanzioni possono essere pecuniarie (con un pagamento), oppure penali (con un certo numero di anni di galera).

Sanzioni pecuniarie: quando e quanto si pagano

Le sanzioni pecuniarie sono previste per:

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  • omessa dichiarazione di imposta diretta. Si paga un minimo di 258 euro. Si calcola dal 120 al 240% delle imposte non dichiarate;
  • dichiarazione infedele delle imposte dirette. Si paga dal 100% al 200% della massima imposta non pagata;
  • compensazione non dovuta. Si va dal 100 al 200% di quanto preso ingiustamente;
  • imposta di bollo non pagata. Si va dal 100 al 200% di quanto non pagato;
  • omessa presentazione della dichiarazione per il sostituto di imposta: si va dal 120 al 240% delle ritenute non versate;
  • mancata osservanza di richieste della Guardia di Finanza: si va dai 258 ai 2.065 euro;
  • omessa tenuta o conservazione della contabilità sulle imposte sui redditi e IVA. La multa è dai 1.032 euro ai 7.746 euro;
  • omessa compilazione Modulo RW. Si paga dal 3 al 15% di quanto non dichiarato;
  • mancata o incompleta dichiarazione di inizio, cessazione o variazione di attività. Si paga dai 516 ai 2.065 euro. La sanzione si riduce di un quinto se si paga entro 30 giorni;
  • omessa presentazione delle dichiarazione annuale IVA. Si paga dal 120% al 240% dell’imposta dovuta;
  • mancata emissione di scontrino o ricevuta fiscale o documento di trasporto. La sanzione è del 100% del corrispettivo non documentato (minimo 516 euro);
  • infedele dichiarazione. Le sanzioni vanno dal 100% fino al 200% della differenza sulla dichiarazione. Può riferirsi agli studi di settore;
  • omessa fatturazione e registrazioni operazioni imponibili. Si paga il 100-200% delle tasse non pagate, oppure il 5-10% di quanto non fatturato.

Sanzioni penali

Quali sono, invece, le sanzioni che prevedono anni di carcere?

  • Dichiarazione fraudolenta Condizioni:imposta superiore ai 30mila Euro, evasione superiore al 5% dell’attivo dichiarato, evasione superiore a 1,5 milione di Euro. Da uno a sei anni di pena;
  • Emissione di fatture false. Reclusione da 6 mesi a 8 anni;
  • Dichiarazione infedele. Condizioni: evasione superiore ai 100 mila Euro, redditi non dichiarati superiori al 10% del totale o superiori ai due milioni di Euro. La pena da 1 a 3 anni;
  • Occultamento o distruzione di documenti contabili: reclusione da 6 mesi a 5 anni;
  • Omesso versamento di ritenute superiore ai 150mila Euro per ciascun periodo di imposta. Reclusione da 6 mesi a 2 anni.
  • Dichiarazione omessa. Reclusione da 1 a 3 anni solo se importo mancante superiore ai 50mila Euro;
  • Omesso versamento dell’IVA superiore ai 250 mila Euro. Reclusione da 6 mesi a 2 anni.

Strumenti di controllo

Sono tantissimi gli strumenti di controllo che Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza hanno a disposizione per capire se quanto dichiarato corrisponde effettivamente a quanto si ha in tasca. Se da un lato le grandi multinazionali possono permettersi di emettere scontrini non fiscali, questo non vale per le attività italiane.

Il Fisco può segnalare nel caso in cui quanto è presente sul conto è lontano da quanto si è dichiarato nell’ultima dichiarazione dei redditi. L’accertamento può avvenire in qualsiasi momento. I pagamenti tracciabili come quelli con carta di credito o tramite bonfici – anche non parlanti – possono essere soggetti a controlli. Per i pagamenti in contanti, invece, la tracciabilità è più difficile, ma non è impossibile.