Booking mette nei guai i proprietari: che fine ha fatto la cedolare secca?

Sono tante le testimonianze, arrivate in redazione e lasciate anche sulla pagina del portale di prenotazione online, che denunciano la mancata ricezione della certificazione unica che attesta il versamento della cedolare secca da parte di Booking per conto degli utenti. Che rischiano di pagare due volte.

Cosa sta facendo Booking con la cedolare secca degli host privati? La domanda ci sorge più che spontanea a fronte di alcune testimonianze, che abbiamo ricevuto in redazione, di utenti che mettono in affitto il proprio appartamento tramite un account Booking, o ne gestiscono uno per conto di altri, e che alla data di oggi non hanno ancora ricevuto la certificazione unica che attesta il versamento da parte di Booking della cedolare secca per le locazioni effettuate nel 2024.

Facciamo un passo indietro

Da gennaio 2024, grazie all’accordo raggiunto con l’Agenzia delle entrate, le piattaforme di prenotazione online, tra cui Booking e Airbnb, sono diventate sostituti d’imposta con l’obbligo di trattenere e versare la cedolare. La misura era prevista nella legge di Bilancio 2024 che è intervenuta sulle locazioni brevi introducendo anche l’obbligo per le strutture di richiedere il CIN, Codice Identificativo Nazionale.
Da quel momento Booking ha richiesto ai suoi utenti l’autorizzazione a trattenere il 21% dei guadagni (pari all’importo della cedolare secca) impegnandosi a versarlo direttamente all’Agenzia delle entrate a nome del proprietario della struttura.
Come scrive Booking stesso sulla pagina dedicata alle informazioni per gli utenti, “la normativa italiana in materia di affitti brevi ci impone di trattenere le imposte sul reddito nella misura del 21%, da alcuni partner in Italia, per soggiorni con durata massima di 30 giorni. Ogni mese poi versiamo per te queste imposte all’Agenzia delle Entrate. Ti forniremo una certificazione annuale con l’importo totale che abbiamo trattenuto e versato per tuo conto. Le certificazioni vengono inviate ogni anno entro fine marzo”.
Tuttavia Booking chiude precisando: “Con questo documento potrai ottenere un credito d’imposta in fase di dichiarazione dei redditi. Ricorda che rimani sempre tu responsabile dei tuoi obblighi fiscali relativi ai redditi che percepisci”.

Nessuna certificazione unica e rischio di pagare le tasse due volte

E, infatti, molti cittadini, in fase di dichiarazione dei redditi, si stanno rendendo conto di non aver ricevuto alcuna certificazione unica da parte di Booking e di non trovarne traccia neanche nel proprio cassetto fiscale (mentre invece Airbnb le ha mandate).
Diverse sono le testimonianza lasciate dagli utenti sulla pagina stessa del portale Booking.com. C’è chi scrive: “ad oggi 15 giugno 2025 per una struttura non ho ricevuto ancora la certificazione unica, mentre per l’altra me l’hanno mandata con nominativo sbagliato”. Un altro denuncia: “Certificazione non arrivata, sul cassetto fiscale non è presente e al call center, oltre attesa infinita non sanno cosa rispondere. Booking osceno!” E ancora: “Non so dove sbattere la testa. Booking non mi ha trattenuto quasi 6000 euro di ritenute per il 2024 e ha iniziato a prenderseli da febbraio dai miei compensi, per cui ho continuato a lavorare senza guadagnare”. C’è anche un commercialista che scrive: “Buongiorno, al mio cliente non risulta il pagamento della cedolare secca, già versata a Booking, il commercialista mi ha detto che non risulta nel cassetto fiscale e quindi rischiamo di dover pagare nuovamente la cedolare”.
In alcuni casi Booking dà la colpa a un errore nella dicitura del CIN collegato alla struttura, ma si tratta di una scusa perché comunque la cedolare secca è un’imposta legata al codice fiscale del proprietario dell’appartamento.
C’è chi azzarda una soluzione: “Mi sembra che stiamo avendo tutti lo stesso problema, credo che l’unica soluzione sia far presente il problema all’Agenzia delle entrate. Quando vedrà i reclami che ci sono, spero si renderanno conto della situazione”.
Anche perché ottenere una risposta da parte di Booking non è per niente facile e le attese al call center dell’assistenza sono interminabili. Senza contare il fatto che è quasi impossibile parlare con un operatore di lingua italiana e questo rappresenta un ostacolo non da poco nella comprensione di una criticità che si inserisce nel quadro normativo specifico del nostro paese.
Le segnalazioni, ci sembra di capire, sono diverse e anche i commercialisti non sanno che pesci prendere e stanno consigliando ai loro assistiti di contattare Booking per cercare di farsi mandare la certificazione fiscale, o quanto meno per avere una risposta.
Il rischio, a questo punto reale per molti utenti, è quello di dover pagare la cedolare secca per una seconda volta.