
Da gennaio parte una stretta che riguarda solo i dipendenti pubblici e pensionati: per i redditi superiori a 2.500 euro mensili, nel caso di cartelle fiscali sopra i 5mila euro non pagate, scatterà il congelamento automatico di una quota delle somme dovute, fino al saldo con il Fisco.
Da gennaio parte una stretta che riguarda solo i dipendenti pubblici: Con la Legge di Bilancio 2025 arriva una stretta sul recupero dei crediti: per dipendenti pubblici e pensionati con redditi sopra i 2.500 euro mensili e debiti fiscali oltre i 5.000 euro scatterà il congelamento automatico di una quota delle somme dovute, fino al saldo con il Fisco.
Chi rischia il blocco dal 1° gennaio 2026
La misura era già prevista dalla Legge di Bilancio 2025, ma la sua entrata in vigore è stata rinviata di un anno per consentire l’adeguamento dei sistemi informatici e delle piattaforme di controllo. Finora, l’articolo 48-bis delle disposizioni sulla riscossione delle imposte consentiva alla pubblica amministrazione di sospendere i pagamenti solo alle imprese debitrici verso l’Erario per importi superiori a 5mila euro. Con l’introduzione del nuovo comma 1-bis, la stessa logica viene estesa anche a lavoratori e pensionati pubblici, ampliando in modo significativo il perimetro dei soggetti coinvolti.
Come funziona il blocco automatico
Il meccanismo prevede due passaggi fondamentali. Prima dell’erogazione dello stipendio o della pensione, la Pubblica Amministrazione effettuerà una verifica preventiva sulla posizione fiscale del beneficiario. Se risultano cartelle esattoriali o altri debiti fiscali pari o superiori a 5mila euro, scatterà la seconda fase. In questo caso, una quota della retribuzione o della pensione verrà sospesa e l’importo trattenuto sarà comunicato direttamente all’agente della riscossione, che provvederà al recupero del credito. Restano invece esclusi i lavoratori e i pensionati che si collocano al di sotto della soglia minima, che continueranno a ricevere integralmente quanto dovuto. Il blocco potrà colpire non solo la busta paga ordinaria, ma anche indennità e somme accessorie, comprese quelle riconosciute in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
L’aggiornamento della parte relativa ai pagamenti ai professionisti
Intanto, la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla riformulazione anche della norma sui pagamenti da parte della Pubblica amministrazione ai professionisti.Il presidente dell’organismo, il senatore di FdI Nicola Calandrini, firmatario dell’ultima revisione del testo, ha spiegato che l’intervento precisa innanzitutto che la verifica riguarda esclusivamente le cartelle esattoriali iscritte a ruolo relative a tributi erariali, superando ogni riferimento generico alla “regolarità degli obblighi fiscali” che avrebbe potuto determinare blocchi dei pagamenti, anche in presenza di contenziosi non definiti”. E “modifica l’articolo 48-bis del Dpr n. 602 del 1973″, dunque per le parcelle dei professionisti “il limite dei 5mila euro non trova più applicazione ai fini della verifica: ciò significa che l’accertamento scatta anche per importi inferiori a tale soglia, ma il blocco del pagamento ci sarò solo entro il limite dell’importo effettivamente iscritto a ruolo, consentendo comunque l’erogazione della parte eccedente”. Calandrini ricorda che con la misura rivista “resta ferma la disciplina generale”, secondo cui “per i compensi superiori a 5mila euro, il blocco integrale scatta in ogni caso qualora gli importi iscritti a ruolo siano superiori a 5mila euro. Qualora questi siano inferiori a 5mila euro, invece, il pagamento continua a essere erogato”.









