145 risi acquistati negli Stati Uniti: è allarme arsenico

RISO ARSENICO

La denuncia arriva da un’indagine condotta da Healthy Babies Bright Futures su 145 campioni di riso acquistati negli Stati Uniti: il 100% contiene arsenico e l’arborio italiano è tra quelli con i livelli più elevati, come dimostra anche il test di aprile del Salvagente

Il 100% del riso acquistato negli Stati Uniti contiene arsenico. È il quadro che emerge da un’indagine condotta da Healthy Babies Bright Futures (Hbbf) su 145 campioni. Un dato allarmante, se si considera che oltre un quarto dei campioni supera il livello limite stabilito dalla Fda per i cereali di riso destinati ai neonati. Per il riso comune, invece, non è fissato nessun parametro, nonostante sia una delle principali fonti alimentari nella dieta dei bambini piccoli.

I pericoli nascosti nel chicco

Il riso, dietro la sua immagine di alimento salutare e universale, nasconde un pericolo spesso ignorato: la presenza di metalli pesanti. Oltre all’arsenico, in tutti i campioni sono stati rilevati anche cadmio, piombo e mercurio che, come sappiamo, sono associati a gravi rischi per la salute: cancro, danni neurologici, perdita di quoziente intellettivo e problemi comportamentali. L’esposizione è particolarmente pericolosa durante gravidanza e prima infanzia, fasi delicate per lo sviluppo cerebrale.

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Anche il nostro test, effettuato su 12 campioni di riso arborio, ha rilevato la presenza di metalli pesanti sulla varietà tipica delle risaie italiane. La criticità principale emersa dal nostro test, i cui risultati completi si possono leggere sul numero di aprile, è la presenza ricorrente, spesso in concentrazioni che si avvicinano troppo al limite di legge, di arsenico inorganico – un cancerogeno certo per l’uomo come lo classifica la Iarc dell’Oms.
In un caso, il valore medio riscontrato nel riso Carosio Lidlsupera il consentito. L’origine della contaminazione, come ci spiegano gli esperti, è legata alla morfologia dei terreno ma anche all’inquinamento ambientale.

Infatti, come precisa anche Hbbf, il riso, per sua natura, assorbe più arsenico dal suolo rispetto ad altri alimenti. E alcune varietà sono più esposte di altre: i campioni coltivati nel Sud-est degli Stati Uniti e il riso arborio italiano (quello usato per i risotti) mostrano livelli tra i più elevati.
Al contrario, varietà come il riso coltivato in California, il basmati indiano e il jasmine thailandese risultano significativamente meno contaminati.

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Quinoa, orzo e farro più sicuri: contengono il 69% in meno di metalli pesanti

Un’alternativa efficace per ridurre l’esposizione è introdurre nella dieta cereali alternativi come quinoa, orzo e farro che, secondo i test di Hbbf, contengono in media il 69% in meno di metalli pesanti rispetto al riso. Anche il riso istantaneo sembra contenere meno arsenico, ma potrebbe sviluppare forme più tossiche della sostanza a causa dei processi industriali ad alta temperatura.

Tuttavia, per questi altri cereali il prezzo rappresenta una barriera importante perché in media costano 5 volte di più del riso comune, e le varietà più sicure tendono a essere le più care. Inoltre, nuovi dazi statunitensi in arrivo da luglio 2025 potrebbero aumentare ulteriormente i costi di jasmine e basmati importati.

Cosa si può fare a casa

Ci sono semplici strategie che ogni famiglia può adottare, a costo quasi zero. La più efficace? Cuocere il riso come la pasta: bollirlo in abbondante acqua (6–10 tazze per ogni tazza di riso) e scolarlo prima di servirlo può ridurre il contenuto di arsenico fino al 60%. Ancora meglio se si lascia il riso in ammollo per qualche ora prima della cottura.

Tre sono le azioni chiave per ridurre l’esposizione ai metalli pesanti:

  1. cuocere il riso con metodo “pasta”,
  2. alternare con cereali a basso contenuto di metalli,
  3. preferire varietà meno contaminate come California, jasmine tailandese, basmati indiano.

Cosa possono fare le istituzioni

Finora, le uniche misure significative sono state adottate per i cereali infantili. Ma è urgente estendere le tutele al riso in generale. Tre richieste semplici potrebbero fare la differenza:

  • limiti regolatori per arsenico e cadmio nel riso comune,
  • etichette volontarie per prodotti testati e sicuri,
  • obbligo di test e trasparenza, come già avviene in California e Maryland

Senza questi interventi, il rischio per la salute pubblica rimane concreto — e più alto per le comunità che consumano riso ogni giorno, come quelle asiatiche e latine, dove l’esposizione all’arsenico può arrivare fino a 7 volte quella media.

Soluzioni per l’agricoltura e l’industria

Fortunatamente, esistono già metodi promettenti per ridurre i contaminanti nel riso, sia in agricoltura che nella trasformazione industriale — e molti sono già adottabili.
Ad esempio, i produttori possono abbassare significativamente i livelli di arsenico in alimenti a base di riso (come formule per lattanti e snack) precuocendo il riso in acqua corrente rinnovata continuamente, simile al metodo della percolazione.
In alternativa, si può ottenere una riduzione fino all’80% di arsenico e cadmio pre-ammollando il riso in due additivi alimentari comuni: acido citrico e carbonato di calcio.
Sul fronte agricolo, ricerche recenti suggeriscono che pianificare strategicamente i cicli di bagnatura e asciugatura dei campi, insieme a una gestione attenta dell’umidità del suolo, della fertilizzazione e di altri fattori, può aiutare a ridurre sia il cadmio che l’arsenico, contribuendo anche a tagliare le emissioni di gas serra.