Se la sua efficacia verrà confermata, la lampadina Biovitae potrebbe migliorare in modo significativo la salute pubblica e, in particolare, potrebbe aiutare a fermare il diffondersi del Covid-19. Il condizionale è d’obbligo perché ad oggi non c’è ancora uno studio scientifico che dimostra l’efficacia di questa lampada LED: quello pubblicato sulla rivista medRxiv non ha avuto l’ok di un revisore esterno (come cita in apertura lo stesso articolo). Ma andiamo con ordine. Biovitae è una lampadina a LED la cui luca è in grado di sanificare l’ambiente circostante, illuminando gli ambienti, come potrebbe fare una comune lampadina. Viene installata ed alimentata dagli impianti elettrici esistenti, senza bisogno di alcuna modifica, nemmeno al portalampada.
Nessun filtro UV-C
C’è da dire subito che non è una semplice luce battericida al pari di quelle già esistenti e impiegate in ambito sanitario. Il fatto che non si tratta di una luce UV viene specificato dalla stessa azienda e reclamizzato come un vantaggio. Se è vero, infatti, che – come scrive l’Istituto Superiore di Sanità, i raggi UV-C hanno la capacità di modificare il DNA o l’RNA dei microorganismi impedendo loro di riprodursi e quindi di essere dannosi, è anche vero che lo stesso Istituto suggerisce di utilizzare questi raggi in un ambiente pulito e in assenza di persone.
Un buon inizio
In attesa degli studi, noi abbiamo chiesto una consulenza ad un ingegnere elettronico che ha fatto per noi alcuni calcoli matematici sull’intensità di emissione di Biovitae giungendo alla conclusione che servirebbero circa 8.000 ore ottenere la disattivazione del 99,8% dei virus Sars-Cov 2 (e non un’ora come scrivono gli ideatori della lampadina).
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Negli esperimenti condotti nell’articolo di medRxiv, i ricercatori utilizzano un’intensità di 4.7mW/cm2 di radiazione e un’esposizione di 1 ora per ottenere la disattivazione del 99,8% del virus sars-cov-2. Ora prendiamo una stanza molto piccola, 4m2 di superficie del pavimento e 2m di altezza e mettiamo la lampadina Biovitae al suo centro e supponiamo che illumini uniformemente tutta la stanza. La lampadina è da 9W elettrici, quindi la potenza luminosa che emetterà sarà meno della metà di 9W, ma diciamo che tutta la potenza elettrica per magia venga convertita in luce: quindi abbiamo 9W di potenza luminosa emessa dalla lampadina. La banda che ha effetto su virus e batteri secondo gli ideatori di Biovitae è tra i 400 e i 420nm quindi una porzione piccola di banda rispetto a quella emessa dalla lampadina (e di conseguenza anche la potenza in quella porzione di spettro sarà una piccola parte della potenza totale) ma facciamo finta che tutti i 9W di potenza vengano emessi su quella regione di spettro. Quindi abbiamo 9 W di luce “battericida”. La superficie della stanza considerando tutte e 4 le pareti più pavimento e soffitto è di 24m2 (2x2x6 m2) che corrispondono a 240000 cm2. La potenza per cm2 è di 9W/240000cm2 = 0.0000375 W/cm2 che corrispondono a 37.5 μW (microW) che sono circa 8 millesimi dei 4.7mW/cm2 che affermano avere effetto dopo un’ora di esposizione.
La replica dell’azienda
“BIOVITAE è tecnologia brevettata che emette frequenze dello spettro visibile efficaci su batteri e virus. Biovitae è, di fatto, l’unico strumento di sanificazione continua che, mentre illumina come un normale dispositivo LED, riduce la carica microbica negli ambienti, rendendoli più sicuri. Questo perché è totalmente sicura per gli esseri viventi in quanto è totalmente UV free, certificata esente da rischio biologico e flicker free.
L’immissione in commercio è stata effettuata solo dopo numerosi test condotti da soggetti terzi che ne hanno verificato l’efficacia, oltre che sui batteri, anche sui virus, incluso il SARS-VoV-2. I primi test sul Coronavirus sono stati condotti dal Dipartimento scientifico del Policlinico Militare di Roma e i positivi risultati sono stati pubblicati in un articolo in preprint a giugno 2020. Successivamente, tali evidenze scientifiche sono state confermate da altri 3 laboratori indipendenti (i laboratori militari di Germania e Svezia e l’Università La Sapienza di Roma) che hanno partecipato allo studio multicentrico i cui risultati sono in fase di pubblicazione in una rivista in peer review.
Come tutti i test in laboratorio, anche i test su BIOVITAE sono stati condotti in condizioni estreme di contaminazione con quantità di virus migliaia di volte superiori a quelli che si possono trovare nelle peggiori condizioni reali, utilizzando un dispositivo con potenza uguale a quello commercializzato. Le sperimentazioni che hanno portato allo studio pubblicato su MedRxiv, sono state eseguite con tempi di irradiazione a partire da 15 minuti ed hanno evidenziato l’andamento lineare della capacità di abbattimento in proporzione alla popolazione iniziale e alla dose di irradianza spettrale: questo significa che minore è la popolazione microbica iniziale, minore è l’energia richiesta per l’eradicazione e che maggiore è l’energia (anche attraverso l’uso di più dispositivi installati con uno schema tale da consentire la sovrapposizione dei coni di illuminazione e – in conseguenza – del flusso spettrale) minore è il tempo di abbattimento della carica microbica.
I risultati hanno consentito di progettare la lampadina Biovitae in commercio (e anche gli altri dispositivi) dimensionandola in maniera efficace tenendo conto del livello di rischio riscontrabile negli ambienti domestici, con tempi di efficacia abbondantemente al di sotto di quelli utilizzati nei test di laboratorio”.