Chirurgia estetica, i consigli dell’esperto per evitare dottori e ambulatori improvvisati

chirurgia estetica

Dopo la morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, durante un intervento di liposuzione a Roma, i controlli a tappeto in tutta Italia hanno portato alla chiusura di 14 strutture di medicina e chirurgia estetica. I consigli di Roberto Bracaglia presidente dell’Associazione italiana chirurgia plastica estetica per evitare centri e dottori improvvisati

 

Dopo la morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, durante un intervento di liposuzione a Roma, i controlli a tappeto dei carabinieri dei Nas in tutta Italia hanno portato alla chiusura di 14 strutture di medicina e chirurgia estetica. I consigli di Roberto Bracaglia presidente dell’Associazione italiana chirurgia plastica estetica (Aicpe) per evitare centri e dottori improvvisati.

Professor Bracaglia, come fa una persona a scegliere una struttura per un intervento estetico senza rischiare di finire nelle mani sbagliate?
Allora, questa è una domanda molto importante. Vorrei prima di tutto sottolineare un concetto: medicina estetica e chirurgia estetica non sono la stessa cosa. Da fuori sembrano un unico mondo, ma c’è una differenza profonda. La medicina estetica non è invasiva: si limita a infiltrazioni, fili, tossina botulinica e simili. La chirurgia estetica invece significa bisturi, quindi serve essere chirurghi, perché implica anestesia, conoscenza dell’anatomia, procedure di sepsi e antisepsi per prevenire infezioni. Ma oltre alle capacità del chirurgo, serve anche una struttura adeguata: quanto più è organizzata, tanto più riesce a gestire eventuali complicazioni. Se invece è minimale, anche un piccolo problema può diventare enorme.

Quando parliamo di struttura, per esempio se voglio fare un intervento come una rinoplastica o una liposuzione, che figure devono esserci per interventi chirurgici di questo tipo?
La legge prevede una varietà di situazioni, perché purtroppo ogni regione italiana legifera in modo diverso da quella vicina. Quindi non esiste una regola unica che valga in tutta Italia.

Non ci sono regole uguali tra una regione e l’altra?
Esatto, a livello privato è così. Nel pubblico le regole sono più omogenee, ma nel privato le autorizzazioni sono date dai singoli organi regionali, in base alle leggi locali. In alcune regioni si possono fare interventi maggiori con anestesia generale, in altre no: lì sono ammessi solo trattamenti con sedazione leggera, mantenendo la coscienza.

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Parliamo quindi di cliniche private?
Ecco, qui c’è tanta confusione. Si parla di “cliniche”, ma spesso si tratta di semplici appartamenti. Una clinica vera ha un impegno economico enorme: letti di degenza, attrezzature radiologiche, sale operatorie attrezzate per chirurgia maggiore. Spesso si tratta in realtà di studi privati.

A volte si usa la parola “ambulatori”.
Esatto, più corretto. Si tratta o di studi medici o di ambulatori chirurgici, strutture gestite da uno o pochi chirurghi.

Le regole diverse tra regioni valgono per gli studi medici, le cliniche o entrambe?Parlo degli studi medici che hanno un’autorizzazione per fare chirurgia. Per esempio, una sala operatoria dove si fa chirurgia di media importanza deve avere l’aria filtrata per eliminare germi, pollini, polveri. Ci vogliono tot ricambi d’aria all’ora, pareti e pavimenti devono seguire norme precise. Le strutture più complesse ricevono autorizzazioni preventive e controlli periodici. Ma se si tratta di un piccolo intervento come togliere un neo, è chirurgia minore.

E una rinoplastica invece? È già una cosa più complessa.
Sì, la rinoplastica comporta la modifica di strutture cartilaginee e ossee. Il naso non è un elemento unico: ci sono cartilagini articolate tra loro, collegate all’osso. Devono essere isolate, modificate, eventualmente si interviene sul setto nasale. Tutto va ricomposto sotto la pelle, con grande precisione. Serve anche una sedazione, perché il paziente deve essere fermo. È un intervento delicato, che richiede mani esperte.

Questo tipo di intervento si può fare in uno studio privato, deve essere fatto almeno in una clinica, o cambia da regione a regione?
Cambia da regione a regione, in base alle autorizzazioni previste. Esistono ambulatori chirurgici semplici, dove si possono fare solo anestesie locali, e altri più complessi, dotati anche di strumenti per la rianimazione e autorizzati a sedazioni o anestesie generali in alcune regioni. Poi ci sono le cliniche, strutture paragonabili a ospedali per attrezzature e organizzazione.

