Nelle stesse urne in cui hanno votato per il nuovo presidente degli Stati Uniti, gli elettori di alcuni stati americani si sono espressi a favore della legalizzazione della cannabis. Sono California, Massachusetts e Nevada ad aver votato a favore dell’uso ricreativo libero della marijuana, mentre in Florida e Arkansas gli elettori si sono espressi a favore dell’uso terapeutico dei cannabinoidi, molto efficaci per la terapia del dolore per malattie come la Sla, il cancro, la distrofia muscolare e l’epilessia.
Fino a sei piante a testa
In California, che si aggiunge ad Alaska, Colorado, Oregon, Stato di Washington e Washington D.C., Stati che già hanno legalizzato la marijuana, la cannabis rimane proibita ai minori di 21 anni, come l’alcool, e non sarà possibile fumare spinelli in gran parte degli spazi pubblici. Sarà possibile coltivare fino a sei piante per uso privato, mentre il limite di possesso individuale è di 28 grammi. In cambio lo Stato riceverà enormi entrate sotto forma di tasse dai venditori a cui avrà concesso la licenza: è prevista un’accisa del 15%. Gli esempi già attivi di Stati dove la legalizzazione è già partita hanno presentato un gettito fiscale inaspettato. Nel 2015, il Colorado ha incassato circa 135 milioni di dollari, mentre lo Stato di Washington ne ha incamerati 70.
In Italia ancora indietro
In Italia una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis è stata depositata alla Camera a fine luglio, rimandata in commissione per analizzare i quasi 2000 emendamenti al testo. A fine ottobre, invece, i Radicali hanno depositato le 50 mila firme necessarie per presentare una legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della marijuana, che va in parallelo alla proposta in Parlamento di Manconi-Della Vedova.