Con i recenti aumenti di gas ed energia e le conseguenti crisi energetiche, si sta facendo strada una nuova tipologia di riscaldamento ad alta efficienza: la stufa pirolitica. In questa guida descriveremo cos’è, qual è il suo principio di funzionamento e quali sono i vantaggi e gli svantaggi ambientali di questa stufa
A differenza di quella a legna, la stufa pirolitica deve il suo funzionamento sul processo della pirolisi con accumulo, che permette un rilascio di calore graduale. Si tratta di una vera e propria innovazione nell’ambito del riscaldamento domestico. La pirolisi è una reazione termochimica in grado di generale calore, utilizzando biomasse come materiale combustibile. Una stufa di questo tipo raggiunge temperature molto elevate in assenza di ossigeno (dai 300 ai 400 gradi centigradi), producendo tanto calore con una corrispettiva quantità minima di sostanze di scarto quali per esempio gas o carbone.
Ulteriore differenza tra una stufa pirolitica e una tradizionale è data dal fatto che la prima, oltre a “bruciare” il combustibile a disposizione, “brucia” anche il gas di scarto prodotto. Questo, da una parte riduce la quota di scarto, e dall’altro aumenta l’efficienza del sistema stesso di riscaldamento. In una stufa tradizionale, come per esempio quelle alimentate con legna o pellet, invece, il gas di scarto prodotto viene immesso ed eliminato mediante un’apposita canna fumaria e la quota “bruciata” è molto bassa. Si stima che rispetto a una stufa tradizionale in una pirolitica la combustione sia incrementata di oltre il 200%.
Qual è la struttura di una stufa pirolitica?
La struttura di una stufa pirolitica si incardina sulla presenza di quattro elementi fondamentali:
- Un contenitore, deputato al contenimento della biomassa che funge da combustibile, realizzato con materiali adatti a resistere a temperature elevate;
- Un tubo di acciaio;
- Un coperchio, che isola il combustibile ed evita, quindi, che l’ossigeno entri; in tal modo si assicura che la reazione termochimica avvenga in assenza di tale molecola;
- Un foro, posto alla base della stufa, per una corretta aerazione.
Per la loro struttura esterna, in genere si utilizza del materiale refrattario come la porcellana. Per l’esterno, non c’è praticamente limite alla creatività con cui possono essere completate le rifiniture: spesso si opta per basi di argilla o calce.
Alcuni cenni sulla pirolisi
La pirolisi è un tipico metodo di riscaldamento delle zone fredde delle Alpi, dei paesi dell’Est, della Russia o della Germania. Ad esempio, nella zona di Monaco di Baviera, almeno la metà delle persone usa una stufa di questo genere. In Italia è poco conosciuta e poco usata.
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Trattandosi di un processo ad accumulo e con rilascio graduale, la caratteristica principale della pirolisi è la sua capacità di rilasciare lentamente calore anche fino a 8-10 ore in seguito allo spegnimento del fuoco. I possibili carburanti utilizzati per il processo sono molti. Tradizionalmente si utilizza la legna, ma in pratica si può utilizzare tutto ciò che è organico: i gusci di noce, gli scarti legnosi, i noccioli di prugne, di pesche e di frutti grandi, gli scarti di produzione agricola e tutti materiali che possono essere trasformati in pellet.
La pirolisi funziona essenzialmente tramite gassificazione della legna. Più nel dettaglio, al centro della camera di combustione della stufa è presente un cilindro, all’interno del quale verrà posto il carburante. A stufa spenta, si bagnerà con dell’alcol lo strato superficiale del combustibile e si darà vita alla fiamma. A questo punto il cippato (o altro materiale scelto) inizierà a produrre gas. I passaggi successivi potrebbero essere così riassunti:
- Si crea una crosta superficiale, di modo che i materiali sottostanti si scaldino senza prendere fuoco;
- Nei materiali combustibili, grazie alla temperatura alta, si innesca il processo di gassificazione (senza fiamma);
- Il combustibile sottoposto a queste temperature rilascia gas, che sale verso l’alto;
- Il gas, salendo, incontra l’ossigeno che entra da appositi fori e alimenta la fiamma;
- Quando la stufa si spegne, la stufa ad accumulo continua a diffondere calore;
- Il calore accumulato si diffonde per circa 8 ore dallo spegnimento della fiamma.
