Foodinsider ha presentato il 7° Rating sulla qualità delle mense scolastiche: Parma, Fano e Cremona sul podio nella classifica dei menù scolastici più sani e sostenibili. Migliora la qualità percepita ma gli scarti sono ancora un problema
La pasta in bianco è diventato il nuovo comfort food dei bambini. E non piace solo a loro ma anche a cuochi (è semplice ed economica ed ha successo) e ai genitori (sono certi che soddisfa il palato dei propri figli) ma rischia di incentivare cattive abitudini alimentari. Oggi Foodinsider ha presentato il 7° Rating sulla qualità delle mense scolastiche, una classifica (ma non solo) sui men scolastici di 55 scuole sparse in tutta Italia. I più fortunati sono i bambini di Parma e Fano seguiti da quelli di Cremona, Rimini, Jesi, Bergamo, Trento, Ancona, Sesto Fiorentino, Perugia, Bolzano, Roma, Bologna, Aosta, Mantova (la classifica di tutti i comuni sarà resa nota dopo le prossime elezioni amministrative). “Più che una classifica, il Rating vuole essere uno stimolo a migliorare per tutte le amministrazioni” ha detto in apertura di conferenza stampa la presidente di FoodInsider, Claudia Paltrinieri. E, in effetti, guardando i nuovi dati emergono almeno tre comuni dove si è verificato un salto di qualità rispetto allo scorso anno. Aosta ha quasi raddoppiato il suo punteggio da 78 a 138; a Roma il nuovo bando di gara ha puntato tutto sulla qualità e l’equilibrio delle diete contribuendo ad un miglioramento delle mense cittadine da 100 a 143 punti e, infine, Lecce dove i nuovi menù sono un elogio alla migliore dieta mediterranea e alla tradizione culinaria locale: pizzi leccesi, ciceri e trie, sartù di riso, orecchiette con cime di rape, schiacciatine di verdure, patata americana.
Come sono state valutate le mense
I menù delle mense scolastiche sono stati valutati sotto diversi aspetti: l’equilibrio delle diete alla luce delle indicazioni Oms e Iarc, la qualità degli stessi, l’impatto ambientale e la trasparenza intesa come la chiarezza o meno dell’indicazione degli ingredienti usati (bio, locali, a km zero, freschi, surgelati): molto spesso, infatti, è impossibile comprenderne fino in fondo la natura perché non indicata chiaramente nel menù.
L’impatto ambientale della mensa
Tra gli indicatori valutati per misurare l’impatto ambientale dei menù scolastici, il Rating tiene conto dell’eliminazione dei piatti a più alto impatto ambientale, l’eliminazione/riduzione della carne rossa o degli alimenti processati; l’aumento dell’offerta di piatti a base di legumi. Per fare qualche esempio, tra i comuni virtuosi ci sono Bolzano che ha eliminato le monoporzioni di yogurt o Ancona che ha detto basta ai bastoncini di pesce e Sesto fiorentino che ha introdotto nei menù scolastici piatti a base di legumi tutte le settimane.
I menù scolastici? Piacciono poco
Il dato drammatico – per dirla con le parole della presidente – è l’aumento degli scarti: il 47% dei bambini mangia meno della metà del pasto, contro il 37% del 2020/21). “Uno scarto così importante di cibo merita che il problema si affronti nella sua complessità: educazione dei bambini e delle famiglie, porzioni eccessive, qualità delle materie prime, capacità dei cuochi.
Qualsiasi sia la causa si deve partire dal monitoraggio, e questa è una richiesta che arriva da tutta l’utenza” afferma la Paltrinieri. Emblematico il video apparso sulla pagina Facebook del comune di Firenze dove un bambino a colloquio con il sindaco come prima domanda gli chiede: “Puoi cambiare i menù della scuola? Non mangia nessuno”.
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