
Un’indagine della Direzione generale per la concorrenza e la repressione delle frodi francese (DGCCRF) rivela l’altra faccia dei prodotti gourmet: un mercato contaminato da frodi, raggiri, etichette false e qualità tradita.
Una bottiglia d’olio extravergine “selezione rara”, un miele artigianale “di produzione propria”, una pralina nobile con cacao “di origine” e un piatto al tartufo profumatissimo. In apparenza, la quintessenza del gusto e della qualità. In realtà, una giungla di frodi, omissioni e inganni. A svelare quanto siano diffusi questi comportamenti truffaldini tra i prodotti alimentari di fascia alta è un’indagine della DGCCRF, l’autorità francese equivalente alla nostra Antitrust, che ha controllato 1.200 produttori, commercianti e ristoratori. E i risultati, pubblicati all’inizio di luglio, fanno rabbrividire: l’80% degli oli d’oliva, il 60% dei piatti al tartufo e oltre il 40% dei mieli analizzati erano irregolari.
L’olio “extra” solo sull’etichetta
Tra i 139 campioni di oli (di oliva, argan e semi di zucca) prelevati, la DGCCRF ha scoperto che l’80% non era conforme. In molti casi si trattava di oli venduti come “vergine extra” che non rispettavano i requisiti chimico-organolettici previsti dalla normativa europea. Ma le violazioni andavano ben oltre: un terzo delle aziende era in infrazione per etichettatura ingannevole, con diciture abusive sull’origine, miscele non dichiarate e assenza di informazioni obbligatorie.
Il caso più eclatante? Un grossista che, in un colpo solo, usurpava un marchio italiano, truccava la qualità dell’olio e applicava illegalmente il logo biologico.
Tartufo, l’oro nero… made in China
Non va meglio per i funghi di pregio. Il 50% dei commercianti e il 60% dei ristoratori francesi sottoposti a controllo proponevano piatti o prodotti contenenti aromi artificiali non dichiarati, varietà economiche spacciate per tartufo nero pregiato o, peggio, piatti “al tartufo” che di tartufo non avevano nemmeno una scaglia. La DGCCRF ha denunciato anche la prassi diffusa tra alcuni ristoratori di acquistare tartufi da privati che li importano sottobanco dalla Cina (la varietà Tuber sinensis, molto simile visivamente alla melanosporum, ma senza paragoni sul piano aromatico), rivendendoli come locali.
Miele: troppo dolce per essere vero
I controlli hanno evidenziato irregolarità nel 42% di mieli e prodotti dell’alveare analizzati. Le violazioni più gravi? Origine geografica e botanica falsata, accuse terapeutiche illegittime (come “combatte l’acne”) e tenori zuccherini incompatibili con la denominazione in etichetta. Alcuni apicoltori, inoltre, acquistavano miele all’ingrosso rivendendolo come propria produzione, ingannando così i consumatori attenti alla filiera corta.
Cioccolato e dolciumi: allergeni omessi, cacao inventato
Anche nel mondo delle leccornie le frodi non mancano. Più della metà dei professionisti del settore dolciario controllati presentava irregolarità nelle etichette o nella composizione. Tra queste: denominazioni fantasiose, assenza della lista degli allergeni, percentuali di cacao o zucchero errate, additivi non dichiarati e, in alcuni casi, l’utilizzo di coloranti vietati.
Caffè, tè e spezie: l’inganno dell’origine
Nel comparto delle spezie e bevande calde, il 38% dei venditori ha violato le norme. Alcuni indicavano origini protette o denominazioni geografiche (come IGP Vaniglia dell’Île de la Réunion o IGP Caffè di Colombia) senza rispettare i disciplinari, mentre altri attribuivano ai prodotti proprietà salutistiche proibite, come “stimolante del sistema immunitario” o “buono per il cuore”.
Cofanetti (poco) gastronomici online
Nemmeno gli acquisti online sono immuni da sorprese. Dei 33 operatori che vendono cofanetti gastronomici via web, ben 20 risultano in violazione delle norme europee: prezzi poco trasparenti, benefici per la salute non autorizzati, informazioni ingannevoli su qualità e servizi, abbonamenti poco chiari, assenza del diritto di recesso o dell’informazione sull’iscrizione al registro anti-telemarketing (Bloctel).
Il bilancio: 584 procedimenti avviati
L’indagine della DGCCRF ha portato a 584 provvedimenti ufficiali:
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8 verbali amministrativi;
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34 verbali penali;
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180 ingiunzioni a regolarizzare;
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360 avvertimenti;
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2 ordinanze di ritiro dal mercato.
Prezzi alti, frodi elaborate
Quella che emerge dal rapporto francese è una fotografia preoccupante di un settore che gioca sulla fiducia e sulla percezione di qualità. E, purtroppo, molti dei fenomeni descritti – etichette truffaldine, origine mascherata, marketing finto salutista – non sono affatto estranei al mercato italiano, come Il Salvagente documenta da anni. Mentre i consumatori pagano prezzi premium convinti di acquistare eccellenze, il rischio concreto è di finire con un prodotto mediocre, se non addirittura ingannevole.