Efficienza, resa e costi di una stufa pirolitica
Per riscaldare un ambiente di 30 metri quadrati per 8-10 ore sono necessari all’incirca 3,4 chili di carburante. Per quel che concerne i costi, sono molto variabili a seconda del livello di personalizzazione della stufa scelta. Una stufa ad accumulo pirolitica realizzata artigianalmente, progettata e montata sul posto, completa di tutte le fasi di lavorazione può costare diverse migliaia di euro. Ad esempio, una stufa per cucinare che scalda 30 metri quadrati, costa in media 4500-6000 euro.
In linea di massima, i prezzi di una stufa pirolitica potrebbero essere distinti in tre categorie:
- stufa fatta su misura, un pezzo unico con progetto personalizzato rispetto a chi commissiona il lavoro (4500-6000 euro)
- stufa con modello standardizzato, più semplice nella sua elaborazione (3000-3500 euro)
- stufa auto costruita: si paga solo il costo del progetto e del materiale
I vantaggi per l’ambiente della stufa pirolitica
Se si opera un paragone con le tradizionali stufe a legna, benché anche con la stufa a pirolisi si brucia del materiale legnoso creando dei residui, essi sono davvero minimi. Per poter dare una stima quantitativa dei residui ottenuti si dovrebbe tener conto di diversi fattori, quali tipo di stufa e di carburante. Ma in linea di massima, il processo di gassificazione, che consuma praticamente tutte le sostanze della legna, alla fine del ciclo rilascia soltanto una piccola quantità di cenere minerale. Riguardo ai fumi che vengono rilasciati nell’aria, se si osserva il camino di uscita, si nota come la stufa a pirolisi non produce alcun fumo e nessun odore. Inoltre, la resa della legna è molto alta poiché la fiamma non si raffredda e riesce a lavorare con una combustione completa. Si potrebbe dire che la stufa pirolitica è una soluzione ecologica sotto diversi punti di vista. Cosa la rende davvero ecosostenibile?
- In primo luogo, non emette fumi e trattiene le emissioni di CO2, evitando di influire sull’inquinamento atmosferico.
- non necessitando di elettricità, non richiede consumi di combustibili;
- se si opta per la costruzione di una stufa pirolitica fai-da-te, possono essere riutilizzati materiali di seconda mano;
- può essere utilizzata anche per cucinare e in questo caso, utilizzando la gassificazione anziché la combustione, i cibi cucinati non assorbono i fumi tossici che sono deleteri per la salute;
- in ultimo, le biomasse utilizzate per produrre calore vengono sottoposte ad un processo di “carbonificazione”, cioè vengono completamente bruciate per produrre il gas utile al riscaldamento e ciò che ne rimane è un carbone vegetale che può essere usato come fertilizzante.
Avendo già accennato, invece, ai vantaggi in termini di resa ed efficienza, potremmo così sintetizzare le ragioni “pro-stufa pirolitica”.
In primo luogo, il rilascio graduale di calore è estremamente vantaggioso. Alta efficienza, bassi consumi e ridotto impatto ambientale sono tutte valide ragioni per dire sì alla stufa pirolitica. Tra i buoni motivi per scegliere una stufa pirolitica si trova anche la sua semplicità di utilizzo: l’installazione di questa stufa è, infatti, davvero molto semplice e non richiede grandi lavori di manutenzione. Parliamo poi della sicurezza: non necessitando di alcun collegamento all’energia elettrica e neanche di una canna fumaria, questo tipo di stufa può certamente essere considerata più sicura di altre opzioni.
Gli svantaggi della stufa pirolitica
Se dal punto di vista ambientale non si osservano svantaggi, è anche vero che ciò che porta più comunemente al desistere dall’acquisto è l’alto costo di queste tipologie di stufe. Come accennato, infatti, i costi sono elevati, specie per soluzioni che siano personalizzate. Avendo poi preso poco piede sul mercato, un ulteriore svantaggio della stufa pirolotica riguarda la loro disponibilità solo nella versione per esterno, oppure nei formati utili da campeggio. I modelli da interno sono ancora pochi e per questo più costosi.