Via libera al latte in polvere per produrre formaggi. La Ue “apre” alla possibilità di utilizzare materia prima concentrata o ricostituita nelle produzioni lattiero-casearie anche se, stamane in una nota, la Commissione precisa di essere ancora “in attesa di una risposta da parte delle autorità italiane” e che l’indagine avviata non riguarda “tutti i prodotti italiani protetti dagli schemi di qualità europei (Igp, Dop, Stg), tra cui per esempio la mozzarella Dop, dal momento che la politica europea sulla qualità dei prodotti fornisce una specifica normativa per la loro produzione”.
Di diverso avviso la Coldiretti che attraverso il presidente Roberto Moncalvo attacca quella che a tutti gli effetti sembra una pre-procedura di infrazione contro la legislazione italiana che vieta, con la legge 138 del 1974, l’uso di latte in polvere nella lavorazione di formaggi, yogurt e latte alimentare: “Siamo di fronte all’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori”.
L’industria in agguato
Dopo il vino senza uva e alla cioccolata priva di cacao, il rischio paventato dagli allevatori italiani è quello di sdoganare anche i formaggi senza latte. Il tutto nasce dalla presentazione a maggio da parte di una “sezione dell’industria caseraria italiana” di un reclamo alla Commissione europea nel quale si lamenta “una penalizzazione da parte della legislazione italiana” in quanto vieta l’impiego di latte in polvere o ricostituito per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare.
Il 28 maggio scorso il segretariato generale della Commissione europea scrive al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni prospettando l’ipotesi che la legge 138/1974 rappresenti una “restrizione alla libera circolazione delle merci” e chiede all’Italia di rispondere a quella che è a tutti gli effetti una messa in mora della legislazione italiana in materia.
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Il commissario Hogan: “Istituite un’etichettatura volontaria”
Una posizione ribadita oggi alla Camera dal commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan in audizione oggi, martedì 30 giugno, alla commissione Agricoltura di Montecitorio: Hogan, a quanto si apprende, ha sollecitato il governo italiano a fornire una risposta alla Commissione e avrebbe aperto a un sistema di “etichettatura volontaria” per poter segnalare chi utilizza il latte fresco al posto di quello in polvere. Nel frattempo 50 parlamentari di maggioranza hanno presentato una mozione in aula per chiedere al governo di impegnarsi nella difesa della legge 138/1974 nei confronti di Bruxelles.
Mongiello (Pd): “La tracciabilità del latte fresco è una garanzia per i consumatori”
Colomba Mongiello, deputata del Pd e prima firmataria della mozione, chiarisce l’intento dell’iniziativa: “Il governo deve chiarire la normativa italiana alla Ue spiegando che la 138/1974 è una legge complessiva, lungimirante che tutela i consumatori e il made in Italy. A chi sostiene che da un punto di vista igienico-sanitario produrre latticini con materia prima in polvere non cambia nulla, ricordo che il latte in polvere non si sa da dove viene mentre la filiera del fresco italiano è sottoposto a tracciabilità e rappresenta più di una garanzia per i consumatori”.
“Senza latte una mozzarella su quattro”
L’allarme per il made in Italy intanto resta alto. Basta considerare che già oggi, denuncia la Coldiretti, una mozzarella su quattro in vendita in Italia è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea. Senza considerare che nell’Unione europea è permessa la vendita di imitazioni low cost importate dall’estero del Parmigiano reggiano e del Grana padano senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori.
“Quasi la metà della spesa – continua in una nota la Coldiretti – è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte”.