A prescindere da cosa dice la legge, in base alla sua esperienza: per una persona che vuole fare una liposuzione, che personale o attrezzature ci devono essere per stare tranquilli?
La parola “liposuzione” è molto ampia: può significare togliere 100 grammi di grasso da una coscia o fare un intervento esteso. Ma col grasso viene via anche sangue. Se si toglie molto grasso, si può arrivare ad anemia o shock, specialmente se viene leso un vaso sanguigno importante. Quindi dipende da quanto uno vuole togliere.

Nel caso di una liposuzione importante, oltre al chirurgo, chi deve esserci in sala operatoria? L’anestesista?
Sì, l’anestesista, che deve essere un anestesista rianimatore. Ma prima ancora bisogna fare esami pre-operatori: coagulazione, funzionalità epatica, parametri vitali, cuore. Serve correlare il programma operatorio con l’impegno per il paziente e l’età: operare un ventenne è diverso da un quarantenne o un sessantenne.

Se vedo una pubblicità di uno che si definisce esperto in chirurgia estetica, ma non mi chiede esami pre-operatori, test cardiaci ecc., questa può essere una spia di superficialità?
Esatto. Se l’intervento non è banale, bisogna fare controlli. Anche una liposuzione, che sembra semplice, può essere rischiosa se il paziente ha problemi di coagulazione: può causare ematomi, abbassamento della pressione, collasso o shock. La nostra è una chirurgia che dovrebbe avere rischi quasi zero, perché è elettiva. Non come un intervento d’urgenza dopo un incidente, dove si interviene subito. Qui invece si deve fare solo quando è tutto sotto controllo, il programma chiaro, il paziente idoneo. Anche persone con patologie, per esempio cardiopatiche, possono essere operate, ma devono essere studiate e preparate prima.

È il dottore che deve indicare quali esami fare, perché magari ci sono dati che al paziente non sembrano importanti ma che per il medico lo sono.
Esatto. Ci sono precauzioni da rispettare: non mangiare per tot ore prima, non fumare almeno 15 giorni prima per interventi come lifting o mastoplastica, perché il fumo causa vasocostrizione e può danneggiare i tessuti. Bisogna evitare alcuni farmaci, per esempio l’aspirina, un farmaco meraviglioso, che però è uno dei nemici del chirurgo, perché una persona che si è preso un’aspirina il giorno prima, il giorno dopo non coagula il sangue. Significa rischio di ematomi e pure shock.

Come faccio a sapere se un chirurgo ha davvero l’autorizzazione a fare quello che promette?
Purtroppo in Italia c’è una legge del 1950 che permette a qualsiasi medico laureato di eseguire qualsiasi intervento chirurgico. Quindi, tecnicamente, chiunque si laurea in medicina può fare di tutto.
In che senso?
Nel pubblico troverà sempre un medico con una specializzazione in linea con il reparto in cui lavora. Nel privato, invece, no. Un medico può essere ortopedico il lunedì, oculista il martedì, ginecologo il mercoledì, chirurgo plastico il giovedì. Noi stiamo premendo moltissimo perché ci sia quest’obbligo di comprovare le proprie preparazioni per avere l’autorizzazione a fare la chirurgia.

Ma per aprire uno studio di medicina estetica non ho bisogno anche di un’autorizzazione?
L’autorizzazione serve come ambulatorio, non per il medico.

L’ambulatorio dev’essere autorizzato ad operare da chi?
Sì, dalla Asl, che verifica in base alle leggi regionali se l’ambulatorio è a norma oppure no.

Io posso verificare in qualche modo, da privato cittadino, che quell’ambulatorio sia a norma oppure no?
Il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma ha proposto un QR code per sapere a cosa è autorizzato un ambulatorio, ma ad oggi non esiste una lista pubblica.

Sul sito dell’Asl non c’è una lista degli ambulatori autorizzati?
Non credo sia accessibile o utilizzabile, mai sentito che esista.

