Nestlé e lo Stato della California sono ormai ai ferri corti: dopo anni di denunce – cadute nel vuoto – durante le quali il Consiglio statale accusava la multinazionale svizzera di estrarre troppa acqua dal torrente Strawberry Creek, lo Stato è passato dalle parole ai fatto e ha inviato un aut aut alla Nestlè: o riduci le estrazioni o dovrai farne a meno per sempre.
E’ una storia vecchia quella che vede contrapposte, da una parte la Nestlé che etrae l’acqua dal torrente e la imbottiglia con il marchio Arrowhead Water e dall’altro lo stato della California che ogni inverno deve fare i conti con la siccità e la mancanza di acqua potabile. Non solo, c’è anche un problema di giusta remunerazione che, secondo gli ambientalisti, tutto è al di fuori che giusta (ed equa): il giornalista Tom Perkins ha raccontato sul Guardian che nonostante lo Strawberry Creek sorga su un terreno di proprietà dello stato federale, Nestlé non ha pagato “praticamente nulla” per estrarre e imbottigliare acqua: da quando ha rilevato la società Arrowhead Water, nel 1987, che estraeva l’acqua dalle fonti della foresta di San Bernardino fin dalla fine dell’Ottocento, Nestlé ha pagato solo 524 dollari all’anno per rinnovare i permessi.
Le prime inchieste sulle estrazioni di Nestlé risalgono al 2015 e da allora le continue denunce sono rimaste inascoltate ma ora il governo della California sembra fare sul serio: nella lettera, inviata il 23 aprile, il Consiglio statale per il controllo delle risorse idriche ha affermato che “Nestlé ha 20 giorni dal ricevimento di questo avviso” per rispondere. Il processo potrebbe portare a un ordine formale di cessate e desistere e possibili sanzioni pecuniarie, se approvato formalmente dal consiglio di amministrazione. Staremo a vedere che andrà a finire.