La strada è indicata: è quella dell’agricoltura sostenibile. Ora bisogna percorrerla. È Greenpeace che invita a puntare tutto sull’unico modello in grado di garantire un giusto sostentamento agli agricoltori e, allo stesso tempo, proteggere la biodiversità e l’ambiente in cui viviamo. Per mettere le cose in chiaro, l’organizzazione ambientalista ha pubblicato, proprio nell’anno di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta”, il documento “Agricoltura sostenibile: sette principi per un nuovo modello che metta al centro le persone”, un manifesto che riassume le priorità in tema di agricoltura sostenibile, descrivendo un sistema di coltivazione innovativo che permette di produrre cibo sano in armonia con la natura. Una vero e propria ricetta alternativa per “Nutrire il pianeta”, garantire la biodiversità e la sicurezza dei consumatori.
Un sistema in crisi
Nel mondo un miliardo di persone soffre la fame, mentre la quantità di cibo prodotta è sufficiente a sfamare tutti gli abitanti della Terra; circa un miliardo di persone è in sovrappeso e il 30% del cibo prodotto viene sprecato: sono queste le incongruenze che devono essere eliminate, ma l’agricoltura industriale non è in grado di assicurare un cambiamento.
L’attuale sistema agricolo, come viene criticato nel documento di Greenpeace, è basato sullo sfruttamento intensivo del terreno e delle risorse, con il risultato di comprometterne qualità e biodiversità; per non dire delle sostanze tossiche che ci circondano e ci avvelenano e dei rifiuti, in continua crescita, che si accumulano intorno a noi. Insomma, il sistema non può più funzionare così com’è. Sono a rischio la nostra salute nostra e quella del pianeta.
Per questo Greenpeace è convinta che l’agricoltura sostenibile sia l’unica soluzione percorribile per il futuro, da mettere in pratica subito, però, altrimenti si rischia di non riuscire più a fermare il processo distruttivo in atto.
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I setti principi
Eccoli, dunque, i sette principi per un’agricoltura sostenibile indicati nel documento, regole alle quali adeguarsi in fretta per invertire la rotta:
- Sovranità alimentare
L’agricoltura sostenibile promuove un mondo dove il controllo sulla filiera alimentare appartiene a chi produce e a chi consuma, e non alle multinazionali.
- Sostegno agli agricoltori e alle comunità rurali
L’agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità rurali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili.
- Produrre e consumare meglio
Per aumentare la disponibilità di cibo a livello mondiale e per migliorare le condizioni di vita delle persone nelle aree più povere, dobbiamo ridurre l’insostenibile spreco di cibo, diminuire il nostro consumo di carne e minimizzare il consumo di suolo per la produzione di agro-energia. Dobbiamo anche riuscire ad aumentare le rese dove è necessario, ma con pratiche sostenibili.
- Biodiversità
Agricoltura sostenibile significa varietà e diversità, dal seme al piatto, passando per l’intero paesaggio agricolo. Significa esaltare i sapori, il significato della nutrizione e la cultura del cibo, migliorando allo stesso tempo l’alimentazione e la salute.
- Suolo sano e acqua pulita
È possibile aumentare la fertilità del suolo senza usare sostanze chimiche. Un’agricoltura sostenibile protegge il suolo anche da fenomeni di erosione, inquinamento e acidificazione. Aumentando la componente organica del terreno dove necessario, è possibile accrescere la capacità di trattenere l’acqua e prevenire il degrado del suolo.
- Un sistema sostenibile di controllo dei parassiti
Un’agricoltura sostenibile permette agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti senza l’impiego di costosi pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l’acqua, gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori.
- Sistemi alimentari resistenti
Un’agricoltura sostenibile crea una maggiore resistenza (resilienza): rafforza la nostra agricoltura e adatta in maniera efficace il sistema di produzione del cibo
in un contesto di cambiamenti climatici e di un’economia in mutamento.