
I piatti pronti a base di pollo sono finiti nel mirino delle autorità di controllo tedesco, mostrando meno carne del dichiarato e di bassa qualità. Una situazione che preoccupa. E non solo i consumatori tedeschi
Carne tenera, povera di grassi, adatta a ogni dieta: il pollo è il protagonista ideale di tanti piatti pronti sugli scaffali dei supermercati. Ma sappiamo davvero cosa stiamo mangiando quando acquistiamo una zuppa, uno stufato o una bowl che promette “bocconcini di pollo”? A rispondere è un’indagine approfondita condotta in Germania da due enti di controllo ufficiali, il CVUA Freiburg e il CVUA Stuttgart, . I risultati sollevano dubbi sull’etichettatura e sulla trasparenza di molti prodotti.
L’indagine: 19 prodotti, tanti dubbi
I laboratori tedeschi hanno analizzato 19 piatti pronti contenenti pollo, divisi tra:
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vaschette pronte (menù/bowls),
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zuppe e stufati in scatola,
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altri piatti conservati.
L’analisi è stata condotta al microscopio, grazie a sottilissime sezioni del contenuto ottenute con il “microtomo criogenico”. L’obiettivo? Verificare se i pezzetti di carne presenti corrispondessero effettivamente alla descrizione fornita in etichetta.
Il pollo c’è, ma non sempre quello promesso
Buone notizie: in tutti i prodotti era presente carne di pollo. Ma la notizia meno rassicurante è che 11 campioni su 19 presentavano incongruenze tra quanto dichiarato in etichetta e la reale composizione.
I principali problemi riscontrati:
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In 8 prodotti, la carne presentava tracce evidenti di “marinatura liquida”: strutture spugnose e reticolari tra le fibre muscolari, tipiche dell’iniezione di acqua, sale, spezie e additivi seguita da “tumbling” (massaggio meccanico della carne).
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In altri 3 campioni, i pezzetti erano così distrutti da risultare una massa amorfa o finemente tritata, non distinguibile come carne “fibrosa”.
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Solo in 8 casi la carne era conforme alla descrizione: in 5 campioni si trattava di carne magra e povera di tendini, in 3 casi invece era ricca di tendini ma comunque compatibile con la definizione di “carne di pollo” secondo le linee guida tedesche.
Cos’è la marinatura liquida
La cosiddetta “Flüssigwürzung” (marinatura liquida) è una pratica industriale che consente ai produttori di:
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aumentare il contenuto d’acqua nella carne,
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ottenere una consistenza più tenera e succosa,
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migliorare la resa economica (più peso, stesso costo).
Se da un lato il risultato può piacere al consumatore meno attento, dall’altro si tratta di una modifica sostanziale dell’alimento, che va obbligatoriamente indicata in etichetta, secondo le normative UE per evitare pratiche ingannevoli. In ben 7 campioni con carne “marinata”, questa informazione era assente o non sufficientemente evidenziata.
L’etichetta sotto accusa
Molti dei prodotti analizzati riportavano denominazioni vaghe come “pollo” o “bocconcini di pollo” senza ulteriori specifiche. Ma la normativa impone che, in assenza di una denominazione legale precisa, si debba usare una descrizione chiara e onesta. Quando la carne è tritata, marinata o ricostituita, l’informazione non può essere omessa. In caso contrario, siamo di fronte a una pratica commerciale sleale, che può trarre in inganno chi compra.
I risultati
Tipo di prodotto | Campioni analizzati | Campioni con problemi di etichettatura |
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Vaschette / Bowl | 10 | 7 |
Zuppe / Stufati | 6 | 3 |
Altri piatti in scatola | 3 | 2 |
Totale | 19 | 12 (oltre il 60%) |
I dubbi
L’indagine tedesca è un esempio virtuoso di controllo pubblico basato su tecniche scientifiche avanzate, ma solleva interrogativi che valgono anche per il mercato italiano:
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Nei piatti pronti che compriamo ogni giorno quanto pollo vero c’è davvero?
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Quanta acqua e additivi vengono usati per gonfiare la carne?
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Le etichette sono davvero trasparenti o nascondono lavorazioni che il consumatore dovrebbe conoscere?
Più controlli e più trasparenza
Il mercato dei piatti pronti è in costante crescita e si rivolge a un pubblico vasto, spesso alla ricerca di comodità, risparmio e alimentazione veloce. Ma la qualità e la correttezza dell’informazione devono restare priorità. È inaccettabile che su prodotti industriali a base di pollo si possano fare affermazioni vaghe o addirittura scorrette. I consumatori hanno diritto di sapere cosa stanno mangiando davvero.
Noi de Il Salvagente chiediamo:
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obbligo chiaro di indicare la marinatura liquida sulle confezioni;
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più controlli istologici, anche in Italia;
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e la fine di ogni ambiguità nelle etichette dei prodotti convenience.
Perché la trasparenza – anche nel pollo – non deve essere un optional.