Però i dottori che sono laureati in medicina, almeno quelli si possono controllare da qualche parte?
Sì, ci sono alcuni parametri da controllare che danno un orientamento. Primo: andare sul sito della Fnomceo (Federazione nazionale ordine dei medici) e cercare il nome del medico, vedere se è specialista e in cosa. Secondo: controllare se è iscritto a una società scientifica, come Aicpe, dove accettiamo solo chi ha un curriculum chirurgico verificato da due probiviri, con due lettere di presentazione da altri soci ordinari.

Quindi è una garanzia, anche se non è obbligatorio far parte di una società come Aicpe.
Bravo. Non è obbligatorio, ma è una forma di garanzia. Chi è nostro socio ordinario è stato valutato da chirurghi come noi. Lo stesso vale per Sicpre, che si occupa anche di chirurgia ricostruttiva.

 E poi c’è la questione del prezzo.
Sì, e qui la situazione è stata aggravata dalla legge del 2023, che ha imposto l’Iva al 22% sulla chirurgia estetica, rendendola anche non detraibile fiscalmente.

Ma da che mondo è mondo, molti professionisti medici fanno pagare in contanti senza ricevuta…
Sì, ma quello è evasione fiscale. Ora però è peggio: il paziente stesso chiede di non avere ricevuta per risparmiare l’Iva. Prima, se il paziente voleva la fattura, il medico era obbligato a farla. Adesso è diventato un accordo tra le parti.

Quindi questa legge ha aggravato un malcostume?
Sì, perché ora chirurgo e paziente hanno un interesse comune ad aggirare le regole.

Si può fare una stima sulla percentuale di risparmio che diventa un campanello d’allarme sulla serietà dello studio?
No, è non è fattibile perché lo stesso chirurgo e chiede delle parcelle che differiscono al paziente all’altro in funzione della complessità, della durata, dei consumi dei materiali. I costi che vediamo sui giornali in questi giorni sono quelli normali per chi lavora in regola, meno quel 22% dell’Iva.

Quindi, da cittadino, non vale la pena rischiare per risparmiare il 20% circa.
Esatto. E poi, se chiude una clinica che ha attrezzature per decine di milioni di euro o centinaia di milioni di euro è un danno stratosferico per gli investitori. Lì ci saranno tutti i controlli che sono sempre fatti allo stato dell’arte. Quanto più si sceglie il livello, i costi sono inferiori e si risparmia su tutto, alla fine si risparmia sulla sicurezza del paziente

Se lei dovesse consigliare come trovare la struttura giusta per un intervento, da dove si parte?
Informandosi su Internet, vedere la la struttura in cui si sta per recare, la complessità, l’organizzazione, quanta gente ci lavora, controllare che ci sia un’anestesista che molte volte non serve, ma se serve indispensabile. Questa è come la ciambella di salvataggio e a bordo di un gommone, quindi non serve mai, ma se serve è meglio averla, può salvare la vita. Controllare che la struttura abbia una sala operatoria che sia tale, che quindi che abbia delle zone filtro perché in sala operatoria non è come la Camera da pranzo in un appartamento. La sala operatoria deve essere sterile. Mai fidarsi quando uno sta facendo qualcosa vestito con gli abiti civili che usa tutti i giorni.

Si può anche chiedere consiglio al medico di base o guardare sul vostro sito?
Certo. Per la chirurgia estetica, meglio controllare sul sito di Aicpe o Sicpre se il medico è socio. È già un buon punto di partenza.

E nel caso in cui non si conosca già un nome? Si può cercare anche per regione sul vostro sito?
Assolutamente sì. Si può vedere chi è iscritto, dove opera e cosa fa.

Secondo lei, ci sono carenze nei controlli delle strutture?
I primi a desiderare che vengano fatti i controlli siamo proprio noi. Ma vede, i controlli andrebbero fatti non nelle strutture che già sappiamo essere delle “macchine da guerra”, armatissime di tutte le tecnologie. Andrebbero fatti, ad esempio, a strutture come quella finito sui giornali in questi giorni, che era stato chiuso 13 anni fa. Andrebbero fatti lì, per controllare che realmente siano chiuse, che vengano smantellate, come si smantellano le villette abusive, oppure adeguate a quanto richiede la normativa. Proprio come si smantellano le villette abusive. Dovrebbe esserci un meccanismo, a mio parere, che monitori le strutture riscontrate come non idonee. Adesso, per esempio, quelle che in questi giorni sono risultate non idonee dovrebbero essere le prime a essere controllate in futuro, ricontrollate, ricontrollate e ancora ricontrollate.